La buona notizia sull’inflazione tedesca potrebbe passare in secondo piano. Ieri il dato preliminare diffuso dall’ufficio federale Destatis ha confermato un importante rallentamento a novembre. I prezzi al consumo, infatti, hanno registrato una frenata mensile dello 0,4%. mentre su base annua si attestano a un +3,2% ovvero molto meglio rispetto al precedente +3,8% e al +3,5% atteso.
Oggettivamente, questo passo in avanti della Germania verrà preso in considerazione dalla Bce in vista delle sue prossime indicazioni, ma, nel frattempo, possiamo anche immaginare come altre dinamiche non abbiano in qualche modo riscontrato un giudizio positivo nelle molte “stanze dei bottoni”. Bce, compresa.
Il principale riferimento è strettamente riconducibile al cancelliere Olaf Scholz che, davanti al Parlamento tedesco, ha commentato la recente bocciatura da parte della Corte costituzionale sull’impiego (verosimilmente fuori bilancio) di alcuni fondi quale strumento “tampone” a contrasto dell’attuale situazione di bilancio. Le parole del Cancelliere Scholz sono state significative: «Questa sentenza crea una nuova realtà, per il Governo federale e per tutti i Governi attuali e futuri, sia a livello federale che regionale. Un realtà, tuttavia, che rende più difficile il raggiungimento di obiettivi importanti e ampiamente condivisi per il Paese». Sostanzialmente, la citata e definita «nuova realtà» rappresenta un vero e proprio contrasto a una presa di posizione che, nel merito, ha sconfessato una scelta non attuabile. Una reprimenda, seppur circoscritta, che con tutto il dovuto rispetto richiama alla mente alcuni tratti di giovanissima età. Infantili.
È certo come i conti della Germania abbiano vissuto periodi migliori e, sicuramente, l’eredità economica frutto dell’ex Cancelliera Merkel si sia lentamente ridimensionata fino a raggiungere un saldo negativo. Oggi a mancare non è solo questo aspetto di natura pecuniaria. Oggi, bisogna ammetterlo, a mancare è proprio quel pragmatismo tedesco che, beneficiando dei suoi sempre positivi numeri favoriva un’azione politica più incisiva nei confronti dei molti (improvvisati) competitors. Parliamo di incisività che, nella pratica, trovava un’immediata concretezza nel linguaggio usato. Parole, talvolta, che apparivano ostiche, dalla parvenza quasi ostile poiché prive di possibile fraintendimento e, soprattutto, di potenziale mediazione. Questo era “l’essere” e “il fare” di Angela Merkel: il (oppure “la”) Cancelliere, ma, sempre e solo con la lettera maiuscola. Non crediamo di sbagliare affermando come, ai tedeschi, manchi (molto) l’imprinting e l’imprimatur di Angela.
Ormai orfana di una leadership mai dimentica, la Germania appare annaspare con il trascorrere del tempo. Un rincorrere con infinito affanno alla conquista di una posizione che, anche nei numeri, stenta a trovare una giusta e meritata collocazione nel panorama politico ed economico del Vecchio continente. Guardando alle prospettive future, chi più chi meno, vede molto concreto lo spettro della recessione al termine di quest’anno. Una recessione che, qualora dovesse coinvolgere altri Paesi vedrebbe, comunque, una Germania in netta sofferenza. Il bilancio di Berlino sembra rappresentare un mosaico con numerose tessere mancanti. Le azioni di Scholz (rif. limitazione dell’indebitamento netto strutturale) a fronte dell’eccessivo debito appaiono come arme spuntate. Non solo all’interno del Bundestag, ma, senza infierire, soprattutto fuori dallo stesso Parlamento. Ai tempi di Angela, del Cancelliere, il silenzio era la norma.
Non vorremmo esagerare, ma, osservando Olaf Scholz qualche perplessità sorge o, viceversa, qualche dubbio su una sua personale e particolarissima Weltanschauung appare evidente e questa debolezza non può essere nascosta. Se a questo dovessimo, inoltre, aggiungere nuovi “numeri negativi” lo scenario risulta decisamente compromesso. Con Angela tutto questo non è mai accaduto, ma, oggi, i tempi sono cambiati e con Scholz stiamo vivendo una «nuova realtà». Parole sue. La Germania è avvertita.
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