Come sta cambiando il nostro modo di muoverci? Qual è il rapporto con l’auto, e gli altri mezzi di 
trasporto? A queste e ad altre domande sul tema della mobilità risponde il 19mo rapporto ACI-Censis, che in oltre sessanta pagine racconta gli esiti delle ricerche effettuate.Il primo dato che emerge e di cui occorre tenere conto è il contesto socio-economico in cui ci troviamo. 
Il mondo dei trasporti e dell’auto in particolare ha vissuto il triennio 2008-2011 come uno dei più 
decisivi degli ultimi decenni. Sì, perché quelle che negli anni scorsi sembravano reazioni alla crisi si 
sono confermate e affermate sempre più, diventando di fatto vere e proprie modifiche del rapporto con cui si vive la mobilità. Gli aspetti affrontati nella ricerca sono tanti e diversi, ma vediamo di vedere in sintesi che quadro ne esce almeno su alcuni degli argomenti trattati. 



Cara auto…
Un dato che emerge come conferma di quanto registrato negli anni passati è il rapporto “conflittuale” che ci lega con l’automobile, con in più il dato di novità rappresentato dal fatto che per convinzione o per forza si comincia a fare a meno della vettura privata per i propri spostamenti. Mantenere un’auto costa troppo (e la ricerca è stata fatta prima degli ultimi aumenti sul carburante!) e, quindi, se ne fa a meno. 
Il costo di gestione è il primo dei motivi che porta a rinunciare all’acquisto, ancora più del prezzo di vendita dell’auto stessa che è solo al sesto posto. La ricerca ci dice anche che un’auto di due anni costa per il mantenimento, mediamente, 3.278 euro all’anno. Praticamente chi acquista una vettura da 15.000 euro dopo cinque anni è come se l’avesse pagata due volte. Certo queste stime sono frutto di approsimazioni, ma il valore indicato è certamente significativo. Così un automobilista su cinque circa dichiara di utilizzare l’auto meno di quanto facesse l’anno prima. 
Un dato in aumento rispetto agli anni precedenti e proprio per questo particolarmente interessante, tanto da aver attirato l’attenzione dei più, ma occorre tenere presente che a questi si contrappone però il 71,1% di persone che dichiarano di utilizzarla come nel 2010 e l’8,3% che addirittura la usa di più. Uno spostamento del genere è sufficiente per far parlare di “cambiamento” negli stili di vita? Forse no, però è certamente un dato di cui tenere conto. Insomma, sicuramente qualcosa sta cambiando e la situazione economica è sicuramente un fattore determinante, ma la ricerca stessa sottolinea come malgrado tutto ci sia ancora uno “zoccolo duro” di automobilisti duri e puri che dichiarano di non poter (e voler) assolutamente fare a meno dell’auto (44,5%) e di non “tradirla” con nessun altro mezzo di trasporto.



Le alternative
Ma come decide di spostarsi chi lascia l’auto in garage? Premesso che nessuno rinuncia a muoversi, segno di quanto sia fondamentale questa opportunità nella società odierna, le differenti opzioni vengono prese in considerazione a seconda dell’età, dell’impiego e del genere. I giovani studenti o lavoratori precari optano, quando possibile, per i mezzi pubblici. I giovani e gli uomini fino ai quarantacinque anni optano per lo scooter o la moto, le donne prediligono la bicicletta mentre casalinghe e anziani spesso scelgono di muoversi a piedi. Rispetto al 2010 aumentano decisamente (in termini percentuali) quanti prediligono muoversi a piedi o in bicicletta (molto economico ed ecologico) mentre si assiste a un calo di quanti fanno ricorso ai mezzi pubblici. A questo proposito è interessante vedere cosa dovrebbe cambiare per convincere le persone a utilizzare treni, autobus e metropolitane. Il 43,5% non utilizzerebbe comunque i mezzi pubblici a prescindere da quanto questi possano cambiare per venire incontro alle esigenze personali. Un dato in leggero calo rispetto all’anno prima ma comunque molto significativo di come venga percepito il trasporto pubblico. A seguire sono indicate invece le iniziative che potrebbero portare a utilizzare i mezzi pubblici: aumento delle corse, diverso orario dei mezzi, contributi su biglietti e abbonamenti, maggior numero di parcheggi di scambio. Interessante notare, in questo caso, l’ulteriore sottolineatura dell’aspetto economico quando il mezzo pubblico è già attualmente (ad eccezione della bicicletta) l’alternativa di gran lunga più economica mentre non vengono sollevate obiezioni sulla qualità del trasporto e sui tempi di percorrenza. 



Il car sharing
Un capitolo a parte merita il car sharing, dove i dati presentati possono essere intrerpretati secondo un duplice aspetto. Il commento alla ricerca di Aci-Censis sottolinea l’incremento del car sharing partendo dal dato che indica un più 66% nelle iscrizioni come dimostrazione dell’interesse da suscitato da questa particolare formula. Il car sharing, in breve, altri non è che l’iscrizione a un servizio a pagamento per cui si usufruisce di un’auto solo nel momento in cui se ne ha effettivo bisogno, svincolandosi quindi da spese di acquisto e mantenimento. Un’idea senza dubbio valida e interessante ma che riteniamo abbia ancora diversi limiti, molti dei quali legati proprio all’utilizzo e alla “concezione” che si ha dell’auto. 
Analizzando un po’ meglio i dati proposti, inoltre, si nota come il +66% corrisponde a 29.894 iscritti a un servizio di car sharing contro i 17.993 del 2009. Numeri che in termini assoluti rappresentano una quota veramente marginale di utenti, soprattutto se si paragona con il 1.800.000 immatricolazioni solo di vetture nuove nel corso del 2010. Ancora più “impietoso” il confronto tra nuovi iscritti e corse effettuate, dal momento che a un aumento percentualmente elevato di iscritti ha fatto seguito un incremento del 24,2% di corse effettuate.
Questo significa che in realtà l’impiego che ogni utente ha mediamente fatto del car sharing nel 2010 è inferiore alle sei corse annue. Questo non significa però che il car sharing non sia un’idea valida, quanto che occorre ripensare a come strutturare il servizio perché possa diventare, soprattutto nelle grandi città, una valida alternativa all’auto privata.