TOTOMINISTRI GOVERNO: NODI SU GIUSTIZIA, INFRASTRUTTURE E FAMIGLIA

Come già avvenuto ieri, da Giorgia Meloni giunge smentita delle ricostruzioni fatte in queste ore sul totoministri del Governo e in particolare sulla presenza di diversi nomi “tecnici” nella squadra del Centrodestra in rampa di lancio. «Io sono un po’ incuriosita dalle ricostruzioni che leggo la mattina, forse ci sono poche informazioni e bisogna riempire. Leggo che Meloni è diventata draghiana: io penso che persone normali, che cercano di organizzare una transizione ordinata nel rispetto delle istituzioni, fanno una cosa normale a confrontarsi, non è che diventa che stai a fare un inciucio. Non capisco le ricostruzioni, non è questione di divergenze».



Tanto da Rampelli (FdI) quanto da Lupi (Noi con l’Italia) giunge poi conferma di come, eventualmente, le caselle “tecniche” potrebbero essere accolte solo se in piena condivisione con il programma del Centrodestra: «La guida del governo è politica: non c’è dibattito su possibilità di ministri tecnici o politici. La maggioranza di centrodestra è politica e i ministri sapranno interpretare il programma, si vedrà quali sono le persone più competenti», spiega l’ex Ministro dei Trasporti. In merito agli effettivi “lavori in corso” per il totoministri, sul fronte dei nomi squisitamente politici al Ministero della Famiglia si profila un binomio Lavinia Mennuni (in quota FdI) o Licia Ronzulli (Forza Italia). Per la Giustizia invece dietro alla favorita Bongiorno (Lega) resta viva l’opzione Carlo Nordio (voluto fortemente da Giorgia Meloni), mentre per le Infrastrutture i nomi che circolano al momento dati da “LaRepubblica” sono quelli di Rixi o Rampelli. Infine, dovrebbe spettare alla Lega la casella del Ministero per le Autonomie: in pole Erika Stefani, Roberto Calderoli o lo stesso Salvini. Alla fine del Consiglio Federale della Lega, non emergono nomi specifici per il totoministri ma emerge dalle prime fonti che il Carroccio punterebbe alle caselle di Interno, Infrastrutture, Agricoltura, Giustizia, Lavoro ed Autonomie Regionali.



GOVERNO MELONI, IL TOTOMINISTRI: IL NODO DEI TECNICI

Prosegue la consueta “litania” del totoministri per il nuovo Governo Meloni che si appresta a nascere nei prossimi giorni: indiscrezioni, rumors e poco altro vista l’imposizione voluta della stessa Premier in pectore ai suoi alleati di “scucire” meno nomi possibili per evitare di bruciarne qualcuno destinato a comporre la lista da presentare al Presidente della Repubblica non appena saranno nominati i nuovi Presidenti di Camera e Senato (appuntamento il 13 ottobre con la prima seduta della nuova Legislatura). Prima di gettarci nella mischia del totoministri con le ultime novità sui nomi e il borsino di chi “sale” e chi “scende”, restano due nodi principali da affrontare per il futuro Governo Meloni: la questione dei ministri “tecnici” e il dettaglio-non-dettaglio dei numeri al Senato.



Ieri la Premier in pectore Giorgia Meloni è stata netta, «Sarà un governo di tecnici? Ragazzi, io leggo cose abbastanza surreali sulla stampa, che poi dovrei anche commentare. Consiglio prudenza». Si era infatti diffusa ieri la notizia che nel novero del totoministri addirittura quasi metà squadra potesse essere formata da figure “non politiche”, suscitando la reazione non proprio entusiasta di Lega e Forza Italia. Sebbene Salvini (oggi impegnato nel Consiglio Federale del Carroccio per scegliere la rosa di nomi da presentare alla Meloni, ndr) e Berlusconi abbiano ribadito che non vi sono problemi ad avere in squadra qualche tecnico, sono stati altrettanti netti nel definire la necessità di avere finalmente un Governo politico da “spendere” dopo diverse stagioni di “tecnici” e alleanze trasversali. Si delineano dunque solo poche – ma cruciali – caselle per i tecnici nel totoministri: Finanze, Viminale e forse Salute potrebbero essere occupate da personalità fuori dai partiti, dando invece per il resto piena divisione tra FdI (che visti i risultati delle elezioni avrà più peso nel Consiglio dei Ministri), Lega, Forza Italia e centristi.

