Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, ha parlato del conflitto in corso tra Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, analizzandolo soprattutto dal punto di vista delle possibilità di una riappacificazione tra israeliani e palestinesi. L’aria in Terra Santa, infatti, è piuttosto negativa fin dal 1948, quando venne definita l’esistenza dello stato israeliano, aprendo ad un lungo e complicato periodo di guerre. Secondo il patriarca Pizzaballa, però, per arrivare ad una pace tra Gaza e Israele “ci vorrà molto tempo“, soprattutto perché una tale conquista presuppone, innanzitutto, un cambiamento a “livello culturale”, che è stata la grande mancanza che ha portato al fallimento degli accordi di Oslo.



Patriarca Pizzaballa: “La pace tra Gaza e Israele richiederà molto tempo”

Secondo il patriarca Pizzaballa, sulla situazione a Gaza tra Israele, Hamas e i palestinesi, “è molto difficile fare previsioni“. Dal conto suo, come molti altri, confessa di aver sperato che “la liberazione degli ostaggi fosse un inizio di una modalità diversa di proseguire, ma purtroppo così non è stato”. Il patriarca, infatti, ritiene che finché “odio e rancore occupano tutto lo spazio del cuore” non potranno che prevalere “il male, la morte e la distruzione”, mentre “i gesti di tenerezza” potrebbero fare le differenza.



Gaza e la Cisgiordania, secondo il patriarca Pizzaballa, mentre Israele e Hamas combattono, vivono due emergenze diverse. “A Gaza è evidente, mancano acqua, viveri, gasolio”, mentre “in Cisgiordania non ci sono più le due maggiori risorse: i pellegrinaggi e il lavoro israeliano”, che presuppongono in futuro due azioni diverse da parte di chi vorrà sostenerne la ricostruzione. Sull’ipotesi di una pace a lungo termine tra Gaza e Israele, il patriarca Pizzaballa sottolinea che “finora si è cercato di fare la pace con accordi politici dall’alto al basso. Si sono firmati gli accordi di Oslo, ma non si è fatta una ‘campagna’ culturale nelle scuole, nelle famiglie, nel linguaggio”. La pace crede sia ancora possibile, ma è anche vero che “deve essere preparata a livello culturale, economico e sociale”, ma purtroppo “ci vorrà molto tempo”.

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