Se non si rimette in moto l’economia anche l’auto non riparte. Resta nel box. Anzi dal concessionario. Le case automobilistiche, infatti, possono fare ben poco di fronte a una crisi economica come quella attuale. Chi invece può fare qualcosa in più sono i governi nazionali che dovrebbero adottare misure per dare tranquillità ai mercati e alla gente, riattivando il circuito del credito e abbassando le tasse sull’auto. Mentre le compagnie assicurative dovrebbero abbassare i premi Rc, in particolar modo per i giovani, per i quali la possibilità di guidare una bella macchina sta diventando sempre più un miraggio. A fronte dei dati di un mercato europeo non certo positivi (-1,7%, pari a 1,2 milioni di immatricolazioni in meno) del mese di giugno e ancora peggiori del primo semestre dell’anno (dove le immatricolazioni sono state 6.896.348 con un calo del 6,3%), è sempre più evidente che se non si cambia qualcosa le prospettive non miglioreranno di certo da sole. Ilsussidiario.net ha intervistato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi promotor GL events, per farsi spiegare cosa sta succedendo alle quattro ruote nel vecchio continente.



In giugno, secondo i dati diffusi dall’Acea, nei paesi dell’Unione Europea e nei tre paesi dell’Efta (Irlanda, Norvegia e Svizzera) sono state immatricolate 1.254.052 autovetture con un calo rispetto a giugno 2011 dell’1,7%, mentre nel primo semestre le immatricolazioni sono state 6.896.348 con un calo del 6,3%. Cosa ne pensa?



Il mercato europeo, contrariamente a quanto succede nel resto del mondo, è in crisi (-6,3%). Inoltre, se confrontiamo i dati dei paesi dell’euro (-9,3%) con quelli che non ne fanno parte (dove il dato è positivo, +3%), vediamo che il calo delle immatricolazioni ha colpito soltanto l’eurozona. Quindi è l’area dell’euro ad essere in difficoltà. Per via della situazione generale negativa dell’economia. E di conseguenza, anche il mercato dell’auto ne soffre.

Nell’euro area chi è messo peggio?

All’interno del mercato dell’euro, quelli che vanno particolarmente male sono i paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e anche la Francia. Questo perché sono paesi che risentono molto fortemente della politica di rigore senza sviluppo messa in atto dai rispettivi governi in ossequio alla politica che la Germania sta imponendo ai paesi dell’euro.



Il mercato delle auto tedesche va sempre a gonfie vele?

La Germania va abbastanza bene, ma non benissimo. Ha solo un piccolo incremento. E anche i tedeschi iniziano ad avvertire il timore di vedere le loro esportazioni calare nei paesi dell’euro, che assorbono una buona quantità della loro produzione.

Tra i gruppi automobilistici europei chi è che va bene e chi male?

Abbastanza bene sta andando il gruppo Volkswagen. Abbastanza male invece sta andando il gruppo Fiat. Perché, contrariamente agli altri gruppi, sta adottando una politica che non prevede il lancio di nuovi modelli, o quantomeno ne prevede meno.

 

Come mai?

 

Perché loro dicono che, finché il mercato è in difficoltà, non conviene lanciare nuovi modelli. Gli altri invece li lanciano, anche perché li realizzano per i mercati che stanno andando bene, come la Cina, l’India, la Russia e il Brasile.

 

A chi pensa in particolare?

 

Al gruppo Volkswagen, alla Mercedes e alla Bmw.

 

Mentre le due “sorelle” francesi, Peugeot e Citroen come stanno andando?

 

Abbastanza male. Tant’è che c’è già un piano di riduzione del personale per 8000 persone.

 

Come valuta la politica della Fiat?

 

Io sono un analista e non do giudizi di valore. La Fiat sta seguendo questa politica che non sta pagando in Europa.

 

Previsioni da qui a fine anno?

 

Purtroppo sono legate all’andamento dell’economia. Perché in Europa, in particolare in Italia, la gente, spaventata dalle prospettive, compra molto meno di quello che potrebbe: preferisce risparmiare in vista di un futuro che non è roseo, ma pieno di preoccupazioni. Quindi, finchè c’è questo problema dello spread e della crisi dell’area dell’euro, è difficile che si possa uscire. Se però venissero presi una serie di provvedimenti che ridiano tranquillità ai mercati potrebbe anche esserci nel secondo semestre dell’anno, non dico una ripresa, ma qualche segnale un po’ meno negativo.

 

Quali sono, se ci sono, le mosse che una casa automobilistica può adottare per uscire dalla crisi?

 

Le case automobilistiche non possono fare molto secondo me. Quelli che possono fare qualcosa sono i governi.

 

E cosa devono fare?

Gli esecutivi nazionali non devono fare degli incentivi, perché non è più il momento. Quello che devono fare è ridare un po’ di tranquillità alla gente e ai mercati. Ci sono dei problemi specifici da affrontare: la benzina che è andata alle stelle, i premi di assicurazione che restano su livelli elevatissimi, lo Stato che ha imposto un sacco di tasse in più all’automobile, il fatto che c’è difficoltà a trovare credito per comprare le automobili. Prima della crisi il 70% delle automobili erano comprate a credito. Oggi, invece, se hai difficoltà sul credito, anche quelli che vorrebbero comprare l’auto hanno difficoltà a comprarla.

 

Come i giovani…

 

I giovani hanno problemi maggiori degli anziani. I giovani comprerebbero un’automobile di corsa, così come vorrebbero aver un posto di lavoro tranquillo di corsa. Ma quello che incide sui giovani in maniera devastante sono i premi di assicurazione. Perché l’Rc auto è particolarmente alta per loro. Ma questo è un problema che si trascina da anni.

 

(Matteo Rigamonti)

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