Di rado, molto di rado, anche gli automobilisti, dai distributori di benzina, hanno le loro soddisfazioni. Questo sarà il secondo fine settimana di fila in cui l’Eni taglierà i prezzi. Ben circa 20 centesimi al litro. La “pacchia” durerà tutta l’estate, dalle 13 di sabato alle 7 del lunedì mattina. Svariati operatori, come Q8, i distributori no logo e alcuni impianti della Grandi distribuzione organizzata quali Auchan, Conad e Carrefour si sono accordati e hanno abbassato pure loro i prezzi. Cosa sta succedendo? IlSussidiario.net lo ha chiesto a Giuseppe Colangelo, professore di Economia politica presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università dell’Insubria. «La strategia – spiega – è legata a due fattori. Anzitutto, il prezzo della materia prima si sta notevolmente riducendo. Se guardiamo, ad esempio, alle quotazioni del Brent del Mare del Nord, ci accorgiamo che sono scese decisamente sotto i 100 dollari al barile e si attestano sui 90 dollari, quando, per molte settimane, fino a poco tempo fa, oscillavano intorno ai 120. La riduzione della materia prima, a sua volta, influisce su tutti i suoi derivati, quali gasolio, benzina e diesel». La seconda ragione consiste in una triste circostanza. «Il nostro Paese, attualmente, è in recessione. La domanda, quindi, è molto debole e le compagnie petrolifere non hanno alternativa, per ottenere il massimo dei profitti, che vendere di più. Invogliando gli automobilisti a maggiori consumi, specie nel weekend, quando si effettuano più spostamenti». Anche la diminuzione del prezzo del petrolio è legato alla congiuntura economica. «La domanda è calata a livello globale, seppur non in maniera accentuata come in Italia. Si è determinato un accumulo di scorte di prodotto e la conseguente necessità di sostenere le vendite attraverso il calmieramento dei prezzi. Per inciso, la situazione dell’Iran e un possibile embargo non hanno influito particolarmente; qualcuno aveva pronosticato che il verificarsi dell’eventualità avrebbe generato un aumento». Il mercato del petrolio, in parte, reagisce psicologicamente come quello finanziario. «Si tratta di un mercato bivalente: da un lato, infatti, il greggio rappresenta un’importante materia prima industriale; ma, dall’altro, esistono individui e società finanziarie che speculano su quel mercato e assumono posizioni legate esclusivamente a ragioni finanziarie». Quello che sta succedendo, in ogni caso, è evento estremamente raro. Di norma, infatti, nonostante fosse più volte accaduto in passato che il prezzo del greggio calasse, quello della benzina rimaneva invariato. A volte, addirittura, aumentava.
«Esatto, perché i petrolieri ritenevano che il calo del prezzo del petrolio non fosse duraturo o che la domanda fosse sufficiente per non dover essere agevolata dal calo dei prezzi. In questa circostanza, nessuna delle due condizioni si è verificata. Verosimilmente, infatti, il calo del prezzo del petrolio resterà stabile. Il trend dovrebbe durare alcune settimane, così come la recessione è destinata a non terminare nell’immediato futuro». Gli occhi dei consumatori resteranno inevitabilmente puntati sull’Eni. «Essendo il principale operatore sul mercato italiano, tutte le altre compagnie, se vogliono vendere quantitativi “decenti”, devono, in qualche modo assumere la compagnia come parametro di riferimento». Per gli automobilisti c’è un’altra buona notizia. «Non è escluso che i prezzi, nelle prossime settimane, possano ulteriormente diminuire» .
(Paolo Nessi)