«Il mancato rinnovo dell’accordo sul grano dal Mar Nero ha fatto salire il livello di incertezza sull’andamento dei prezzi dei cereali. Le quotazioni sono salite anche sotto la spinta della speculazione, sempre all’opera in queste situazioni. Secondo l’indice della Fao, i prezzi internazionali dei prodotti alimentari hanno fatto registrare, a luglio, un aumento dell’1,3 % sul mese precedente, proprio a causa della decisione russa di bloccare l’accordo. Va comunque evidenziato che siamo al di sotto di circa dodici punti percentuali rispetto al mese di luglio dello scorso anno. Al di là dell’ultimo dato, i prezzi dei prodotti agricoli all’origine sono in calo continuo da circa un anno. Per i cereali, ad esempio, si è registrato in Italia un taglio del 30% rispetto alla precedente annata. I prezzi finali al consumo dipendono dalle scelte di altre componenti della filiera agroalimentare». Così Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, che abbiamo raggiunto prima del suo intervento al Meeting di Rimini di oggi.
Pensa che in autunno andremo incontro a nuovi rincari?
Per quanto ci riguarda, l’inflazione alimentare dovrebbe scendere nei prossimi mesi, a meno di eventi eccezionali nel prosieguo della guerra in Ucraina. Intanto attendiamo gli sviluppi dell’iniziativa avviata dal Ministro Urso per il trimestre anti-inflazione, con l’auspicio che possa coinvolgere l’intera filiera agroalimentare ai fini di un’effettiva incisività. La “Carta”, lanciata dal Governo a sostegno delle famiglie meno abbienti, è una misura che dovrà essere rinnovata anche nel 2024, dedicando sempre più attenzione all’acquisto di prodotti dell’agricoltura italiana. Vorrei ricordare che, a nostro avviso, l’Italia dovrebbe dotarsi di una specifica normativa sulle relazioni commerciali nel settore agroalimentare. I prezzi al consumo sono caratterizzati nelle fasi di rialzo da un’eccessiva volatilità.
Sono tante le tensioni che attraversano la filiera agroindustriale. Si riuscirà ad arrivare a settembre a un accordo che tuteli i consumatori?
Credo che fermare la caduta dei consumi provocata dal forte rialzo dell’inflazione sia un interesse dell’intera filiera agroalimentare: dall’agricoltura, all’industria di trasformazione fino alla distribuzione. La Confagricoltura è pronta a sostenere le iniziative del Governo per venire incontro alle esigenze dei consumatori. Apprezzabile, perciò, l’azione dei Ministri Urso e Lollobrigida per evitare distorsioni e contrastare l’inflessione dei consumi. In Francia, il “trimestre anti-inflazione” ha avuto successo ed è stato prorogato. Va ricordato che in Francia è in vigore una specifica normativa sulle relazioni contrattuali nell’ambito della filiera agroalimentare. In Italia, manca qualcosa di analogo. Abbiamo l’occasione per colmare la lacuna. Qualsiasi filiera è più forte, se tutte le parti ricevono il giusto riconoscimento economico.
L’Italia è leader in 37 produzioni agricole mondiali. Quello dell’agricoltura è un settore spesso sottovalutato, cosa chiedete alla politica per supportarne un ulteriore sviluppo?
Da tempo, sosteniamo l’esigenza di definire una strategia pluriennale per lo sviluppo dell’agroalimentare italiano. Una strategia resa indispensabile e urgente dai cambiamenti che sono in atto. L’inflazione e i tassi di interesse non torneranno sui livelli in vigore prima della pandemia e dell’aggressione russa all’Ucraina. Gli scambi commerciali internazionali cresceranno a un ritmo inferiore a quello che abbiamo conosciuto in passato. In sintesi, il contesto economico sarà più sfidante per le nostre imprese. Dobbiamo realizzare per intero il potenziale produttivo dell’agricoltura italiana in un contesto di crescente sostenibilità ambientale, grazie all’apporto della ricerca scientifica e delle innovazioni. Anche il miglioramento della logistica è di grande importanza per la competitività delle nostre produzioni, in termini di costo del trasporto che, a ora, risulta superiore alla concorrenza. In un documento già inviato al Governo abbiamo dettagliato le nostre proposte.
Negli ultimi mesi a livello europeo sono state discusse diverse misure con un impatto anche sul vostro comparto. Che giudizio date della posizione tenuta dal Governo? Vi siete sentiti e vi sentite supportati?
