TOUR DE FRANCE 2024, DOPING PER POGACAR E VINGEGAARD?

Come in ogni edizione del Tour de France, scatta l’allarme doping. Le grandi impresi dei top della Grande Boucle fanno storcere il naso ad alcuni spettatori e agli addetti ai lavori che gettano dubbi sulle prestazioni di alcuni ciclisti come Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, rispettivamente primo (e quasi vincitore) e secondo della classifica generale.



Questa volta il dubbio sorge per la pratica del rebreathing intensivo ovvero l’assunzione di alcune dosi di monossido di carbonio per alterare quelle che sono le prestazioni e la propria base aerobica nel corso delle varie tappe. A parlarne sarebbe la rivista Escape Collective. 

Di base non si tratta di doping: la WADA non considera questa pratica doping e dunque non ha nulla di illegale, anzi, viene usata da diversi anni per il monitoraggio dei livelli di monossido di carbonio all’interno dei polmoni dei ciclisti, soprattutto durante i periodi di altura.



TOUR DE FRANCE 2024, COS’È IL REBREATHING E PERCHÉ È PERICOLOSO

La domanda allora sorge spontanea: perché c’è l’ombra doping su Pogacar e Vingegaard se la pratica del rebreathing con il monossido di carbonio è considerata legale? Come in ogni caso, esiste un limite tollerato. Il rebreathing intensivo potrebbe facilitare di gran lunga la resistenza dei corridori nel corso dei Grandi Giri nelle gare con altezze significative e dove l’aria è rarefatta.

La rivista Escape Collective ha intervistato i medici delle squadre di Pogacar (UAE Emirates) e di Vingegaard (Visma Lease a Bike) hanno confermato che il rebreathing esiste e viene regolarmente usato grazie ad strumento chiamato Detalo Perfomance che costa la bellezza di 50.000 euro.



Viene smentito invece l’utilizzo della pratica in maniera intensiva. I motivi non sarebbe solamente etici, dato che andrebbe a falsare la sana competizione sportiva, ma anche di salute. Mathieu Heijboer, medico della Visma, ha spiegato: “Inoltre, pensare di inalare un gas letale per aumentare l’emoglobina non ci pare giusto”.

Il monissodo di carbonio, infatti, si lega con maggiore facilità all’emoglobina rispetto all’ossigeno. Dunque in questo modo si ridurrebbe la capacità della persona di assumere ossigeno. L’avvelenamento da monossido di carbonio può dunque portare alla morte oppure causare problemi di salute a vita.