Continuando il discorso iniziato con gli articoli del 17 e 27 agosto e del 6 e 20 settembre, oggi spiego come possiamo avere un servizio di trasporti adeguato, costi, tariffe giuste e un network soddisfacente rispetto al vero potenziale da e per l’Italia. Il nostro Paese aveva fino a circa 30 anni fa mantenuto tutti i tipi di trasporti a dei livelli accessibili per tutte le tasche a eccezione di quello aereo, che era solo per le classi abbienti. Ma da 30 anni a questa parte tutta Europa ha invertito la rotta seguendo il modello americano, prediligendo le privatizzazioni e il trasporto su gomma anziché quello ferroviario. Poi con le low cost anche il trasporto su gomma si è ridotto, come anche quello marittimo.
Il motivo era poter inizialmente vendere più macchine, concedere più pedaggi ai concessionari, poi più aerei a scapito dell’ambiente, scegliendo così di seguire il dio profitto. Di conseguenza tutte le compagnie ferroviarie e marittime iniziarono ad avere problemi finanziari e vennero privatizzate. Anche le compagnie aeree di bandiera sono diventate sorpassate, avendo creato i finanziamenti alle low cost e la deregulation, senza comprenderne i risvolti sull’ambiente e sul mondo del lavoro.
Nessun Governo italiano da 30 anni o più ha fatto programmazione sui trasporti pensando al futuro e all’ambiente, infatti siamo tra gli ultimi in Europa per integrazione tra trasporti, abbiamo ferrovie ancora a binario unico e a diesel, porti senza dei terminal decenti e non costruiamo un aeroporto nuovo dai tempi del Costa Smeralda a Olbia. Invece abbiamo bisogno di un vero aeroporto nella seconda zona metropolitana più popolosa d’Italia che è Napoli e nuovi aeroporti nel Salento, ad Agrigento, in Basilicata, uno che serva le Eolie e a Milano il sistema andrebbe rivisto totalmente (tema già trattato lo scorso anno su queste pagine).
Riguardo la capitalizzazione di ITA, si potrebbe pensare di emettere dei titoli di stato che i cittadini (e persone giuridiche possibilmente) acquistano con degli interessi garantiti e dei massimi stabiliti. Stessa ricetta deve essere applicata urgentemente per i trasporti marittimi con le isole minori. Continuando con ITA, bisogna decisamente controllarla e svilupparla per dare lavoro agli italiani e far crescere turismo e cargo, evitando di darla a Lufthansa insieme a 90 milioni del marchio Alitalia, simbolo italiano.
Un messaggio per i milanesi: forse nessuno si accorge che Lufthansa sta investendo per voli a lungo raggio in modo pesante da Zurigo, Monaco e Vienna, tutti scali vicini a Milano, quindi dovremmo chiederci il perché se deve acquisire ITA.
Se ITA rimanesse sotto il controllo statale potrebbe imporre una tariffa media che copre i costi dove vuole su tutte le destinazioni, non solo Sardegna e Sicilia, cosa che i privati non possono fare. Addirittura io contatterei urgentemente il Governo portoghese per non vendere la TAP e, insieme ad altri 2-4 vettori, creare la quarta alleanza europea con ITA-Alitalia in pole.
Ci vuole un piano completamente differente di cui non si ha il minimo segnale con l’attuale amministrazione, né lo si avrà con Lufthansa o con un altro grande gruppo straniero, che, lo ripeto, non vorrà mai un vettore italiano forte, perché il nostro Paese ha la migliore posizione strategica europea per il traffico intercontinentale. Quindi, se vogliamo contare, dobbiamo essere indipendenti e creare un’alleanza con i vettori liberi rimasti che contano in Europa prima che se li pappino i grossi gruppi.
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