Ieri Snam ha presentato il piano industriale 2021-2025 in un contesto energetico che per l’Europa e l’Italia è da un lato sfidante, con il prezzo del gas vicino ai massimi, e dall’altro, in un certo senso proprio per questo, ricco di opportunità soprattutto nell’ottica della transizione verde e della riduzione delle emissioni. È questo il caso di Snam sia per il settore che presidia, sia per una strategia, non banale, di investimenti nella rete, nello stoccaggio e in progetti green. Lo scenario di mercato rimane caratterizzato dalla crescita del contributo delle rinnovabili al mix energetico, dalle opportunità dell’idrogeno e da sviluppo di nuove tecnologie per la cattura e stoccaggio di anidride carbonica.



La transizione energetica non può funzionare se non si risolve “il problema” dello stoccaggio e del trasporto dell’energia e se non si lavora per abbattere i costi per gli utenti finali. In questa fase, di vera e propria transizione, diventa fondamentale poter contare su stoccaggi di gas perché la produzione delle rinnovabili non è programmabile.



Snam gioca tutte le proprie carte in questo scenario investendo in tre aree principali: le reti di energia che devono essere ammodernate e, in parte, adeguate alle esigenze del trasporto di idrogeno: lo stoccaggio non solo del gas ma anche di biometano, idrogeno e anidride carbonica; infine, lo sviluppo di progetti green nella catena del valore dell’idrogeno, del biometano e dell’anidride carbonica. Lo sviluppo delle rinnovabili e dell’idrogeno può certamente fare leva su un numero importante di imprese, anche italiane, che possono capitalizzare le conoscenze già impiegate nelle fonti tradizionali, ma ha bisogno anche di sviluppare start-up o imprese che operavano in nicchie che oggi si candidano ad avere un’importanza e tassi di crescita in forte incremento. 



Gli investimenti che Snam intende mettere in campo entro il 2030 sono ingenti: 15 miliardi di euro per il trasporto del gas di cui 3 per il trasporto dell’idrogeno; fino a 5 miliardi di euro nello stoccaggio di cui 3 in quello di gas naturale e biometano e 2 in nuovo stoccaggio (inclusi idrogeno e anidride carbonica); fino a 3 miliardi di euro per sviluppare iniziative di scala nell’idrogeno. Buona parte di queste risorse verranno già impiegate nel periodo 2021-2025: 8,2 miliardi per infrastrutture e i progetti green, 1,2 miliardi per lo stoccaggio e 1,3 miliardi nelle attività per la transizione energetica. Le risorse arriveranno anche dalla finanza “sostenibile” il cui peso salirà dall’attuale 60% a oltre l’80% del funding disponibile nell’arco piano; i sustainable bond avranno un ruolo chiave in questo percorso. 

Gli investimenti concorreranno a un aumento medio del reddito operativo lordo del 4,5% annuo nel periodo 2022-2025 e del 3% dell’utile netto. Il dividendo invece crescerà del 5% nel 2022 e poi almeno del 2,5% fino al 2025. 

È interessante la parabola di De Nora, leader nella produzione di componenti per l’idrogeno verde, in cui Snam ha investito con tempismo rispetto all’evoluzione del contesto competitivo. De Nora prevede di chiudere il 2021 con un incremento dei ricavi del 20% e si avvia a sviluppare una “gigafactory” italiana per la produzione di elettrolizzatori. De Nora, secondo quanto dichiarato ieri da Snam, potrebbe quotarsi nel 2022; la quotazione migliorerebbe la percezione del mercato su una società in forte crescita e al centro di uno dei processi di sviluppo tecnologico più interessanti. 

Snam si è infine impegnata a ridurre del 46% le emissioni relative alle partecipate e del 55% le emissioni derivanti dalla propria supply chain entro il 2030 rispetto al 2019. Snam in questo modo è la prima azienda di infrastrutture energetiche dell’Ue a stabilire dei target di riduzione delle emissioni Scope 3 relativi anche ai propri fornitori.

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