Settembre nero per il mercato dell’auto. In Italia le vendite crollano di quasi il 26%. Nel mese appena concluso sono infatti state immatricolate 109.178 vetture, mentre nello stesso mese dell’anno scorso erano state 147mila (-25,74%). Il dato sui primi nove mesi dell’anno vede un calo del 20,46%, per un totale di 1.090.627 automobili immatricolate in Italia. Male anche il mercato delle auto usate (-17,75%). Ilsussidiario.net ha chiesto a Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor di Bologna, di commentare la prolungata crisi dell’automotive italiano.
A settembre il 26% di immatricolazioni in meno. Ve lo aspettavate?
Effettivamente il dato è peggiore di quello che ci attendevamo. Pensavamo che il calo del mercato si fosse ormai stabilizzato intorno al 20%, ma così non è stato. Comunque non è niente di così drammatico in sé. Piuttosto a essere drammatico è il quadro nel suo complesso.
A cosa si riferisce?
Al crollo dell’economia italiana per effetto della “cura da cavallo” somministrata al Paese per far fronte alle difficoltà finanziarie connesse all’euro.
Ma la picchiata del mercato dell’auto è più forte della frenata dell’economia italiana.
Già. Noi abbiamo stimato che la domanda di automobili, rispetto ai livelli pre-crisi, è crollata del 42%. E per fortuna che un calo così significativo non si è registrato né nella produzione industriale, né sul Pil. Nemmeno mi risulta che altri consumi abbiano avuto debacle così importanti.
Lei come se lo spiega?
Il dato che si evince è che, mentre nella prima fase della crisi la gente ha ridotto la propria propensione al risparmio per mantenere i livelli di consumo abituali nonostante il calo delle risorse, da metà 2011 in poi si è verificato il fenomeno contrario.
Cioè?
Cioè il futuro appare talmente nero che probabilmente la gente ha pensato di ridurre i propri acquisti per risparmiare qualche cosa in più. E questo ha ulteriormente depresso i consumi.
Come se ne esce?
Ritengo che, se la paura per il futuro si attenuerà, si potrebbe già verificare un recupero del mercato dell’auto che, in tal caso, potrebbe anche ripartire prima dell’economia reale.
Cosa può fare il governo per alleviare la paura?
Fare in modo che i consumatori possano disporre di maggiori risorse. E per questo bisogna ridurre l’imposizione fiscale sui redditi medi e bassi. Naturalmente per farlo servono risorse. Potrebbero essere prese aumentando le tasse sui redditi e patrimoni più elevati e sulle rendite finanziarie. Oggi stiamo vivendo una crisi che, come quella del ‘29, dipende da una concentrazione eccessiva della ricchezza. La strada è semplice, quasi elementare, basta avere la forza e la voglia di percorrerla.
E cosa può fare l’esecutivo per il settore auto?
Se ripartono i consumi, ripartono anche quelli dell’auto. Poi ci sono fattori specifici importanti per il settore.
A cosa sta pensando?
Al fatto che abbiamo i prezzi del carburante più elevati d’Europa, le polizze auto più costose del mondo e alla grandissima difficoltà per ottenere credito. Non dimentichiamo che in tempi normali 7 auto su 10 si vendevano a credito. Questo è molto importante. Poi le tasse sull’auto in Italia sono uno scandalo; ma c’erano già e questo governo le ha solo inasprite.
Come giudica il fatto che Fiat ha recuperato un quota seppur minima di mercato attestandosi al 30,3%?
Sono inezie. Su un calo intorno al 26% del mercato, perdere lo 0,6% in meno degli altri vuol dire poco. Anzi, non vuol dire niente.
La Panda è sempre l’auto più venduta.
È un modello indovinato che sta andando bene, soprattutto nella versione a metano cheviene preferita perché il costo del carburante è minore, come lo è anche per il Gpl. Nelle grandi catastrofi c’è sempre qualcuno che ci guadagna: se c’è un’epidemia di colera chi vende casse da morto fa affari d’oro.
Ultima domanda. Anche il mercato dell’usato è in calo (-17,75%). Come giudica questo dato?
È particolarmente negativo perché solitamente quando il nuovo va male, l’usato cresce perché c’è una quota di persone che si sposta da un mercato all’altro. Ma quando le cose vanno davvero male, non ci sono soldi per comprare né il nuovo, né l’usato.
(Matteo Rigamonti)