Regna lo scetticismo in Italia sulla “rivoluzione verde“. Lo dimostra un sondaggio Ipsos, da cui emerge che appena il 17% ritiene equilibrato e attendibile il dibattito pubblico sulla transizione ecologica. Lo stesso approfondimento, condotto per conto del think tank AgitaLab e i cui dati sono riportati dal Giornale, precisa però che oltre due terzi sono d’accordo, ma ci sono dei distinguo da fare. Il 41% fissa la condizione che la transizione ecologica «non abbia ricadute sull’occupazione e sul benessere degli europei». Inoltre, c’è un 28% che concorda «nonostante le ricadute sull’occupazione e sul benessere degli europei». Per quanto riguarda le “case green“, due terzi sono favorevoli, ma il 44% a patto «che la ristrutturazione non pesi sul loro bilancio familiare». Pertanto, non c’è un via libera totale sulle politiche green europee e sulle auto elettriche emergono dati che inducono a una riflessione più approfondita. Ad esempio, i favorevoli scendono sotto la metà del campione, di cui oltre un terzo «solo se il maggior prezzo sarà coperto da incentivi». Invece, l’altra metà è contraria, da un lato perché «non utile a fermare il cambiamento climatico», dall’altro perché «i costi sarebbero superiori ai benefici».



Il sondaggio Ipsos si interroga anche sulla qualità dell’informazione in merito alla transizione ecologica. Per 4 italiani su 10 il dibattito sul green deal è «sbilanciato a favore dei promotori della Transizione Energetica e le opinioni contrarie sono poco considerate». Per 2 su 10, invece, «è sbilanciato a favore dei negazionisti climatici e di chi fa resistenza al cambiamento». Invece, solo il 17% lo giudica equilibrato, un dato preoccupante, considerando che le scelte in democrazia sono decise dai cittadini e per questo la qualità dell’informazione è importante. Tra gli intervistati del sondaggio Ipsos che acquisterebbero auto elettriche, ben il 60% spiega che lo farebbe perché sono ecologiche e contribuiscono alla lotta contro il cambiamento climatico. In realtà, se tutte le auto che circolano in Europa fossero elettriche, le emissioni di CO2 calerebbero solo dello 0,9%, stando a quanto riportato dal Giornale, che cita come fonte l’Europarlamento. Quindi, le conoscenze su cui i cittadini costruiscono le loro opinioni sono false.



TRANSIZIONE ECOLOGICA, “ZERO EURO DALL’UE A CHI DISSENTE”

A proposito di qualità di informazione, il Giornale spiega in che modo l’Unione europea “compra” cultura e scienza. Il riferimento è al Piano strategico Horizon Europe adottato lo scorso 20 marzo dalla Commissione europea per definire gli orientamenti strategici fondamentali per gli investimenti in ricerca e innovazione. «Lo scopo dei governanti europei – tanto chiaro quanto non apertamente ammesso – è quello di dotarsi di un’accademia sempre più allineata ai propri progetti egemonici», scrive Carlo Lottieri, secondo cui i finanziamenti andranno solo a studi a favore delle ambizioni europee. Al centro delle ricerche dovranno esserci, quindi, transizione ecologica, digitale e un’Europa più competitiva, inclusiva e democratica. «In altre parole, gli elettori che non vogliono “più Europa” sono costretti a finanziare studi che invece propongono un’espansione illimitata dei poteri continentali».



Quindi, per Lottieri è chiaro che l’Ue proponga di «sostenere quelle indagini – svolte da università e/o da imprese – che siano allineate alle esigenze di una classe politica di eurocrati che vuole rafforzare sempre più le istituzioni comunitarie e costruire un potere irraggiungibile da parte di ogni singolo cittadino». In ballo ci sono quasi 100 miliardi di euro, questa la somma del piano in attuazione. «Con questi investimenti ci si propone soprattutto di “formattare” un’intera generazione di nuovi studiosi, dal momento che la politicizzazione della ricerca ha conseguenze quanto mai significative sul sistema di reclutamento universitario», aggiunge Lottieri sul Giornale, segnalando che ora i giovani studiosi si trovano di fronte a un bivio, seguire scienza e coscienza o piegarsi.