PRESIDENTI CAMERA E SENATO: IL TOTONOMI VERSO IL 13 OTTOBRE
Il 13 ottobre si riuniscono per la prima seduta la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica: mentre impazza il totoministri sul Governo Meloni, non è da meno il totonomi attorno ai prossimi Presidenti del Parlamento per la nuova Legislatura. Chi infatti potrà essere nominato al posto di Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati verrà deciso nelle prossime convulse giornate e in parte dipenderà anche da come saranno andate le discussioni in casa Centrodestra sulla lista di Ministri da consegnare al Quirinale non appena Mattarella darà l’incarico a Giorgia Meloni come Premier. L’elezione dei Presidenti di Camera e Senato è il primo vero atto formale di una nuova Legislatura, ancora prima della formazione del Governo, in quanto serve un parlamento in piene funzioni per poter votare la fiducia al nuovo esecutivo).
Il totonomi che gira da giorni vedono in pole position per il ruolo di Presidente della Camera il n.2 della Lega e Ministro uscente del MISE, Giancarlo Giorgetti: l’alternativa resta sempre in casa Lega con Riccardo Molinari, capogruppo a Montecitorio per il Carroccio nella scorsa legislatura. Più remote ma comunque possibili le candidature di Antonio Tajani, n.2 di Forza Italia, qualora non dovesse trovare un ruolo nel nuovo Governo Meloni (alla Difesa o agli Esteri le ipotesi maggiori). Per il Senato invece la volontà di Fratelli d’Italia sarebbe quella di mantenere un saldo controllo visto che sarà il ramo del Parlamento più “caldo” per la risicata maggioranza guadagnata con le Elezioni (115 seggi su 200 senatori complessivi, margine di +15). I nomi che circolano nel toto-Presidenti di queste ore vedono Ignazio La Russa come potenziale prossimo n.1 del Senato: in alternativa anche Guido Crosetto potrebbe essere utile alla causa, altrimenti un nome sempre caldo data la sua onorata esperienza è Roberto Calderoli della Lega o Annamaria Bernini, capogruppo Forza Italia a Palazzo Madama.
TOTONOMI PRESIDENTI PARLAMENTO: POCHE CHANCHES PER OPPOSIZIONE ALLA CAMERA
Rispetto a quanto emerso nei primissimi giorni dopo il voto del 25 settembre, alla Presidenza della Camera sarà difficile vedere una casella offerta all’opposizione (come avvenuto durante alcune delle precedenti Legislature della Repubblica). L’idea originaria di Giorgia Meloni era quella di offrire uno dei rami del Parlamento al Pd o al M5s: il problema è che nel totoministri la complessa spartizione dei Ministeri potrebbe portare ad assegnare il ruolo di prestigio della Camera dei Deputati ad un “big” di Lega o Forza Italia, abbandonando così la tradizione mantenuta per diverse Legislatura nel passato. Nel totonomi per i Presidenti di Camera e Senato va ricordato come un fattore non da poco è quello della tempistica stretta: per avere un governo in funzione e poter iniziare il lavoro della Finanziaria in tempi stretti serve avere un Parlamento al più presto “pronto”. La prima seduta di Camera e Senato è convocata per giovedì 13 ottobre ma già da lunedì i nuovo parlamentari eletti potranno adempire alle incombenze formali e burocratiche per accelerare i tempi.
Rispettando i regolamenti, spetterà alla senatrice a vita Liliana Segre e al vicepresidente uscente di Montecitorio, il renziano Ettore Rosato, presiedere i lavori della prima seduta dei due rami del Parlamento. Con i nuovi numeri introdotti dalla riforma sul taglio dei parlamentari, l’elezione avverrà con cifre diverse dal passato: alla Camera ha luogo voto per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti (267 deputati), dal secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti calcolando anche le schede bianche. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti: il Centrodestra per poter votare un proprio membro dovrebbe dunque attendere il quarto scrutinio quando la sua maggioranza di 201 deputati sarà sufficiente. Al Senato il discorso è invece diverso visto che il nuovo Presidente potrebbe essere già pronto al primo scrutinio: è richiesta la maggioranza assoluta dei voti dei senatori. Se le due votazioni vanno a vuoto però, il giorno successivo si procede con una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti: per tutti questi motivi, dal 14 ottobre potrebbe dunque finire il totonomi e avere invece i nuovi Presidenti del Parlamento con l’iter delle consultazioni al Quirinale che a quel punto potrebbe iniziare immediatamente