L’attenzione mediatica è stata dedicata principalmente alle parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma, come ci spiega Vittorio Coda, Professore emerito dell’Università Bocconi, dove ha insegnato Strategia e Politica Aziendale, il pezzo forte dell’Assemblea di Assolombarda che si è tenuta lunedì nello stabilimento di Camozzi Group a Milano, la ex Innocenti, sito industriale dal grande valore simbolico, è rappresentato dalla relazione del Presidente Alessandro Spada.
Perché ritiene così importanti le parole del Presidente di Assolombarda?
La sua relazione è costituita principalmente da due punti. Il primo è teso a evidenziare quello che la politica – e non soltanto la politica – ha sempre ignorato, cioè che abbiamo un sistema manifatturiero di cui dobbiamo veramente essere orgogliosi e che ha la sua punta di diamante proprio in Lombardia. Spada, citando anche alcuni dati della Fondazione Edison, ha insistito sulla necessità di liberarsi da tutti i luoghi comuni sull’industria italiana, che non appare affatto penalizzata dalla mancanza di grandi gruppi, né tanto meno schiacciata su imprese di piccole dimensioni e che ha invece nel sistema manifatturiero un formidabile punto di forza.
Anche nel volume da lei curato e di recente pubblicazione, “Il segreto italiano. Tutta la bellezza che c’è”, è stato ricordato quanto occorra essere orgogliosi delle tante imprese manifatturiere italiane.
Sì e il Presidente Spada ha cercato di sensibilizzare la politica sul fatto che questo sistema manifatturiero va difeso, protetto di pericoli e assecondato nelle sue strategie di sviluppo.
In che modo?
Impegnandosi a fondo, ed è questo il secondo punto principale della relazione di Spada, nel rilancio dell’Europa, visto che, per usare le sue parole, “noi siamo nel cuore dell’Europa”, parte integrante del suo sistema produttivo. Occorre rilanciare la svolta che c’è stata con il Next Generation Eu, evitando di ricadere in un rigorismo che penalizza lo sviluppo.
Spada ha anche evidenziato che gli obiettivi di riduzione della CO2 indicati dall’Europa possono rivelarsi incompatibili con il persistere delle attività industriali.
È una giusta preoccupazione rispetto all’accelerazione della transizione ambientale imposta in Europa. Bisognerebbe procedere con maggiore gradualità e realismo, contemperando le esigenze di sostenibilità ambientale con quelle di sostenibilità economica e sociale.
L’automotive è il settore che forse rischia di più.
Tutta l’industria automobilistica mondiale ha deciso di buttarsi sull’elettrico. Occorre, però, fare un ragionamento complessivo e rendersi conto che il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico attualmente peggiorerebbe il bilancio energetico globale, per via dell’energia, che ancora oggi viene principalmente prodotta coi combustibili fossili, necessaria a caricare le batterie.
Il Presidente di Assolombarda ha espresso anche preoccupazione per i rialzi dei tassi operati dalla Bce. Cosa ne pensa?
Dopo il Covid si riteneva che l’inflazione fosse transitoria, legata alle interruzioni che ci sono state nelle catene di approvvigionamento. Successivamente l’inflazione ha avuto impulso dal rincaro dell’energia e quindi si è pensato che si trattasse di inflazione da costi. Poi, a partire dal luglio 2022, la Bce, visto che l’inflazione persisteva, ha ripetutamente aumentato i tassi di interesse e, ipotizzando di essere di fronte a un’inflazione da domanda, continua su una linea rialzista, che francamente non mi sento di condividere anche perché vi sono già segnali di un prossimo rientro dell’inflazione.
Sarebbe, quindi, meglio che a fine mese non si procedesse a un nuovo rialzo dei tassi come ha annunciato la scorsa settimana Christine Lagarde.
Sì, perché la politica di rialzo dei tassi, incidendo negativamente sugli investimenti del sistema produttivo, produce effetti di rallentamento dell’economia, che si dispiegano sull’arco di ben più di un anno e, quindi, le conseguenze degli aumenti già deliberati sono ben lungi dall’essersi pienamente manifestate. Per questo c’è preoccupazione tra molti osservatori e studiosi. Visto che ci si scorgono già segnali di rallentamento dell’inflazione, sarebbe una decisione di buon senso quella di aspettare almeno fino a settembre prima di valutare se procedere a una nuova stretta.
Nel frattempo, l’Europa politica non dovrebbe però starsene con le mani in mano…
No, assolutamente. La Commissione europea deve procedere sulla linea intrapresa con il Next Generation Eu, definendo un politica industriale dell’Europa come auspica il Presidente di Assolombarda. La Bce resta ovviamente indipendente, ma queste due istituzioni possono comunque interagire, discutere, anche se la Bce evidentemente non prende ordini dalla Commissione europea.
(Lorenzo Torrisi)
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