Migliaia di giovani si accalcano in un capannone dismesso nei pressi di Modena per un rave party e la questione posta dai media è lo sgombero, la legalità o la sicurezza da garantire ai giovani stessi (sacrosante preoccupazioni).

Altrettante migliaia di giovani si muovono in massa e causano la morte di circa 150 di loro, in quel di Seul, per una festa dedicata ad Halloween e la questione è la prevenzione (sacrosanta pure questa).



O ancora decine di persone intervistate sulle spiagge della Liguria mentre fanno il bagno e prendono il sole, tutte estremamente liete per un’estate che non accenna a concludersi (nessuna questione pervenuta…).

In nessun servizio televisivo, abbiamo sentito qualcuno porsi domande sull’origine e la natura di questi fatti. Se sul cambiamento climatico ancora troppi fanno finta di niente e minimizzano (imprenditori, politicanti o gente comune, come quella nella spiaggia suddetta, che preferisce comunque godersi un tempo presente senza pensieri rispetto alla cura del futuro che sarà), potremmo aspettarci che almeno sui nostri giovani qualcuno si interrogasse un po’ di più.



La questione educativa è la vera emergenza di questo tempo, ma in fondo questo resta un tema da dibattito serale, buono per i talk show o per pedagogisti e psicologi; è un tema che non muove realmente la nostra coscienza di popolo e non ci induce a un lavoro serio, da  adulti e cittadini, che, a diverso titolo, hanno il ruolo di passare la staffetta ai propri eredi.

È una questione sociale che interpella ciascuno. Possibile che nessuno si chieda: cosa muove queste migliaia di giovani a giungere qui a Modena in quella bolgia infernale? Cosa permette che tanti muoiano nella calca a Seul? Per cosa? Perché? Oppure ancora, possibile che quegli adulti sulla spiaggia non siano un minimo inquietati da un sole agostano che splende il 31 di ottobre?



Le domande qui poste non riguardano questioni distinte. Noi adulti in costume forse siamo gli stessi che non si occupano della ricerca di senso dei nostri giovani e pensano che basti un bagno fuori stagione per essere felici, o almeno scordare la vita che morde e chiede verità. Noi, stessi su quelle stuoie a sonnecchiare, siamo forse gli stessi che hanno dato tutto ai propri figli, tranne ciò che conta veramente e per sempre.

E cos’è? Beh, ogni adulto deve scoprirlo: su questo non ci sono leggi da promulgare, né regole da insegnare, ma c’è soltanto un uomo che vive fino in fondo la realtà, senza sconti né difese; un uomo che si fa domande dalla mattina quando si alza, fino alla sera quando va a letto; un uomo che vuole vivere intensamente il reale, senza accontentarsi di briciole a buon mercato.

In questo lavoro, ognuno ha un ruolo sociale, perché i nostri ragazzi vedono i genitori e i docenti, ma vedono anche gli adulti in spiaggia o quelli in fila alla cassa o quelli a passeggio con un cane o quelli alla guida di un’automobile; loro vedono ognuno di questi e guardano e percepiscono se quell’adulto lì, mentre fa quel che sta facendo, possiede qualcosa che vale la pena imitare e seguire.

Se non si intercetta questo, tanto vale sballarsi dentro un capannone.

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