Cattive notizie per la Tav. La Corte dei conti d’Oltralpe ha fatto sapere in via ufficiosa che non ci sono risorse sufficienti per garantire la sostenibilità di tutti i progetti dell’alta velocità in cantiere. Qualcuna tra le 14 linee in costruzione potrebbe saltare. E la tratta Torino-Lione è tra queste. Anche se per ora non ci sono informazioni certe su quali linee potrebbero chiudere. Il governo francese non si è espresso nel merito; si è solo limitato a constatare la mole insostenibile dei costi nel complesso: entro il 2020 dovrebbero infatti essere stanziati 260 miliardi di euro per portare a compimento le 14 linee Tgv oggi in programma e già avviate. Ma il ministro del Bilancio francese Jerome Cahuzac ha detto che occorre “sfrondare” tra i progetti proposti e che il governo non avrà altra possibilità se non quella di “rinunciare ad alcune delle opzioni che sono state privilegiate” negli ultimi anni. Un’affermazione che non aiuta a capire quali possano essere le linee indiziate, ma che di certo non ha lasciato tranquillo il governo italiano che non ha tardato mettersi in moto per scoprire se la Torino-Lione è nella lista dei possibili candidati alla bocciatura.



Il ministro francese dei Trasporti Frederic Cuvillier intanto ha spiegato che prima di settembre non si potrà sapere nulla. Ma il problema non può non interessare l’esecutivo del premier Monti che, non molto tempo fa, per bocca del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, aveva definito l’alta velocità sulla tratta Torino-Lione come “la madre di tutte le preoccupazioni”, riferendosi ai numerosi episodi e incidenti durante le manifestazioni dei gruppi di No-Tav. L’Italia, inoltre, per la realizzazione della prima fase della linea, dovrebbe spendere almeno 2,8 miliardi di euro. E c’è ancora molta incertezza sull’ammontare effettivo dei finanziamenti che l’Unione europea vorrà destinare per la realizzazione dell’opera.

Chi ha provato a distendere il clima è invece Jean-Jack Queyranne, presidente della regione Rodano-Alpi, che è intervenuto per spiegare che non sarà certo il progetto Torino-Lione ad essere interessato dai tagli. Secondo Queyranne, questo collegamento ferroviario è un progetto essenziale per il passaggio del trasporto merci da strada a rotaia: potrebbe infatti contribuire a ridurre gli oltre 1,2 milioni di camion che ogni anno passano attraverso i tunnel del Fréjus e del Monte Bianco. A sostegno della sua tesi, Queyranne ha aggiunto inoltre la considerazione secondo cui l’Unione europea ha tra le sue priorità la realizzazione di simili infrastrutture, oltre ad aver già stanziato i finanziamenti iniziali per l’opera, e non crede che la Francia rinuncerà a un progetto così importante per cui sono stati già stanziati 800 milioni di euro.

Ma in Italia si sono riaccese le proteste e rivendicazioni dei tanti fronti anti-Tav: ambientalisti (anche del Pd), esponenti del Movimento cinque stelle, di Sinistra e libertà e dell’Italia dei valori sono tornati a chiedere il blocco dei cantieri. E i No-Tav tornano a farsi sentire sui blog. Un problema non da poco in un momento di forti preoccupazioni per il paese.