Qualche frenata tra Pd e M5s nella trattativa per il nuovo esecutivo ma prosegue il totonomi ministri Governo Conte-bis. Le due future nuove forze di maggioranza devono assegnare dei Ministeri di peso e uno dei più chiacchierati è quello dell’Economia: negli ultimi giorni si è parlato della possibile conferma di Giovanni Tria, me nelle ultime ore sono salite le quotazioni di Lucrezia Reichlin. Restano in ballo per il Tesoro anche i nomi di Marco Buti e Daniele Franco. Si profila un cambio in casa Movimento 5 Stelle: Stefano Patuanelli alle Infrastrutture e Danilo Toninelli capogruppo grillino al Senato. Da valutare anche il ministero della Giustizia, con Alfonso Bonafede insidiato da Andrea Orlando: il dem, già Guardasigilli nella precedente legislatura, è chiacchierato anche per la poltrona di vice-premier. Infine, a differenza delle indiscrezioni circolate nelle scorse settimane, non è da escludere la conferma della pentastellata Giulia Grillo al ministero della Sanità. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



TOTONOMI MINISTRI GOVERNO CONTE-BIS: ENIGMA DI MAIO

Non sono pochi i retroscena da Palazzo Chigi che riferiscono di come il Premier Giuseppe Conte vorrebbe presentare al più presto la lista dei Ministri del nuovo Governo Pd-M5s anche per avere più chiaro le reali forze in Parlamento e i veri alleati per la rimanente parte della legislatura: totonomi su Ministri e suggestioni sui profili ovviamente continuano anche oggi e sarà così di certo per tutto il weekend fino almeno ai primi giorni della prossima settimana quando la trattativa giallorossa dovrà essere a buon punto e i primi nomi “ufficiosi” usciranno dalle rispettive sedi. Intanto, uno dei nodi che resta apertissimo è quello di Luigi Di Maio: vicepremier, Ministro di peso, Ministro senza portafoglio o passo di lato, non ci sono conferme certe su nessuna di questi casi possibili anche se crescono le possibilità di un doppio vice a Conte, in stile contratto gialloverde. In quel caso il leader M5s rimarrebbe al suo posto con Dario Franceschini altro vicepremier “al posto” di Salvini: se così non fosse allora il M5s pretende il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e come “nuovo Giorgetti” potrebbe esserci Vincenzo Spadafora già protagonista delle trattative Di Maio-Zingaretti con la sua casa romana offerta come terreno fertile per i primi incontri dei leader. Per Di Maio allora la Difesa potrebbe avvicinarsi anche se Elisabetta Trenta viene vista molto bene a Bruxelles (avendo contrastato Salvini nella linea dei porti chiusi sull’immigrazione, ndr): per Gentiloni invece pronta o la poltrona degli Esteri o quella del Commissario Ue, in partita proprio con la stessa Trenta se Di Maio andasse alla Difesa.



TOTONOMI MINISTRI GOVERNO CONTE: LA “LISTA” DI MATTEO RENZI

Per il Miur invece il totonomi si “spreca” in questi giorni con i possibili Ministri che andrebbero comunque assegnati tutti al fronte Pd: Gianni Cuperlo?Anna Ascani? Ettore Rosato? Lia Quartapelle? Voci però vicine al Ministero suggeriscono il nome di Marina Sereni, senatrice dem, che potrebbe rappresentare un profilo “low” ma dall’esperienza giusta per poter succedere al leghista Bussetti. Attenzione poi al ruolo decisivo del Viminale: qui c’è ancora molta incertezza anche tra quale parte dovrà nominarlo, se M5s o ancora dem. Di certo dovrà essere un “anti-Salvini” come ipotesi, dunque Marco Minniti non convincerebbe appieno nessuna delle due parti: si parla di Franco Gabrielli o il prefetto Morcone ma l’impressione è che Conte si terrà fino all’ultimo il dubbio da sciogliere. «Il Governo Pd-M5s andrà avanti cinque anni, fino al 2023. Lo prevede l’ordinaria gestione della cosa pubblica. Che ci arrivi questo governo dipenderà dalla qualità dei ministri che saranno scelti», sono le parole di Matteo Renzi in una intervista odierna al Messaggero. Per il “regista” della crisi di Governo, al Viminale «occorre un professionista della sicurezza e non ex vicepremier (Luigi Di Maio, ndr) che non ha esperienza in questo senso e sarebbe solo il nemico perfetto per Salvini». La “lista” di Renzi (o meglio dei renziani) potrebbe continuare, ma di nomi non ne vengono più fatti a partire da se stesso: «renziani al Governo? Io sono fuori, ma felice di aver spinto per evitare l’aumento dell’Iva e l’isolamento dell’Italia, ma sarò credibile se non otterrò nessuna poltrona per me in cambio».

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