Un nuovo passo in avanti verso il trapianto dagli organi di animali agli esseri umani, chiamati xenotrapianti. Sulla rivista Nature è stato pubblicato uno studio che ha descritto un trapianto di reni da maiali geneticamente modificati in primati non umani ovvero una scimmia. Per questo genere di trapianti non mancano gli ostacoli significativi da superare, su tutti il rifiuto degli organi trapiantati e il rischio di zoonosi, cioè di trasmissione di virus animali agli esseri umani.
È questo il caso del Signor David Bennet, paziente della School of Medicine dell’University of Maryland che è morto due mesi dopo il trapianto di cuore dopo aver contratto probabilmente un virus suino. Già altri studi avevano sottolineato di aver trovato ostacoli allo sviluppo della tecnica degli xenotrapianti: tre antigeni glicanici presenti nei maiali erano invece riconosciuti dagli anticorpi umani e attaccati, portando così al rifiuto dell’organo trapiantato. Lo studio condotto ora dal Wenning Qin e colleghi della Scuola di Medicina della Università del Maryland di Baltimora sulle scimmie contribuisce ad affrontare questi problemi.
Scimmie sopravvissute quasi due anni
Gli scienziati hanno apportato 69 modifiche genomiche al Dna di un maiale donatore, un maiale miniatura Yucatan: sono stati eliminati i tre antigeni glicanici pensati per indurre il rifiuto, sovraesprimendo sette geni umani e inattivando tutte le copie del gene del retrovirus suino, sottolinea Il Fatto Quotidiano. I reni sono stati trapiantati e hanno dimostrato una sopravvivenza più lunga rispetto a quelli con solo le modifiche agli antigeni glicanici (176 giorni contro 24 giorni). Questo dimostra che l’espressione di questi geni umani offre una certa protezione contro il rifiuto.
Insieme al trattamento immunosoppressivo, il trapianto ha garantito una sopravvivenza a lungo termine nelle scimmie fino a 758 giorni. Si tratta di risultati promettenti che rappresentano un importante passo avanti verso la xenotrapiantologia umana. Per gli autori dello studio, questa questa tecnica potrebbe avvicinarsi sempre di più ai test clinici rappresentando un’importante chance per il futuro dei trapianti di organi umani. Sono però necessarie ulteriori ricerche e sperimentazioni prima di poter considerare reni di maiali geneticamente modificati come una soluzione clinica definitiva da utilizzare negli esseri umani.