Dal Governo è arrivato un solido riscontro alle contestazioni che abbiamo mosso nei confronti di alcune proposte della Commissione europea in materia ambientale, anche con il voto contrario alle posizioni emerse in seno al Consiglio dell’Unione. Vedremo ora quelli che saranno gli sviluppi nell’ambito del confronto con il Parlamento europeo in vista delle decisioni finali. Desidero precisare che non contestiamo gli obiettivi della Commissione, bensì le modalità proposte per conseguirli. Non basta fissare obblighi e divieti. E senza risorse finanziarie aggiuntive per gestire i contraccolpi sul piano sociale ed economico. Occorre lasciare spazio alle diverse opzioni tecnologiche.
Recentemente è arrivato l’ok dell’europarlamento alla legge sul ripristino della natura. Lei è anche vicepresidente dell’associazione degli agricoltori europei, cosa ci può dire in merito?
Il voto del Parlamento europeo è stato positivo, con l’esclusione dell’agricoltura dalle misure proposte dalla Commissione. La partita, però, non è chiusa. Dovremo seguire con grande attenzione lo svolgimento del cosiddetto trilogo tra Europarlamento, Consiglio e Commissione. In una fase storica nella quale la sicurezza alimentare è all’ordine del giorno nei principali consessi internazionali, l’Unione europea non può rinunciare al 10% dei terreni agricoli. Inoltre, le condizioni produttive non sono le stesse in tutti gli Stati membri. Per trovare una soluzione valida, non sarebbe un problema attendere fino alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e all’insediamento del nuovo Esecutivo dell’Ue.
I dati Istat confermano che sempre meno giovani si avvicinano al settore e tanti imprenditori abbandonano l’attività. Cosa servirebbe per rendere l’agricoltura un comparto maggiormente attrattivo anche per i giovani?
Penso che l’agricoltura non sia percepita dall’opinione pubblica in modo adeguato. Esistono ancora visioni sorpassate. Le innovazioni tecnologiche sono sempre più presenti nelle imprese che producono per il mercato. Nei processi di produzione trova crescente spazio la digitalizzazione, anche per ridurre la pressione sulle risorse naturali, a partire dall’acqua. Sta anche crescendo l’impegno per la sostenibilità ambientale, con le pratiche per il trattenimento al suolo del carbonio e la produzione di energie rinnovabili. Un contesto, quindi, attrattivo per i giovani imprenditori agricoli. E servirà anche una manodopera più qualificata. Penso che sarebbe utile lanciare una campagna pubblica di informazione sulla realtà e sull’evoluzione dell’agricoltura, per incentivare il rinnovo generazionale.
Sostenibilità e sicurezza alimentare sono i temi al centro dell’incontro cui partecipa al Meeting di Rimini. Entrambi sono legati ai cambiamenti climatici in atto che rappresentano una sfida per tutti. Voi come intendete affrontarla?
L’agricoltura paga un conto particolarmente salato a causa dei cambiamenti climatici. Siccità, alluvioni, grandine hanno colpito le imprese agricole in gran parte del territorio nazionale con perdite di produzione e danni alle strutture per miliardi di euro. In questo quadro, per salvaguardare la sicurezza alimentare dobbiamo puntare con più incisività sulle innovazioni tecnologiche. A livello europeo, ha rappresentato un importante passo in avanti la presentazione di una proposta di regolamento sulle nuove tecniche genomiche. Occorre, però, una maggiore collaborazione a livello globale. L’Unione europea incide per meno del 10% sulle emissioni mondiale di gas a effetto serra. Dobbiamo senz’altro dare l’esempio, ma non basta. Va assicurato un maggiore sostegno ai Paesi meno avanzati, perché il cambiamento climatico richiede uno sviluppo economico diffuso. La sostenibilità ambientale richiede importanti investimenti superiori alle possibilità delle imprese, anche di quelle più strutturate. In ambito Ue, la Commissione, nonostante il rialzo straordinario dell’inflazione, non ha previsto finanziamenti aggiuntivi per l’agricoltura, nell’ambito delle proposte relative alla revisione di medio periodo del bilancio pluriennale dell’Unione fino al 2027. Con le principali organizzazioni agricole di altri Stati membri, siamo al lavoro per sanare questa grave lacuna.
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