Alcuni nomi prendono quota, mentre altri “perdono terreno”: prosegue il totonomi del Governo Conte-bis, con M5s e Pd al lavoro per individuare i profili del nuovo esecutivo giallorosso. Come vi abbiamo spiegato, il futuro di Luigi Di Maio è tutto da scrivere, così come quello di Giovanni Tria: qualora non venisse riconfermato, sono almeno tre i “contendenti” di Fabrizio Barca per il ministero dell’Economia. Come riporta Sky Sport, i nomi più considerati sono quelli dell’economista Lucrezia Reichlin e dell’ex ragioniere generale di Stato Daniele Franco. Non è da escludere la candidatura del dem Roberto Gualtieri, presidente della Commissione per i problemi economici. Quasi certamente entreranno a fare parte della squadra di Governo due esponenti Pd di spicco come Paola De Micheli, destinata a cogliere l’eredità di Di Maio al Mise, e Andrea Orlando, in ballo per la poltrona di vice-premier e di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Attese novità a stretto giro di posta… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
TOTONOMI MINISTRI CONTE-BIS, DI MAIO DENTRO O FUORI?
Il totonomi sui ministri del prossimo governo M5s-Pd sarà l’argomento principale che il premier incaricato Giuseppe Conte si troverà a fronteggiare a partire dalle prossime ore a Palazzo Chigi. Il nodo principale da sciogliere è quello relativo al ruolo di Luigi Di Maio. Il capo politico M5s ambisce ad un posto da vicepremier, ma dal Pd sono irremovibili su una richiesta di discontinuità che dopo il sì a Conte dovrà comunque riguardare un elemento di rilievo del governo gialloverde. L’identikit è appunto quello di Di Maio che, stando a quanto riferito da “Il Corriere della Sera”, a questo punto potrebbe essere addirittura tentato dalla rinuncia ad un posto nell’esecutivo. Il solo ministero della Difesa potrebbe infatti essere visto dall’elettorato come un forte ridimensionamento del suo peso: basti pensare che nell’esecutivo col Carroccio il capo politico grillino svolgeva il ruolo di vicepremier, ministro del Lavoro e ministro dello Sviluppo Economico. Ecco perché Di Maio potrebbe decidere di chiamarsi fuori, scacciando da una parte l’accusa salviniana di aver formato un governo per le poltrone e garantendosi dall’altra mani libere per bombardare l’esecutivo dall’esterno, qualora le cose non prendessero la piega da lui auspicata…(agg. di Dario D’Angelo)
TOTONOMI MINISTRI: MORCONE ALL’INTERNO?
Con il Premier Conte che sta ricevendo in questi minuti al Colle l’incarico dal Presidente della Repubblica per formare il nuovo Governo, è inevitabile che si alzi ancor di più il “vociare” e i “retroscena” sulla possibile lista di Ministri dem-grillini nel totonomi che impazza ormai da giorni. Secondo le ultime “raccolte di nomi” visti sui diversi analisti politici, all’interno del Partito Democratico si ragiona sul possibile nuovo inquilino del Viminale e la scelta ricadrebbe – in accordo con il M5s – su un profilo del tutto anti-Salvini per cambiare profondamente anche a livello simbolico la linea del Ministro dell’Interno. Per questo motivo si parla dei nomi di Mario Morcone, il prefetto “tecnico” che in passato ha gestito più volte l’emergenza immigratoria e che si è schierato anche in prima persona sul fronte accoglienza contro la linea leghista dei “porti chiusi”. Sull’Istruzione via libera dai grillini per lasciare l’incarico ad un nome dem: si ipotizza oltre a quello di Simona Malpezzi, l’ex segretario Maurizio Martina. Al ministero del Lavoro al posto di Luigi Di Maio potrebbe andare l’ex ministro Graziano Delrio, che in questi giorni ha seguito da vicino i negoziati e che già nel Governo Renzi ha svolto quell’incarico. Nel posto strategico che fu di Giancarlo Giorgetti, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, potrebbe invece essere affidato ad un M5s come Vincenzo Spadafora, uomo già collante tra Pd e 5Stelle avendo ospitato Di Maio e Zingaretti nel primo vero incontro preventivo di questa lunga trattativa giallorossa.
CONTE BIS: I PRIMI TOTONOMI
Mentre sta decollando la trattativa tra Pd-M5s per la formazione del Governo di legislatura e mentre sono in corso ancora le consultazioni da Mattarella che porteranno in serata alla nomina del nuovo Premier incaricato (Giuseppe Conte al 99%, ndr) sono inevitabili i discorsi e le analisi sui possibili totonomi di Ministri del nuovo Governo pronto ad insediarsi a Palazzo Chigi nelle prossime settimane. Diversi i nodi in campo, come del resto già evidenziato nei primi giorni di trattative: prima sul Premier, poi però risolto con la conferma di Conte e il veto “caduto” del Pd, poi quello del vice con Di Maio che pretende di rimanere in sella, con i dem che però non vorrebbero cedere anche su questo. Secondo il Messaggero sarebbero pronti 8 ministri per il Pd e 8 per il M5s, ma sui nomi ovviamente è un gran festival di toto-candidature di ogni tipo: la linea dei retroscena del quotidiano romano vede Andrea Orlando (vicesegretario dem) al posto di Salvini all’Interno, Paolo Gentiloni agli Esteri, Fabrizio Barca (economista vicino al Pd) all’Economia, Delrio al Lavoro. Sul fronte M5s invece, Riccardo Fraccaro alle Riforme, Patuanelli al posto di Toninelli alle Infrastrutture, Luigi Di Maio alla Difesa e Alfonso Bonafede confermato alla Giustizia.
TOTONOMI MINISTRI DEL GOVERNO PD-M5S: IL NODO DI MAIO
Il nodo però resta e non da poco su Luigi Di Maio: lui pretende di fare uno dei due vicepremier – con Dario Franceschini tra i dem come possibile “nuovo Salvini” – ma da Zingaretti sarebbe arrivato un veto incrociato almeno su questo dopo aver accettato Conte e il voto su Rousseau al termine delle consultazioni. Secondo l’Adnkronos infatti Di Maio potrebbe cedere sul fronte vicepremier ma volere a quel punto un dicastero importante: la Difesa è il più quotato ma lì la Trenta potrebbe anche rimanere, mentre sull’Interno il Pd avrebbe risposto “picche”. Per l’agenzia all’Economia dovrebbe andare un tecnico che rassicuri i mercati (si parla di Antonio Misiani o Roberto Gualtieri), mentre per gli Esteri Gentiloni e come commissario europeo Enrico Letta sarebbero i nomi forti del Pd. Tra gli altri totonomi di Ministri rivelati dall’Adnkronos vi sarebbero le “quote renziane” – Ettore Rosato ai Rapporti col Parlamento, Anna Ascani alla Cultura e Simona Malpezzi all’Istruzione – mentre Fraccaro andrebbe alla PA e Giulia Grillo rimarrebbe alla Sanità. Sul fronte “tecnici”, i giallorossi sarebbero tentati da Franco Gabrielli al Ministero dell’Interno (è il capo della polizia), Roberto Cingolani forse al Miur e Raffaele Cantone alla Giustizia o alle Infrastrutture.