Come da attese, la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi di interesse. Tuttavia, come ci spiega Domenico Lombardi, alla riunione del Fomc dalle parole del Presidente Powell in conferenza stampa mercoledì sono arrivate indicazioni importanti. «Anzitutto – sottolinea l’economista, direttore del Policy Observatory della Luiss ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale -, è stata confermata l’attesa di tre tagli dei tassi di interesse nell’anno in corso. Inoltre, è stata diffusa la nuova batteria previsionale da cui è possibile estrapolare alcuni segnali importanti».



Cosa dicono le nuove previsioni della Fed?

Quella sul Pil per il 2024 è stata rivista al 2,1% dall’1,4% di dicembre; un sensibile incremento che testimonia un’attività economica particolarmente resiliente negli Stati Uniti, tanto da superare il ritmo di crescita potenziale che è stato stimato, sempre dalla Fed, all’1,8%. Per quanto riguarda l’inflazione, la previsione resta invariata al 2,4% per l’anno in corso. Tuttavia, per la componente core si stima ora un +2,6% rispetto al +2,4% di tre mesi fa. Si riconosce, quindi, una maggiore vischiosità della componente di fondo dell’inflazione.



Se l’economia cresce così tanto, inflazione può continuare a scendere e consentire i tre tagli dei tassi attesi?

Il tasso di disoccupazione sta aumentando, pertanto il mercato del lavoro si va moderando, e l’outlook inflazionistico sembra stabilizzarsi, sia pure con maggiore vischiosità rispetto a quanto inizialmente previsto. Powell, tuttavia, ha spiegato che questa maggiore vischiosità non è tale da alterare né la postura di politica monetaria, né soprattutto la timeline che era stata abbozzata per l’avvio del ciclo di riduzione taglio dei tassi, che, a meno di significative novità, rimane ancorato a giugno.



Parlare di tre tagli entro fine anno non vuol dire che necessariamente che il primo sia a giugno

È vero, ma le aspettative di mercato continuano a vedere per allora l’avvio del ciclo di riduzione dei tassi. Powell è stato anche chiaro riconoscendo che gli ultimi dati sull’inflazione sono stati leggermente superiori alle aspettative, ma non cambiano, nel complesso, la lettura di fondo della dinamica inflazionistica da parte della Fed. Pertanto, giugno continua a essere nelle aspettative, che non sono state smentite da Powell, il mese in cui potrà essere avviato il ciclo di riduzione dei tassi.

Mercoledì mattina Christine Lagarde ha detto che a giugno, se i dati confermeranno l’inflazione prevista, la Bce “sarà in grado di rendere la politica monetaria meno restrittiva”. Sembra, dunque, da accantonare l’ipotesi di un taglio dei tassi ad aprile.

Credo che le recenti dichiarazioni della Presidente Lagarde e del Vicepresidente de Guindos indichino in modo fermo che l’avvio della riduzione dei tassi da parte della Bce sarà a giugno. L’aspetto che rimane comunque problematico nella posizione dell’Eurotower è l’insistenza sull’attesa per i dati relativi alla dinamica salariale. È chiaro che con gli ultimi rinnovi contrattuali ci sono stati degli aumenti, ma tesi a recuperare, peraltro solo in parte, l’enorme perdita del potere d’acquisto dei salari patita negli anni più recenti. Pertanto, questi dati non possono essere presi come un’indicazione prospettica di dove si porterà l’inflazione. Anzi, gli indicatori sono concordi nel mostrare che le aspettative di inflazione sono ben ancorate e perfettamente in linea con il target della Bce. E voler aggrapparsi a questo per giustificare una postura eccessivamente restrittiva, che peraltro si va addirittura intensificando a seguito della riduzione dell’inflazione, è poco comprensibile.

Dunque, alla fine Fed e Bce dovrebbero iniziare a tagliare i tassi insieme a giugno.

Sì, l’aspettativa è che l’avvio del ciclo di riduzione dei tassi sulle due sponde dell’Atlantico sarà sincronizzato.

Potrebbe essere che, come affermato dall’Amministratore delegato di Bank of America, Brian Moynihan, il ciclo di taglio della Bce sarà più veloce di quello della Fed?

È vero che la situazione americana è completamente diversa da quella europea, visto che l’economia continuerà a espandersi sopra il tasso di crescita potenziale, grazie anche a una politica fiscale marcatamente espansiva. Tuttavia, credo che la scelta da parte della Bce di avviare il ciclo di riduzione dei tassi a giugno, per quanto sembri lontano, rifletta un compromesso all’interno del Consiglio direttivo alla base del quale ci sarà inevitabilmente una riduzione graduale, a meno che non ci siano nuovi eventi, quali, ad esempio, un ulteriore calo della domanda aggregata in Europa che oggi non siamo in grado di prevedere.

(Lorenzo Torrisi)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI