È arrivata la sentenza che molti si aspettavano. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) ha annunciato che Alitalia opera in una situazione di monopolio sulla Milano Linate-Roma Fiumicino. Entro novanta giorni la compagnia di bandiera dovrà comunicare all’Antitrust le misure prese per “rimediare” a questa situazione anti-competitiva. Chiaramente la compagnia si dice contraria alla decisione affermando che il treno è ormai dominante sulla rotta. Tuttavia, la quota di mercato su questa tratta è al 100% dopo la fusione avvenuta con la nascita di Cai tra la vecchia Alitalia e Airone.
A oltre tre anni dalla rinascita della “Fenice” arriva dunque la decisione dell’arbitro. La prima domanda è relativa al tempo impiegato per emettere tale sentenza. Perché ce n’è voluto così tanto? In realtà, non è stata una decisione lenta, perché l’Antitrust non era potuta intervenire prima. La legge 166 del 2008 infatti le impediva – per tre anni – di valutare e prendere decisioni circa le conseguenze anti-competitive di una fusione tra la prima e la seconda compagnia aerea italiana. Una decisione molto discussa e che aveva trovato molti oppositori, ma che il Governo Berlusconi si trovò ad approvare per aumentare l’appetibilità della cordata italiana.
Fin dal momento della nascita, i partiti politici che avevano trovato la soluzione poco favorevole ai consumatori, avevano cominciato a fare commenti negativi, tanto che l’ex sottosegretario Roberto Castelli si era detto scandalizzato dalle tariffe. Uno scandalo creato dalla politica e non certo dall’autorità Antitrust che dal momento della scadenza triennale della legge a favore di Alitalia, si è messa subito al lavoro per dare in tempi rapidi una risposta al mercato.
L’arbitro nel giro di pochi mesi ha detto che il mercato è chiuso anche a causa della situazione di Linate. Il City Airport milanese vede infatti una limitazione dei movimenti orari per una motivazione politica di fine anni Novanta. Erano i tempi in cui Malpensa doveva diventare il grande aeroporto del Nord Italia, ma poi i fatti non presero la piega sperata e Alitalia ruppe l’alleanza con gli olandesi di Klm. L’alleanza saltò, ma la limitazione oraria rimase, anche se la stessa Antitrust ha più volte ripetuto che lo scalo milanese potrebbe accogliere fino al 30% dei voli in più senza costi aggiuntivi.
Per questa limitazione gli slot a Linate non possono aumentare e le compagnie non possono entrare. Il problema della concorrenza, quindi, non riguarda solo le tratte verso Roma Fiumicino, ma anche altre destinazioni. In questa decisione l’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è concentrata solo sulla Roma-Milano. Ma è davvero così chiuso il mercato? E l’arrivo del trasporto ferroviario tra le due città capoluogo non ha davvero modificato la situazione concorrenziale?
Secondo l’Antitrust l’effetto del treno c’è stato, perché si è ridotta l’offerta di Alitalia tra le due città, ma il ricavo medio per posto offerto non è diminuito significativamente. Questo lascia pensare che la competizione sia molto limitata sulla tratta.
Da elaborazioni risulta tuttavia che la tratta in questione abbia perso tra il 2008 e il 2011 il 40% dei passeggeri. Non poco, visto che nel frattempo il treno alta velocità ha conquistato nuove quote di mercato. Le situazioni più problematiche rimangono tuttavia sulle tratte più lunghe, quali la Linate-Napoli o altre. L’arrivo della concorrenza anche nel settore ferroviario farà aumentare il numero di competitor e questa è sicuramente una buona notizia per i viaggiatori.
Lo scalo milanese potrebbe aiutare l’Antitrust a trovare una soluzione se il Governo aiutasse lo scalo milanese con l’incremento del numero di movimenti orari. Una soluzione congiunta che farebbe bene ai consumatori.