Il tema della mobilità personale e del trasporto, inteso sia come mezzi pubblici sia come trasporto merci, è argomento complesso e che coinvolge diversi ambiti e attori. Soprattutto del caso della mobilità cittadina non è soltanto un discorso di inquinamento, ma anche di congestione e di costo. Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Maurizio Romanazzo, responsabile della sezione “Usi finali dell’Energia” del Dipartimento Tecnologie dell’Energia dell’ENEA.



I trasporti rappresentano un settore fortemente energivoro?
Assolutamente sì, incidono per più del 30% sul totale dei consumi energetici nazionali. Inoltre un terzo di questi, quindi il 10% del consumo complessivo, riguarda l’ambito urbano. Nel corso degli ultimi vent’anni il traffico è aumentato del 30% e i consumi e le emissioni di gas serra mediamente del 3% ogni anno. Sono dati che dimostrano come il problema non possa essere più rimandato.



Quindi l’urgenza di una vera mobilità sostenibile è reale, ma cosa significa concretamente?
Quello della mobilità è un tema che va affrontato tenendo presente, secondo me, almeno tre elementi fondamentali: innanzi tutto abbiamo l’esigenza di muoverci con tempi e costi ragionevoli; in secondo luogo questi spostamenti, soprattutto in ambito urbano, dovrebbero avere impatti quanto più possibile limitati sull’ambiente e quindi sulla nostra salute; infine ridurre il consumo di fonti energetiche non rinnovabili. Si parla da tanto tempo di mobilità sostenibile, ma credo sia esperienza diretta di chiunque viva in un centro urbano che i problemi di congestionamento, qualità dell’aria e costi siano aumentati invece di ridursi, cosa che induce a pensare che sarà difficile trovare soluzioni efficaci in tempi rapidi.



Dipinge un quadro della situazione piuttosto negativo, da dove partire per una soluzione?
Non è una visione pessimista, purtroppo si tratta di realismo. Il problema da affrontare è complesso e necessita di soluzioni complesse. Non si può pensare di agire solo sulle infrastrutture per renderle più efficienti, sulle tariffe o sulla diffusione di mezzi meno inquinanti. Occorre ridefinire le funzioni urbane e affermare una nuova cultura, ripensare come vivere la propria città. Tra l’altro non parliamo di un problema appena nato, ma costituito dallo stratificarsi di errori accumulati negli anni. Certo, la tecnologia può essere un aiuto importante, sia per strumenti di infomobilità sia perché ci mette a disposizione veicoli a minor impatto ambientale, ma il primato è della politica.

Quali interventi ritiene si debbano mettere in campo?
Come dicevo occorre agire su più leve contemporaneamente. Certamente non si può prescindere da un’attenta pianificazione della domanda di mobilità e dell’uso del territorio, attuando politiche che spingano a un minor utilizzo del veicolo privato. Questo coinvolge il sistema logistico, lo sviluppo di teleservizi, una riorganizzazione degli orari, che però devono affiancarsi a investimenti infrastrutturali per il trasporto collettivo che siano veramente utili, quindi dotati di parcheggi di scambio e strutturati sugli effettivi bisogni di mobilità dei cittadini. In ambito urbano inoltre andrebbero incentivati con decisione i veicoli a basso consumo ed emissioni.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale?
I trasporti pubblici devono poter contare su infrastrutture in sede propria, dopo di ché occorre sviluppare l’intermodalità pubblico-privato. In una città come Roma c’è quasi una vettura (0,8) per ogni abitante tra i diciotto e gli ottanta anni, non si può pensare di modificare radicalmente questa situazione da un giorno con l’altro. Restando sull’esempio di Roma, spesso il trasporto pubblico non è utilizzato perché i parcheggi di scambio sono pochissimi e alle 8 del mattino sono già esauriti, la linea ferroviaria urbana FM3 della capitale è proprio un esempio di questa cattiva pianificazione. Ma in ambito cittadino non bisogna dimenticare anche la possibilità di muoversi in bicicletta, anche se pure in questo caso servono infrastrutture adeguate, o a piedi. Il percorso medio giornaliero in città è stato calcolato tra i 3 e i 5 chilometri… ma questo è più un problema culturale che altro. 

Quindi cosa si può fare nell’immediato?
Iniziative se ne stanno attivando molte, ma talvolta procedendo in maniera un po’ casuale, con palliativi come le domeniche senz’auto o piste ciclabili realizzate senza un progetto complessivo. E’ fondamentale invece che le amministrazini puntino a ridurre i chilometri percorsi dai veicoli stradali, soprattutto dei privati, utilizzando tutte le opzioni possibili per una pianificazione urbana che sia coerente con l’analisi della domanda e la politica dei trasporti. Come ENEA stiamo lavorando su diverse aree. Da un lato lo sviluppo di strumenti che possano supportare le decisioni nel campo della mobilità urbana e di infomobilità, dall’altro sulla logistica e sullo studio di ipotesi innovative di gestione del traffico merci, infine lo sviluppo e la promozione di veicoli a basso consumo che si è concretizzato in un progetto dimostrativo di microvettura ibrida in grado di percorrere fino a 50 chilometri con un litro di benzina.

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