Gli occhi del mondo sono puntati su Istanbul, con la speranza che i negoziati in corso tra Russia e Ucraina possano portare al termine delle ostilità. Nel caso l’auspicato accordo venisse raggiunto resterebbe da capire cosa accadrebbe alle sanzioni applicate dall’Ue contro Mosca, che ha intanto fatto capire di non voler far marcia indietro sulla richiesta di pagare le forniture di gas e petrolio in rubli ai Paesi ritenuti ostili. Abbiamo chiesto un commento a Mario Deaglioprofessore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino.



Professore, cerchiamo anzitutto di capire se queste sanzioni stanno funzionando.

Non ci sono dati e riscontri precisi per rispondere. In parte perché l’utilizzo delle criptovalute consente di aggirare alcune di queste sanzioni, in parte perché sappiamo molto poco di quello che sta effettivamente succedendo in Russia, anche per via della nuova legge entrata in vigore ai primi di marzo, in base alla quale si rischiano 15 anni di carcere in caso di diffusione di notizie ritenute false, che ha spinto molti corrispondenti occidentali a lasciare il Paese. La mia impressione, che non è quindi basata su dati, è che per la Russia le cose si stiano mettendo molto male, perché le scorte si stanno esaurendo e non c’è una produzione nazionale di alcuni manufatti. Il Paese si trova quindi in una situazione di fronte alla quale le nostre attuali difficoltà sono niente.



Ci potrà essere, secondo lei, uno sbocco positivo per evitare un’ulteriore escalation?

La situazione è complessa, non ci sono elementi tecnici per dire se le cose andranno in un modo piuttosto che in un altro. Credo però che ci siano tre date chiave per capire meglio come evolverà la situazione. La prima è il 31 marzo, quando arriverà a scadenza il periodo di leva di gran parte dei soldati russi, impegnati anche in Ucraina. La seconda è il 24 aprile, ovvero la Pasqua ortodossa, una festività sentita anche da Putin, il quale vorrà probabilmente presentare qualche risultato ai suoi concittadini. La terza è il 9 maggio, giorno in cui si festeggia la vittoria della Seconda guerra mondiale e che già stata indicata come possibile deadline per “l’operazione militare speciale” russa, purché vi sia però un esito positivo per Mosca.



Negli ultimi giorni sono emersi, più che in passato, segnali più concreti di un possibile accordo tra Russia e Ucraina. Se venisse raggiunto, cosa accadrebbe alla guerra commerciale in atto che coinvolge Paesi terzi?

La cosa più probabile è che i russi rinuncino a essere pagati solo in rubli per le loro forniture di idrocarburi e che gli altri Paesi rinuncino almeno a una parte delle sanzioni applicate. 

In questo modo si risolverebbe anche un problema piuttosto dirimente visto che le posizioni dei Paesi del G7 e di Mosca sulla valuta con cui pagare le forniture di gas e petrolio sono rigide e non sembra esserci possibilità di incontro.

Al momento un incontro sembra effettivamente impossibile. Va detto che Italia e Germania non sono d’accordo a tenere una posizione troppo dura perché sono i Paesi che dipendono maggiormente dal gas russo. Teniamo presente in ogni caso che la crisi energetica probabilmente non scoppierebbe subito, sia perché abbiamo delle riserve di gas, per quanto non ampie, sia perché si avvicina la bella stagione. I problemi comincerebbero, quindi, a esserci dal prossimo autunno.

Dunque bisognerà cercare di aprire delle trattative anche sulla guerra commerciale. Magari cominciando a usare toni diversi da quelli usati nei giorni scorsi dal Presidente degli Stati Uniti…

Fatico a comprendere Biden, che pure in passato è stato vicepresidente. Se ci si vuole sedere al tavolo con Mosca non si può andare a spiegare che non si vogliono ritrattare certe affermazioni su Putin che tra l’altro erano stato oggetto di precisazioni da parte dello staff della Casa Bianca il giorno precedente proprio per cercare di gettare acqua sul fuoco. Per certi versi sembra che a Washington la situazione sia fuori controllo, considerando che la vicepresidente è come se non esistesse e che sembra non esserci un minimo coordinamento tra la Banca centrale, che giustamente è indipendente, e il Tesoro.

Se l’Europa vuole cercare un distensione con Mosca le conviene essere meno accodata agli Stati Uniti?

Assolutamente sì. Già comunque l’altro giorno l’Ue si è dissociata dalle dichiarazioni di Biden su Putin e questo è un buon segnale. L’Europa, però, anche se tendiamo a dimenticarlo, al momento attuale è ferma perché aspetta di conoscere il risultato delle presidenziali francesi e in Germania sembra non esserci una vera leadership dopo la fine dell’era Merkel.

Intanto il Governo italiano si sta preparando ad approvare il Def e sembra che il deficit verrà portato al massimo alla soglia del 6% del Pil. Non ci sarà quindi un forte scostamento di bilancio. Si possono comunque sostenere famiglie e imprese senza farlo?

Se la situazione si sbloccherà definitivamente entro il 9 maggio sì, perché allora i prezzi energetici scenderebbero e quindi i problemi per imprese e famiglie comincerebbero a diminuire. Se invece dopo il 9 maggio ci fosse ancora una situazione di alta tensione, allora si dovrebbe fare lo scostamento di bilancio oppure effettuare tagli di spesa, ma non è certo cosa facile. Poi probabilmente dovremo rivedere, come anche gli altri Paesi europei, il Pnrr perché è stato pensato in un’altra epoca. Il problema principale del Piano è che manca sempre l’idea di cosa vuol essere in futuro l’Italia.

(Lorenzo Torrisi)

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