Dopo quelli sul Pil del terzo trimestre dell’anno sono arrivati anche i dati sull’inflazione nel mese di ottobre, che mostrano un rialzo del 2% nell’Eurozona e uno stazionario +0,9% in Italia. Secondo il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, la Bce dovrebbe ridurre ancora i tassi di interesse, soprattutto perché “occorre porre attenzione alla fiacchezza dell’economia reale”. Per certi versi l’Eurotower, nel suo ultimo Bollettino economico, riconosce che l’attività economica dell’Eurozona risulta più debole delle attese, e, come spiega Domenico Lombardi, professore di politiche economiche e governance dell’Eurozona alla Luiss, di cui dirige il Policy Observatory, «la debolezza registrata nell’attività economica dell’Eurozona risente dell’andamento del settore manifatturiero e del rallentamento, se non proprio caduta, degli investimenti a seguito del persistere della restrizione monetaria. Analogamente, le esportazioni stanno anch’esse rallentando e i consumi delle famiglie mostrano segnali di debolezza. In questo quadro di deterioramento congiunturale, si innesta la persistente stagnazione dell’economia tedesca che sta privando l’intera Eurozona della sua trazione».



Panetta ha chiesto alla Bce di ridurre i tassi evidenziando proprio la situazione di fiacchezza dell’economia europea. Ha ragione o l’Eurotower deve badare solo all’obiettivo inflazionistico?

Il Governatore Panetta muove, ritengo, dal fatto che l’inflazione dell’Eurozona si è stabilizzata intorno al suo target di medio periodo pari al 2% con le aspettative ancorate anch’esse sul medesimo target. In tale contesto, il crescente deterioramento congiunturale rischia di deprimere la dinamica dei prezzi che, se scivolasse stabilmente sotto il target, sarebbe più difficile da contrastare con gli strumenti ordinari della politica monetaria. In tal senso, la riduzione dei tassi, peraltro a fronte di una sostanziale riduzione dell’inflazione intervenuta sinora, non si pone in contrapposizione rispetto al mandato anti-inflazionistico della Bce, ma ne rappresenta un evidente corollario.



Nel Bollettino economico della Bce si legge anche che l’inflazione è attesa in aumento nei prossimi mesi. In effetti a ottobre è salita oltre le attese. Si rischia una situazione vicina alla stagflazione?

L’inflazione si è andata progressivamente stabilizzando, anche se alcuni dati puntuali possono apparire in contrapposizione rispetto a tale dinamica. L’aumento di ottobre era stato, in effetti, previsto e non modifica l’attuale trend, confortato, peraltro, dai dati disponibili sulle aspettative di medio periodo. Queste ultime, come ho detto, risultano ancorate.

Il Consiglio direttivo della Bce tornerà a riunirsi soltanto il 12 dicembre. Taglierà ancora i tassi? Nel caso ancora di un quarto di punto o ci sarà una riduzione più decisa pari a mezzo punto?



Sino alla prossima riunione del Consiglio direttivo, la Bce potrà contare su un’altra osservazione mensile che presumibilmente fornirà maggiore conforto rispetto alle attuali evidenze. In ogni caso, a meno di fatti nuovi, la Bce potrebbe tagliare i tassi di intervento di 25 punti base, in linea con l’approccio gradualista che la caratterizza.

Come mai in Italia l’inflazione continua a rimanere sotto l’1%, mentre nell’Eurozona è tornata al 2%? Sempre a proposito di Italia, cosa pensa dell’ultimo dato relativo al Pil del terzo trimestre, inferiore alla media europea?

L’Italia sta contribuendo in misura significativa alla stabilizzazione del quadro inflativo dell’Eurozona con l’inflazione che si colloca stabilmente, ormai da diverso tempo, al di sotto della media dell’Eurozona. Il dato del Pil rappresenta, invece, un elemento inatteso che pone la crescita acquisita dall’inizio dell’anno in corso allo 0,4%, molto al di sotto delle previsioni delle maggiori organizzazioni internazionali e della stessa Banca d’Italia. Nei prossimi mesi capiremo se si tratta di un dato puntuale o si iscrive, piuttosto, nel quadro del generale deterioramento dell’Eurozona e del “contagio” dell’economia tedesca, il nostro principale partner commerciale, ormai ferma da due anni.

(Lorenzo Torrisi)

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