“Dio è con noi. Io penso che esista ma si nasconde” dice un soldato ucraino mentre una crepa attraverso le buie trincee del Donbass lascia intravedere una luce.

In Tranchées, appena presentato fuori concorso alla 78esima Mostra del cinema di Venezia, il reporter di guerra e giornalista francese Loup Bureau ci accompagna con lunghi piani sequenza nella vita quotidiana dell’ultima guerra dimenticata d’Europa, quella combattuta tra i soldati ucraini e i separatisti filorussi dal 2014.



In quest’epica nascosta il rumore delle piccozze che scavano la pietra delle trincee si mescola a quello dei colpi di artiglieria, alle granate che fanno tremare i bunker e la macchina da presa in silenziosa contemplazione. La potenza dei primi piani in bianco e nero, terra, polvere, mani che lavorano e trasformano la materia, perché “se vuoi sopravvivere scava” e ancora trincee, vite racchiuse in pochi metri di salvezza. Un’estenuante e anacronistica guerra di trincea dove la fisicità della materia contrasta in modo straniante con le tecnologie digitali.



In questo appassionante documentario Bureau ci fa immergere nella dimensione psicologica dei giovani protagonisti dove la drammaticità della guerra sfuma in quella simulata nei videogiochi con cui i soldati si intrattengono nelle interminabili pause tra un attacco e l’altro. È un gioco di rimandi in cui il senso del tragico aleggia costantemente su questi destini sui quali incombono tanto la violenza della Storia quanto le azioni degli uomini.

Bureau con i ripetuti richiami al mancato rispetto del cessate il fuoco ci ricorda ancora una volta le responsabilità dell’Europa intera, immobile in un conveniente disinteresse.