Preoccupazione crescente in Gran Bretagna per l’ammissione di donne transgender a competizioni femminili di sport vari: donne e ragazze in tutto il Paese, secondo un recente rapporto, stanno abbandonando la carriera dopo essere state ferite o intimorite da colleghe che hanno cambiato sesso. Le testimonianze arrivano da 25 diverse discipline e descrivono in dettaglio come ragazze di 12 anni siano state costrette a condividere gli spogliatoi con maschi adulti biologici che affermano di identificarsi come donne, spiega il Daily Mail. Il rapporto di 28 pagine rivela come alcune donne e ragazze hanno subito lussazioni e persino ossa rotte per essere state costrette a competere contro atlete trans molto più pesanti e muscolose.



Una donna trans di 16 anni, per esempio, ha rotto il dito di una donna e lussato la spalla di un’altra durante un torneo di judo. Un’atleta ha ricevuto minacce di morte per aver sollevato preoccupazioni sulla competizione contro le donne transgender mentre una ragazza di 13 anni ha perso il posto di portiere in una squadra di calcio femminile, soppiantata da un estremo difensore che ha cambiato genere. Una vogatrice universitaria ha affermato di essere stata costretta a condividere gli spogliatoi con una donna transgender, mentre a un altro compagno di squadra è stato chiesto di condividere il pernottamento con loro. Un’attaccante di calcio di 15 anni ha detto di essere stata costretta a rinunciare allo sport perché era “troppo rischioso” affrontare squadre con un portiere uomo e ancora un’atleta di judo medaglia mondiale ha detto di aver smesso da un giorno all’altro dopo aver visto una collega trans rompere il dito di una donna e lussare la spalla di un’altra durante un corso di allenamento.



Donne trans nelle competizioni: “Sempre più bambine si allontanano dallo sport”

Una calciatrice ha detto a Fair Play For Women che si sente “paura e isolata” nel condividere uno spogliatoio con una donna trans dopo essere stata aggredita sessualmente da un uomo. “Non posso sopportare di andare in un club dove c’è la possibilità di essere spogliata e incontrare un maschio nello spogliatoio. Ho anche paura di essere placcata da un maschio. Tutta questa prospettiva mi fa stare male” ha rivelato. La medaglia olimpica Sharron Davies ha dichiarato: “Queste politiche discriminatorie stanno allontanando le ragazze e le donne dallo sport. Questo rapporto dimostra che si tratta già di un grosso problema e che, se non si interviene, potrà solo peggiorare”. L’anno scorso, la UK Athletics ha annunciato il divieto per le donne transgender di competere nella categoria femminile in tutti i suoi eventi ma alcuni organizzatori lo consentono ancora.



La corritrice Amanda Martin ha affermato di essere stata derubata di due medaglie del primo posto da una concorrente trans a cui era stato permesso di gareggiare contro di lei. “Non c’è modo di battere un maschio biologico. È così frustrante. Pensavo che quando la regola fosse cambiata sarebbe finito. Ma non rispettano le regole. Ho inviato un’e-mail agli organizzatori, UK Athletics e England Athletics, e alla fine è stata rimossa dai risultati. Ricevetti un premio per posta circa sei settimane dopo” ha aggiunto ancora al Daily Mail. L’organo direttivo Swim England ha annunciato l’anno scorso che le nuotatrici non dovranno competere con concorrenti transgender. Anche British Cycling ha bandito le donne trans dagli eventi femminili. La ciclista trans Emily Bridges ha bollato la decisione come un “genocidio contro di noi” e ha paragonato i capi del ciclismo ai nazisti.