Nei giorni scorsi alcuni quotidiani e molti siti internet hanno dato ampio risalto ai risultati di una ricerca tedesca da cui si evincerebbe che l’auto elettrica inquina come, se non di più, di un’auto tradizionale. In particolare l’affermazione più condivisa riguarda il fatto che “l’auto elettrica per l’Italia andrebbe bene solo se l’energia elettrica venisse prodotta da fonti rinnovabili”. Affermazioni generalmente accompagnate da pochi e discordanti dati, per cui abbiamo chiesto un parere in merito al dottor Pietro Menga, presidente CIVES (Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali a Batteria, Ibridi e a Celle a combustibile). CIVES è costituita come Commissione Speciale del Comitato Elettrotecnico Italiano – C.E.I, l’Ente italiano preposto alla normativa tecnica nel settore elettrotecnico ed elettronico su mandato del Ministero dell’Industria, una struttura quindi super partes, istituzionalmente riconosciuta e che aggrega gli operatori del settore, sia lato offerta che lato domanda.



Dottor Menga, davvero l’auto elettrica ha senso solo se ricaricata da fonti rinnovabili?
Premesso che per quanto ci riguarda lo sviluppo di produzione di energia da fonti rinnovabili riteniamo vada perseguito a prescindere dall’auto elettrica, ci ha piuttosto sorpreso quanto riportato dai media a questo proposito. Il vantaggio offerto da una vettura mossa da motore elettrico rispetto a una che utilizza un motore endotermico è facilmente dimostrabile. Proprio per fare chiarezza in questo campo abbiamo realizzato un confronto delle emissioni di gas climalteranti di diverse tipologie di veicoli. Abbiamo considerato in particolare CO2 e CH4 (metano), perché 
quest’ultimo ha un effetto considerato 23 volte superiore a quello della CO2. Abbiamo preso in esame le emissioni dirette, vale a dire quelle che si misurano al tubo di scappamento dei veicoli, le emissioni indirette, ossia quelle necessarie per estrazione, raffinazione e trasporto dei combustibili, le emissioni relative alla produzione di energia elettrica in Italia sulla base del mix energetico del 2009 e le emissioni indirette per la produzione dei combustibili utilizzati per la generazione elettrica. 



Spesso nella realizzazione di questi calcoli si leggono però i dati più diversi.

Noi ci siamo affidati ai dati di fonti autorevoli autorevoli e, come si usa dire, al di sopra di ogni sospetto. Per quanto riguarda le emissioni imputabili alla produzione elettrica italiana ci siamo affidati a quanto comunicato da Terna, AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e GSE (Gestore Servizi Energetici), i dati di omologazione del Ministero dei Trasporti per il consumo dei veicoli nel ciclo misto standard o l’ENEA e altre associazioni internazionali per il calcolo delle emissioni indirette. Comunque, senza entrare troppo nel dettaglio tecnico delle rilevazioni, il mix energetico in Italia prevede il 31,6% da fonti rinnovabili, soprattutto idroelettrico, per un fattore di emissione di CO2 complessivo di 400,3 gCO2/kWh. A queste vanno sommate 54,3 gCO2eq/kWh di emissioni indirette, il che significa che considerando il consumo di un’auto elettrica di 0,13-0,18 chilowattora al chilometro con emissioni compessive tra i 60 e gli 80 grammi al chilometro.



Piuttosto distante anche dal migliore rendimento di un motore tradizionale.
Prendendo in considerazione le più ecologiche delle city-car, vale a dire quelle che più facilmente potranno un domani essere sostituite da vetture elettriche, abbiamo un livello di emissioni locali tra i 90 e i 100 grammi per chilometro, che diventano 110-120 sommando le emissioni indirette. La differenza è significativa, perché man mano che si abbassano le emissioni dei motori tradizionali diventa sempre più complesso migliorarsi ulteriormente. Nel caso delle auto elettriche, invece, se tra dieci anni la componente di energia da fonti rinnovabili dovesse essere maggiore inquinerebbero di meno senza bisogno di fare nulla.

Visti i numeri come è possibile che una simile affermazione abbia avuto una risonanza così vasta?

Innanzi tutto bisogna considerare che la ricerca da cui tutto ha avuto origine si basa sui dati della Germania, paese dove è ancora molto forte la creazione di energia da carbone. Inoltre, come dicevo all’inizio, è evidente che sarebbe meglio se l’energia fosse prodotta in percentuale maggiore da fonti rinnovabili, ma questo non è legato alla diffusione dell’auto elettrica. Una volta immessa in rete l’energia può essere utilizzata tanto per ricaricare la mia auto quanto per far andare un frullatore.
Si potrebbero prevedere politiche di acquisto e di incentivo per le energie pulite, ma questo è un elemento politico e di mercato, non tecnico. Il timore è che in questo caso l’ottimo diventi nemico del buono. Siamo tutti d’accordo sul considerare l’importanza delle fonti rinnovabili ma arrivare a definire l’auto elettrica inquinante tanto quanto quelle tradizionali è certamente una falsificazione della 
realtà. 

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