Una donna ha fatto causa a un’associazione antistupro dopo che una persona transgender ha iniziato a frequentare il gruppo di sostegno. La notizia viene riportata dalla “BBC” e Sarah (nome di fantasia, ndr), violentata a 20 anni da un uomo, ha deciso di smettere di partecipare alle sedute, sottolineando di essersi sentita a disagio nel condividere i dettagli del suo passato con il gruppo per via della presenza della “nuova arrivata”. Gli avvocati di Sarah sostengono che, adottando un approccio trans-inclusivo e non prevedendo un gruppo per le donne nate femmine, l’ente non è riuscito a soddisfare le esigenze di tutte le vittime di violenza s*ssuale.



La donna ha quindi intentato una causa in base alla legge sull’uguaglianza, sostenendo la discriminazione indiretta, la vittimizzazione e le molestie: “Credo che le donne abbiano diritti e tutele basati sul s*sso, che al momento sono minacciati dall’attivismo trans”. Sarah ha raccontato di essere stata adescata e abusata s*ssualmente quando era bambina e successivamente, a 20 anni, un uomo che conosceva l’ha violentata, ma lei non si è rivolta alla polizia. L’anno scorso, quando sapeva di dover entrare in contatto con quest’uomo, la diretta interessata aveva attacchi d’ansia e “così ho deciso di chiedere aiuto all’associazione. Era uno spazio molto sicuro per parlare dei sentimenti che avevamo provato. Abbiamo parlato molto di come siamo state manipolate e costrette dagli uomini. Non so dire quanto mi abbia aiutato mentalmente”.



TRANS NEL GRUPPO DI SOSTEGNO ANTISTUPRO: DONNA FA CAUSA AD ASSOCIAZIONE

Nel prosieguo del suo intervento ai microfoni della “BBC”, Sarah ha rivelato che a uno di questi incontri ha preso parte una nuova persona, che lei ha capito essere una donna trans dagli abiti maschili che indossava: “Sono stata un po’ presa alla sprovvista – ha evidenziato –. Ho deciso di non parlare quella settimana perché non mi sentivo a mio agio. Non mi fido degli uomini perché sono stata violentata da un uomo”. Tuttavia, la persona che coordinava la sessione, le avrebbe domandato di parlare al gruppo: “Mi sono sentita manipolata e costretta a parlare. Quando ho lasciato la sessione ho avuto un attacco di panico, ero assolutamente sconvolta”.



Survivors’ Network, l’associazione frequentata dalla donna, ha comunicato di aver appreso dell’imminente azione legale dai social media e di non aver ancora ricevuto alcun documento legale che chiarisca i dettagli e le basi della richiesta. Secondo l’associazione, Sarah non è stata obbligata a parlare durante la sessione: “Sia nella valutazione che nel manuale viene spiegato che tutte le donne, comprese le donne trans, sono benvenute nel gruppo per sole donne. La richiedente è stata messa al corrente della posizione trans-inclusiva del Survivors’ Network prima di partecipare al gruppo”.