Commento choc di un carabiniere sulla tragedia di Gragnano, il caso del 13enne caduto dal balcone e morto forse perché suicidatosi a seguito di una spirale di bullismo messa in atto da parte di un gruppo prevalentemente composto da minorenni. Mentre le indagini proseguono, su LinkedIn il coordinatore delle attività sportive della Scuola Ufficiali dei Carabinieri, Antonino Briguglio, avrebbe postato una riflessione che ha innescato la bufera gettando l’Arma nell’imbarazzo e che punterebbe il dito contro i genitori della vittima. Come si apprende da Fanpage, che riporta quanto dichiarato da fonti del Comando Generale in merito al post (poi rimosso) sul caso di Gragnano, la posizione del militare sarebbe stata sottoposta a procedimento disciplinare.
“Se allevi conigli non puoi pretendere leoni…“, è un passaggio del commento del carabiniere piombato tra le cronache collaterali alla tragedia di Gragnano come una ennesima ferita – denunciato online da Matteo Flora, imprenditore e docente universitario che si occupa del supporto tecnologico alle vittime di revenge porn – dopo la morte del 13enne precipitato dal balcone della sua casa al quarto piano il 1° settembre scorso. Quello che inizialmente era sembrato un terribile incidente si starebbe rivelando un mosaico ancora più complesso e denso di elementi inquietanti: il 13enne caduto dal balcone a Gragnano potrebbe essere morto dopo essere stato istigato al suicidio e attualmente sarebbero 6 le persone iscritte nel registro degli indagati. 2 maggiorenni, tra cui una ragazza, scrive Repubblica, e 4 minorenni tra cui una ex fidanzatina della vittima.
“Se allevi conigli…”, le parole choc di un carabiniere sul caso di Gragnano
Il post pubblicato su LinkedIn dal carabiniere Antonino Briguglio avrebbe spinto l’Arma ad avviare un procedimento disciplinare, come riporta Fanpage, e a prendere immediatamente le distanze dal contenuto espresso dallo stesso. Il commento completo rivolge un’accusa ai genitori delle vittime di condotte odiose come il bullismo, e ha acceso una polemica trasversale tra social e carta stampata. “Un ragazzino si suicida… e psicoterapeutici sproloquiano in tv sul fatto che le parole sono armi e che c’entra il bullismo… senza pensare che se allevi conigli non puoi pretendere leoni… e che magari la colpa è quindi di chi non ha saputo far crescere adeguatamente quel ragazzino… Il problema con un bullo si risolve – da sempre – dimostrandogli che non hai paura di lui…“. Parole che sono state cancellate non prima di essere impresse in uno screenshot che ha fatto il giro della Rete.
A scriverle, riportano Repubblica e Il Corriere della Sera, sarebbe stato un uomo che svolgerebbe la professione di coordinatore delle attività sportive della Scuola Ufficiali dei Carabinieri e che ora, dopo la tempesta scatenata con il suo pensiero sulla tragedia di Gragnano, sarebbe destinatario di un procedimento disciplinare. “Questi commenti sono stati espressi a titolo prettamente personale dal militare, abbiamo avviato un procedimento disciplinare per le valutazioni, i nostri carabinieri si stanno impegnando senza sosta per risolvere il caso e l’Arma è sempre in prima linea nella lotta al bullismo“. Questa, riportata in queste ore da Repubblica, la nota dell’ufficio stampa del Comando generale dell’Arma sulla vicenda che vedrebbe coinvolto Antonino Briguglio per il post sul dramma di Gragnano, un caso ancora al vaglio degli inquirenti in cui non sarebbero esclusi imminenti sviluppi.
Insulti e minacce al 13enne morto a Gragnano: “Ucciditi”
Alessandro, 13enne caduto dal balcone e morto a Gragnano il 1° settembre scorso, secondo gli inquirenti potrebbe essersi tolto la vita dopo aver subito insulti e minacce, persino inviti al suicidio, da parte di un gruppo di giovanissimi che avrebbero agito attraverso messaggi poi rinvenuti tra i contenuti del telefonino della vittima. “Ucciditi“: sarebbe questo, riporta Ansa, uno degli sms sconvolgenti che il ragazzino avrebbe ricevuto nel tessuto di una spirale di odio e bullismo di cui la famiglia del 13enne era all’oscuro.
Nulla, nella condotta del minore tra le mura domestiche, avrebbe fatto intuire ai genitori il tenore di una situazione che si sarebbe fatta sempre più grave e opprimente. La famiglia del ragazzo morto a Gragnano, riporta Repubblica, attraverso i suoi legali avrebbe fatto sapere che il 13enne non avrebbe mai manifestato segni di malessere né avrebbe mai parlato di insulti e minacce ai genitori. Figlio unico di un avvocato e un agente di commercio, Alessandro avrebbe frequentato la scuola con profitto e sarebbe stato dipinto dai genitori come un ragazzo solare e apparentemente sereno. Poi la fine. Il reato ipotizzato a carico degli indagati sarebbe istigazione al suicidio, ma il quadro potrebbe cambiare alla luce della minore età della vittima.