Chi scrive ha appena consegnato all’editore (Rubbettino) il libro Italia globale, previsto nelle librerie a fine di ottobre, indirizzato alla politica, ricercatori e studenti in “Geopolitica economica e finanziaria”. Il titolo merita una spiegazione anticipata, anche perché è chiave per l’interpretazione del cambio di mondo in atto oggi e per individuare un nuovo vantaggio di Roma nel suo ambito. La tendenza corrente è di un nuovo bipolarismo basato sul conflitto tra amerosfera (G7) e sinosfera. Nessuno dei due blocchi ha interesse a un confronto bellico diretto, pur preparando una deterrenza reciproca endo ed eso terrestre. Ma ciascuno persegue un conflitto indiretto finalizzato alla conquista di influenza nell’area grigia fatta di nazioni non allineate. Si consideri che amerosfera e sinosfera contengono insieme circa 3 miliardi di abitanti, con tendenza demografica declinante, mentre l’area grigia ne ha circa 5 con demografia crescente.



La Cina, che si sente in svantaggio, ha consolidato la convergenza con la Russia per ampliare la propria influenza nell’Eurasia continentale, più difendibile contro la talassocrazia americana, e sta puntando all’influenza sui Brics sollecitando con diplomazia attiva (per esempio la mediazione tra Iran e Arabia) e con premi economici una quarantina di nazioni per lo più del Sud globale, a farne parte. L’America sta consolidando il G7, predisponendo i precursori per una Nato globale, già estesa a Svezia e Finlandia e di fatto all’Ucraina, che includa Australia, Giappone e Corea del Sud, nonché aumentando il presidio nel Pacifico insulare, in particolare Filippine e Oceania. In questa partita sono nazioni chiave l’India, il Sudafrica, il Brasile e l’Arabia.



Nel vertice Brics di Johannesburg si è notato che le prime tre nazioni, la quarta come osservatore, preferiscono una posizione autonoma dai due blocchi per ottenere vantaggi da ciascuno. L’Arabia sta negoziando con l’America la fornitura di capacità nucleari civili e la pressione su Israele per ammorbidire la frizione con i palestinesi, offrendo in cambio convergenza geopolitica, ma anche minacciando una svolta filocinese e russa se il negoziato fallisse. Da un lato, l’India resterà divergente dalla Cina e ciò rende remota la formazione di un terzo blocco più forte dei due in conflitto. Dall’altro, l’America non ha più la scala economica per reggere il primato mondiale da sola.



Per tale motivo agli alleati dell’America è richiesto di prendere una postura di proiezione globale. Giappone, Regno Unito, Corea del Sud l’hanno già impostata, Francia e Germania hanno difficoltà a farla attivamente in piena convergenza con il G7. L’Italia, invece, ha il potenziale per farlo e per ottenere, via geopolitica, un vantaggio economico interno dalla proiezione esterna capace di compensare i problemi di bilancio. Roma si è già messa in questa postura, ma deve allargarla globalmente. Sollecitazione per preparare con più ambizione la presidenza del G7 nel 2024.

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