L’aumento della popolazione umana può portare ad un aumento della toxoplasmosi nei gatti, così come quello delle temperature e i cambiamenti continui nelle condizioni meteorologiche. La malattia, che può colpire anche l’essere umano, è causata da un protozoo parassita, il Toxoplasma gondii. Grazie ai cambiamenti climatici, l’inquinamento e l’affollamento, questa può proliferare. A rivelarlo è uno studio dell’Università della California pubblicato su Plos One.
I ricercatori hanno svolto una meta-analisi su 47 studi precedenti prendendo in esame la quantità di parassiti presenti nelle feci dei gatti domestici e selvatici. Dal confronto è emerso che “nelle aree con una maggiore densità di popolazione umana, i gatti hanno più parassiti che causano malattie interspecie”. Anche l’aumento della temperatura media “è stata associata a più spargimento dei patogeni”. Il Toxoplasma gondii può trasmettersi da un animale all’altro tramite l’alimentazione ma si trova anche nelle feci di gatto.
Toxoplasmosi, i sintomi
L’Istituto Superiore di Sanità, come spiega La Stampa, ha spiegato che “nella fase sintomatica la toxoplasmosi si accompagna a un ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa, mal di gola, senso di “ossa rotte”, a volte febbre e ingrossamento di fegato e milza. Esistono poi casi complicati da sintomi gravi, quali l’infiammazione della zona visiva dell’occhio e dell’encefalo, oltre a sintomi attribuibili a una malattia autoimmune. Quest’ultima eventualità è frequente nei malati di Aids o nei soggetti trapiantati, per i quali spesso l’evoluzione è drammatica. Il contagio è ad alto rischio anche nel caso in cui venga contratta in gravidanza: l’infezione può infatti passare al feto attraverso la placenta, provocando in determinate circostanze malformazioni o addirittura l’aborto o la morte in utero”.
Il protozoo è prosperato negli anni, anche se lo studio non ha spiegato come. La ricercatrice Sophie Zhu ha rivelato che “la toxoplasmosi è una malattia che può manifestarsi da lieve a grave negli esseri umani così come in molti animali selvatici o domestici come gatti, pecore, topi, uccelli e lontre marine. La maggior parte della trasmissione è però guidata dai felini, che spargono le oocisti”. Secondo gli studiosi, “i responsabili politici potrebbero maggiormente concentrarsi sulla gestione delle popolazioni di gatti selvatici per aiutare a ridurre la trasmissione”.