Scoperta dalla Guardia di Finanza una società che operava in provincia di Siena e che sarebbe coinvolta nel traffico di badanti. L’operazione ha portato a tre arresti e ad altre otto persone indagate. L’accusa sarebbe quella di “associazione a delinquere finalizzata a favorire la permanenza di extracomunitari irregolari“. L’inchiesta infatti ha visto coinvolti più di 347 stranieri che sarebbero entrati in Italia illegalmente grazie ai documenti falsi e ad assunzioni fittizie come badanti nelle famiglie della zona.
Si tratta di una società con sede a Chianciano Terme che tra le principali attività aveva come fine un vero e proprio traffico di immigrati. Le testimonianze delle persone coinvolte hanno dichiarato che venivano chiesti fino a 4.000 euro per ottenere un falso permesso di soggiorno, che garantiva la permanenza in Italia, grazie ad assunzioni e buste paga falsificate con l’aiuto di criminali residenti in Tunisia che ricevevano le somme attraverso ricariche di carte prepagate e trasferimenti di denaro. All’impresa, con a capo due italiani e una donna straniera, sono stati inoltre sequestrati fondi ricevuti a titolo di aiuti Covid. I titolari e le famiglie coinvolte nell’inchiesta hanno maturato un debito nei confronti del Fisco di più di un milione di euro, dovuto ai contributi non versati.
Traffico di badanti irregolari, la società aveva ricevuto aiuti Covid per 30mila euro
Secondo l’inchiesta della Guardia di Finanza, i cui dettagli sono stati pubblicati dal quotidiano La Nazione, l’indagine ha avuto inizio grazie ai controlli effettuati sugli aiuti Covid erogati alle imprese durante la pandemia. Più di 30mila euro che sarebbero invece stati spesi a fini personali con acquisti di elettrodomestici, televisori e cene al ristorante. Da questi dettagli è partito l’accertamento, che ha permesso di scoprire l’associazione a delinquere.
Su 347 cittadini stranieri, solo 58 lavoravano effettivamente come dichiarato, mentre gli altri si garantivano il rinnovo del permesso di soggiorno a pagamento e, in molti casi, con buste paga fittizie. Altri migranti, invece, dopo un breve periodo di finto lavoro come badanti, denunciavano anche il falso licenziamento arrivando così ad ottenere benefici e sussidi statali come il reddito di cittadinanza e l’indennità di disoccupazione.