Storicamente la Patagonia è stata abitata, fin dai tempi remoti, da etnie di vario genere che popolavano questa landa sterminata e che spesso non avevano molti contatti tra di loro. Attualmente la maggior parte si è estinta molto spesso totalmente, ma non solo, per l’occupazione delle terre da parte sia di argentini che di gruppi provenienti da altri Paesi emigrati alla ricerca di un luogo dove insediarsi, ma anche per vere e proprie guerre di sterminio fomentate, prima dell’arrivo degli europei, dai Mapuche. Una etnia cilena che, nel corso della storia, ha occupato anche il lato ora argentino della Patagonia sterminandone i primitivi occupanti: i Tehuelches.
Il corso della storia ha poi di fatto, lo ripetiamo, popolato queste terre e i Mapuche si sono trovati a dover convivere pacificamente fino ai giorni nostri senza molti problemi, anzi integrandosi perfettamente sia dal lato originario cileno che da quello argentino, dove è riconosciuta l’identità dell’etnia che, ripetiamo, nel corso degli anni non ha registrato problemi di nessun genere.
Fino a quando, alcuni anni fa, iniziarono delle vere e proprie azioni di terrorismo, con occupazione di territori, incendi nei parchi e violenze sugli occupanti di abitazioni, da parte di un gruppo chiamato “Resistenza Anchestrale Mapuche”, meglio conosciuto come RAM. Il sedicente capo di tale organizzazione è Facundo Huala Jones, stranamente di origini inglesi, che anni fa ha dichiarato la sua personale guerra contro le autorità sia cilene che argentine e pretende la restituzione di tutti i territori occupati dal “suo” popolo per costituire un vero e proprio Stato gestito dall’etnia di cui (molto in teoria) fa parte.
In un primo momento le azioni di questo gruppo furono combattute sia dalle autorità cilene che argentine e il nostro “eroe” venne fatto prigioniero in Cile: questo non solo per le ragioni storiche che abbiamo sopra descritto e che fa degli stessi Mapuche usurpatori di terre appartenenti ad altre etnie (quindi, colpevoli essi stessi di appropriazione indebita), ma anche perché le comunità Mapuche sia cilene che argentine non vogliono proprio saperne di questa storia, visto che sono perfettamente integrate nel tessuto sociale di tutta la regione.
Ma la situazione politica sia in Cile che in Argentina è cambiata in questi ultimi anni, con il ritorno da una parte al potere di una sinistra oltranzista in Cile e quello del kirchnerismo in Argentina, cosa che ha fatto riemergere la problematica che sembrava ormai risolta.
Difatti, con una decisione che ha destato un vespaio di polemiche, da una parte la giustizia cilena ha di fatto scarcerato il sedicente leader anglomapuche dandogli la libertà condizionale, dall’altra l’Argentina lo sta reclamando affinché possa compierla nel Paese, in pratica liberandolo totalmente dalla prigione in cui era rinchiuso dal 2018.
Questo è un altro risultato a cui è arrivato il populismo, che ora tratta un personaggio largamente discusso, perché votato al terrorismo, come un eroe rivoluzionario quale non è, rispolverando un’interpretazione della storia alquanto singolare e pretendendo di prendere sul serio rivendicazioni molto dubbie. Al punto tale che, in Argentina, il guerrigliero è difeso da due ex terroristi, ora avvocati, che negli anni Settanta fecero parte di un gruppo le cui azioni in pratica portarono il Paese sull’orlo della guerra civile e poi al colpo di Stato della dittatura genocida che rimpiazzò un Governo Peronista democraticamente eletto. Roberto Perdia ed Eduardo Soares sono difatti due capi dei tristemente famosi “Montoneros” e ora stanno cercando di liberare Huala Jones dalle autorità cilene che, già nell’ottobre scorso, rifiutarono un intervento in suo favore fatto dall’Ambasciatore argentino in Cile, Rafael Bielsa (altro ex Montonero).
Il tutto mentre le terre e le località occupate durante le azioni terroristiche continuino a esserlo e stiano scatenando una vera e propria guerra tra i proprietari legittimi (in difesa dei loro territori) e un Governo come l’attuale che invece ha iniziato a espropriare terreni appartenenti all’Esercito argentino per affidarli a questi nuovi “occupanti”. Una questione che, dovesse continuare come lo è da anni, rinfocolerebbe la guerriglia e distruggerebbe un patrimonio naturale unico al mondo e tuttora incontaminato: sempre in nome della “revolucion” che ancora vuole avere potere nonostante gli immensi danni causati nel Continente latinoamericano che, come si vede, continuano, per seguire un’interpretazione completamente falsata da un’aneddotica inventata della Storia.
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