Il Governo continua a lavorare alle modifiche alla Legge di bilancio che dovrebbero comprendere l’Ires premiale (quattro punti in meno di imposta per le imprese che destineranno una quota rilevante degli utili a investimenti o all’aumento della base occupazionale). Una misura che l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, cui abbiamo chiesto un commento alle ultime scelte dell’Esecutivo sulla manovra, giudica positivamente, anche se «andrà comunque visto il testo finale per una valutazione più compiuta».
Più in generale cosa pensa della scelta del Governo di cambiare la Legge di bilancio a un mese e mezzo circa dalla sua approvazione?
Nell’impostazione originaria della manovra c’erano già alcune misure a favore delle imprese, ma la situazione critica dell’industria, di cui si aveva già qualche avvisaglia nei mesi scorsi, ha fatto breccia nell’agenda del Governo portandolo a una piccola inversione di rotta in corsa, in particolare con l’introduzione dell’Ires premiale che è stata la principale richiesta di Confindustria in vista della manovra. A mio avviso si tratta di una correzione opportuna. Vedremo poi se ci saranno anche interventi per facilitare l’accesso al Piano Transizione 5.0 come chiesto in diverse occasioni dalle imprese.
Il Governo ha dovuto, però, rinviare il taglio delle tasse sul ceto medio, su cui una parte della maggioranza puntava molto…
Il rinvio del taglio dell’Irpef per il ceto medio rappresenta, a mio avviso, un’occasione persa. Tuttavia, servivano delle risorse per il mondo dell’industria. La coppia Meloni-Giorgetti ha tenuto ferma l’impostazione complessiva di una manovra di bilancio prudente e responsabile e al contempo all’interno della maggioranza c’è stato una sorta di ribilanciamento interno.
In che senso?
Nel senso che alcune misure sono state riviste (per esempio, la tassazione sulle plusvalenze derivanti dalle criptovalute e la web tax) o cancellate (l’inserimento di un rappresentante del Mef nei collegi dei revisori o dei sindaci di tutte le società che ricevono più di 100.000 euro di contributi pubblici) e ne sono arrivate di nuove (oltre all’Ires premiale, la flat tax al 5% per gli straordinari degli infermieri). Qualcun altra (non solo il taglio delle tasse sul ceto medio, ma anche l’estensione della flat tax per le partite Iva) non ha trovato spazio. Alla fine ogni partito della maggioranza ha ottenuto qualcosa, ma ha dovuto anche rinunciare a qualcos’altro.
Secondo il Presidente di Confindustria Orsini, resta comunque cruciale un cambiamento di rotta in Europa, visto l’impatto di alcune scelte di Bruxelles sull’industria. Il Governo italiano potrà favorire questo cambiamento?
Se dobbiamo attenerci al giudizio di Politico, secondo cui Giorgia Meloni è la persona più potente d’Europa, la risposta non può che essere affermativa. Tuttavia, la situazione europea è molto complicata. In primo luogo, per via della crisi dell’asse franco-tedesco che ha sempre guidato l’Ue. Inoltre, visto anche il profilo della Vicepresidente Ribera, che ha la delega su questi temi, non sarà semplice portare l’Europa a rivedere in modo netto alcune sue decisioni come quella relativa allo stop alla produzione di auto con motore endotermico nel 2035. Infine, non dobbiamo dimenticare la partita che l’Ue dovrà giocare con gli Stati Uniti, in attesa di capire quali saranno le scelte concrete del Presidente Trump.
Ursula von der Leyen, che Politico vede al primo posto nella classifica dei “Doers” (coloro che fanno) non potrebbe prendere in mano il pallino in questa fase di crisi franco-tedesca come si è visto nel “blitz” compiuto nella firma dell’accordo Ue-Mercosur?
Dal punto di vista di leadership personale, la von der Leyen ha tutte le caratteristiche per farlo: è una grande accentratrice, come ha dimostrato sia nel primo mandato che nel modo con cui si è conquistata il secondo. Bisognerà vedere se avrà la forza di porsi in prima persona, per esempio in un confronto con Trump, o se si avvarrà di qualche valido “consulente” quale potrebbe essere Mario Draghi. Del resto, Francia e Germania sono alle prese con problemi interni che per un po’ le terranno impegnate.
Il Governo italiano insisterà più sulle modifiche al Green Deal o su altri temi su cui ha già un confronto aperto con Bruxelles, come per esempio la questione migranti?
Penso che se non ci saranno emergenze migratorie, cosa che non si può escludere vista la situazione in Siria, sia l’agenda della Commissione che quella della stessa Meloni dovranno dedicare maggior spazio all’industria. Mi sembra, infatti, che il pericolo di una deindustrializzazione europea, che già alcuni analisti hanno avanzato negli anni scorsi, oggi appaia più concreto e forte. Inevitabilmente, quindi, ci sarà una maggiore pressione sul mondo politico riguardo questo tema.
(Lorenzo Torrisi)
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