La nuova estinzione di massa potrebbe essere dovuta al cibo. Mario Tozzi, scienziato, divulgatore e opinionista, ha spiegato che l’agricoltura massiva non è un bene per il pianeta, anzi, rischia di portare alla scomparsa di molte specie e poi dell’uomo: “Potrebbe non essere questione di clima o di energia, la sesta estinzione di massa sul pianeta Terra, ma di cibo. Intendiamoci. I sapiens sono una specie prepotente e invasiva, l’unica che adatta il mondo alle proprie esigenze invece di adattare sé stessi, per cui difficilmente si estinguerà completamente. Ma entrare in decisa sofferenza e allargare il cuneo sociale che divide i pochissimi benestanti da quelli che sopravvivono appena o crepano di fame, sete e stenti, quello che sembra che ci stia riuscendo benissimo”.



Il tutto è cominciato con l’invenzione dell’agricoltura, che ha portato alla deforestazione, a interi boschi cancellati e alla biodiversità impoverita. A La Stampa, lo scienziato ha proseguito: “Tutto è dipeso dall’invenzione dell’agricoltura, che ha consentito per la prima volta nella storia naturale, a una specie, di uscire dal proprio ecosistema di appartenenza. Da quel momento le relazioni tra i sapiens e gli altri viventi sono totalmente cambiate. Coltivare la terra e non dipendere più dalla raccolta causale ha consentito agli uomini di avere cibo in abbondanza e non obbligare tutti alla caccia e alla vita nomade. Il territorio così si modifica indelebilmente, boschi e foreste vengono cancellati per far posto alle coltivazioni, la biodiversità si impoverisce e il numero degli uomini può solo fatalmente aumentare a dismisura. Tutto utilissimo per la specie Homo sapiens, esiziale per tutti gli altri”.



Mario Tozzi: “Non possiamo trasformare la terra in un orto”

Sulle pagine de La Stampa, Mario Tozzi ha proseguito: “Gli uomini hanno imparato a non dare più alcuna importanza alle praterie e alle paludi, anzi, a ritenerle dannose in quanto sottraggono spazio alle coltivazioni. Il contadino, per definizione, non ha bisogno degli ambienti incolti. Il problema è che, invece, gli uomini nel loro complesso sì. Alla fine il problema potrebbe essere che non ci sia più cibo per tutti, visto che un’ulteriore espansione agricola, dopo la micidiale rivoluzione verde del XX secolo, è insostenibile in termini ambientali: già oggi usiamo tutta la terra migliore e più vicina alle fonti irrigue”.



L’agricoltura va contenuta, spiega il divulgatore. Non è possibile, infatti, continuare così: “Non è possibile trasformare la Terra in un gigantesco orto, perché ciò comporta deforestazione, perdita di specie, depauperamento delle falde, erosione accelerata dei suoli e pesanti inquinamenti da pesticidi e fertilizzanti. Una scelta suicida, sul lungo termine, con aspetti davvero paradossali. L’agricoltura cancella i limiti della disponibilità di cibo e della produttività dell’ecosistema locale: così l’uomo comincia a espandersi e arriva agli otto miliardi di oggi. La sola massa degli uomini è devastante per la Terra. È vero che anche i ratti si sono poi sparsi per ogni luogo del mondo, ma dipendono pur sempre strettamente dell’ambiente. L’uomo è invece la sola specie a distribuzione globale la cui espansione non dipende dall’ambiente ma da regole interne. Il sapiens ha dichiarato la sua indipendenza dai sistemi naturali e ha creduto di poter vivere separato dall’ambiente come se fosse fuggito dal mondo. Invece siamo tutti ancora qui”.