Il traffico di organi sul dark web è un fenomeno tristemente in aumento e, purtroppo, c’entra anche l’Italia con questa crescita. Come approfondito dalla trasmissione di Rete 4 “Fuori dal Coro”, condotta da Mario Giordano, esistono veri e propri shop online, in cui si mettono a disposizione cuori, reni e altri organi, con tariffe variabili, che vanno dai 30mila euro per una cornea ai 150mila euro per un polmone. Un mercato che affonda le sue radici in Italia, tanto che, come affermato dall’inviato del programma, tra le case diroccate di Castel Volturno si nascondono alcuni trafficanti d’organi in passato ricercati anche dall’FBI.
Carmine Schiavone, sacerdote e direttore della Caritas Aversa, ha parlato della testimonianza di una giovane proveniente dall’Africa, che gli ha detto: “Per noi la libertà costa tanto e cara. Alcuni di noi per arrivare in Italia hanno dovuto vendere organi”. Uno dei venditori, contattato sotto mentite spoglie dall’autore del servizio di “Fuori dal Coro”, ha garantito al finto acquirente di una cornea “consegna in aereo in 48 ore, grazie ad agenzie con cui collaboriamo per spedire i nostri prodotti”. Insomma, inserirsi nel circuito non è impossibile e il pagamento deve avvenire sotto forma di bitcoin.
TRAFFICO ORGANI, QUANTO FRUTTA? REPORT USA: “FINO A 1,7 MILIARDI DI DOLLARI”
Uno dei pentiti, ha riportato “Fuori dal Coro”, ha descritto le modalità con cui si pratica il traffico di organi: “Talvolta i migranti non hanno soldi e allora si rivolgono a queste persone, egiziane, che prelevano i loro organi e li rivendono per una somma di 15mila euro”. Secondo un report americano, il traffico di organi genera profitti compresi tra 840 milioni e 1,7 miliardi di dollari ai trafficanti.
Una fonte delle ong, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha asserito: “Pare ci sia una tratta specifica per i bengalesi, che prevede che loro si indebitino e paghino il proprio debito facendosi estrapolare gli organi. Inizialmente questo avveniva in Europa e in particolare in Italia, poi, per via di complicazioni, adesso l’estrazione avverrebbe direttamente in Libia”.