Il fenomeno del’aumento del consumo di droga, e soprattutto del traffico illecito che vi grava attorno, è stato al centro di un’intervista rilasciata dal sociologo Michel Gandilhon, esperto della questione, per il quotidiano francese Le Parisien. Un fenomeno, spiega, che affonda le sue radici “nell’enorme aumento della domanda nella società francese” che “cresce e interessa aree sempre più vaste, comprese le città di medie dimensioni e le zone rurali”.
Così, il traffico di droga che prima era un fenomeno diffuso soprattutto nelle grandi città, ha raggiunto anche le piccole e remote aree rurali, anche perché, spiega il sociologo, “le grandi città sono sature di punti di spaccio” e la rete dei trafficanti “cerca di conquistare nuovi mercati e insediarsi altrove”. Una buona piazza di spaccio arriva a valere “70/80mila euro al giorno di incassi” e questo, inevitabilmente, aumenta la concorrenza, che per quanto riguarda il traffico di droga è fatta anche, se non soprattutto, di violenza, “intrinseca alla competizione nella criminalità”. Alla logica del mercato, poi, si uniscono in questo contesto anche, spiega Gandilhon, “le logiche legate all’onore e alla vendetta”.
Gandilhon: “Il traffico di droga destabilizza la democrazia”
Sul traffico di droga, inoltre, il sociologo ci tiene a precisare che negli ultimi anni si è registrato “un cambiamento nella criminalità organizzata, che è passata dal reclutamento di killer professionisti a giovani inesperti” che, talvolta, finisco per esasperare quella violenza. Così, a differenza del passato, “i trafficanti hanno un esercito” fatto da “un ampio bacino di giovani che hanno abbandonato la scuola e sono disoccupati” oltre che di “alcuni giovani migranti”.
Complessivamente, però, ciò che spesso non viene detto sul traffico di droga, avverte Gandilhon, è che si tratta di un business che “destabilizza la democrazia“. Infatti, i residenti delle zone di spaccio “si allontanano, trasformandole in un ghetto. In Francia sono stati censiti fino a 4.000 punti di spaccio, con centinaia di quartieri interessati”, mentre “le aziende hanno liste di quartieri dove non andranno più” e non bisogna dimenticare le “zone in cui le bande hanno il controllo del territorio”. Contro il traffico di droga, secondo il sociologo, “sembra che il sistema giudiziario non abbia le risorse per affrontare i fenomeni del controllo territoriale” che, secondo lui, “dovrebbero essere giudicati da corti d’assise speciali“.