TOTOMINISTRI E NUMERI: LA DOPPIA PARTITA DEL SENATO

Mentre il futuro Governo Meloni ragiona sul totoministri, non deve essere dimenticato il duplice “nodo” di Palazzo Madama. Vista infatti la nuova composizione del Parlamento, con “soli” 200 senatori e vista la non amplissima maggioranza al Senato (115 i seggi del Centrodestra) la leader di Fratelli d’Italia vorrebbe tenere per il proprio partito il ruolo di Presidente del Senato in modo da garantire piena solidità e stabilità nella camera dove si decideranno le sorti della maggior parte delle leggi, lasciando invece alla Lega (Giancarlo Giorgetti o Riccardo Molinari i possibili nomi) la direzione della Camera di Montecitorio.

Altro fattore da non sottovalutare nel totoministri è poi la questione di quali figure nominare nel Governo in modo che non siano poi un problema numerico in Aula: ci spieghiamo meglio, con la non solidissima maggioranza a Palazzo Madama, non sarebbe un’idea geniale quale di avere diversi senatori impegnati nei Ministeri in quanto tra riunioni, assemblee, CdM e missioni si avrebbe poi il rischio di far mancare il numero al Senato e andare in difficoltà. Molti infatti dei nomi circolati in questi giorni nel totoministri sono stati eletti senatori, ergo non tutti potranno entrare nel nuovo Governo giocoforza: Salvini, Ronzulli, Pera, Urso, Terzi, Fazzolari, Centinaio, Stefani, Calderoli sono solo alcuni dei nomi già entrati nel totoministri ma tutti quanti già senatori eletti.

TOTOMINISTRI GOVERNO MELONI: LE “CANDIDATURE” NELLE CASELLE CHIAVE

Fatti i dovuti distinguo sui nodi che permangono nella formazione del nuovo Governo Meloni – a cui la leader vincitrice delle Elezioni «sta lavorando alla lista notte e giorno» secondo Ignazio La Russia – addentriamoci nel borsino dei nomi che compongono in queste ore il totoministri del nuovo esecutivo. Sempre secondo l’esperto senatore FdI, Meloni ha in mente un Governo prettamente politico «i tecnici non saranno preponderanti», a riconferma del ragionamento fatto qui sopra sul fronte interno al Centrodestra. Per il ruolo chiave del Ministero dell’Economia si continuano a fare sostanzialmente due nomi, visto che l’attuale n.1 del MEF Daniele Franco ha ribadito la sua contrarietà alla rinomina: Fabio Panetta del board BCE o Maurizio Leo, responsabile economico di FdI. Per l’altrettanto ruolo chiave del Viminale, nel totoministri del Governo Meloni permane il nome di Matteo Salvini (in alternativa il leghista Nicola Molteni), accanto a quello di Antonio Tajani o del prefetto Matteo Piantedosi, che comunque era capo di gabinetto del Viminale al tempo del Governo Conte-1 con Salvini ministro dell’Interno.

Alla Scuola si continua a fare con insistenza il nome di Giuseppe Valditara, senatore in quota Lega, mentre alla Salute il “derby” nel totoministri al momento vede in pole la forzista Licia Ronzulli (in alternativa il ministero della Famiglia) e l’ex direttore dell’Ema Guido Rasi. Nella casella del Ministero degli Esteri, specie se alla Lega venisse concessa la poltrona della Presidenza della Camera, potrebbe a questo punto sedersi il n.2 di Forza Italia Antonio Tajani, già Presidente del Parlamento Europeo e vice presidente del PPE. In alternativa, resta caldo il nome di Elisabetta Belloni, attuale direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza alla Farnesina. Per la Difesa il nome più insistente nel totoministri è quello del meloniano Adolfo Urso (in alternativa Guido Crosetto, fondatore di FdI), mentre al Carroccio verrebbero lasciate le caselle di Agricoltura (Gian Marco Centinaio), Infrastrutture (Edoardo Rixi) e Giustizia, con la leghista Giulia Bongiorno in pole position.