“Volkswagen è aggressiva, la sua politica è un bagno di sangue”. Sergio Marchionne attacca il gruppo tedesco con parole forti, aggiungendo che la crisi dell’auto che sta attraversando l’Europa “non è mai stata così dura. Anzi, senza precedenti”. Che il settore automobilistico europeo fosse in crisi non è una novità che scopriamo oggi. Colpisce però l’attacco, questo sì senza precedenti, dell’ad di Fiat ai concorrenti tedeschi. Per Carlo Simongini, contattato da IlSussidiario.net, ex presidente di Mazda Italia e oggi fondatore di Focus2move, società di consulenza nel settore automotive, “Marchionne dietro a questi attacchi sta solo celando il suo disinteresse per il mercato europeo. È evidentemente più interessato ad altri mercati, ad esempio quello sudamericano dove Fiat è il terzo produttore, o quello degli Stati Uniti”. Per Simongini, “è incredibile che Marchionne critichi la politica di Volkswagen quando la realtà europea è che Fiat continua a perdere quote e Volkswagen a guadagnarne”.
Marchionne parla di crisi europea dell’auto senza precedenti. È così, è un mercato finito?
Il mercato europeo è senz’altro maturo rispetto ad altri dove il livello di acquisto di automobili è più alto. Di conseguenza la difficoltà dell’Europa è quella che non si può vincere soltanto vendendo di più, ma bisogna saper competere con gli altri, cosa che Volkswagen sta dimostrando di saper fare molto bene, dato che ormai vende un’automobile ogni quattro nel Vecchio Continente.
Siamo a questi livelli?
Il 25% di quota del mercato in Europa appartiene al gruppo Volkswagen. Dimostra che si può competere in un mercato che di fatto non cresce ma che è stabile.
Veniamo alle accuse di Marchionne: come fa Volkswagen a mettere in atto questa strategia definita aggressiva sui prezzi e su margini?
Marchionne non parla di sconti, ma di prezzi e, in effetti, quello che fa Volkswagen è avere abbassato il prezzo ufficiale delle sue vetture, che normalmente hanno un costo superiore a quello delle concorrenti. Questo perché Volkswagen ha saputo offrire alla clientela europea una qualità e un’immagine decisamente superiori. Quindi, quello che dice Marchionne è solo il suo punto di vista perché la differenza tra Volkswagen e Fiat è palese. Lo si vede dall’atteggiamento che ha il gruppo tedesco in generale e quello che ha il gruppo Fiat-Chrysler sul mercato europeo.
Perché Fiat non fa la stessa strategia di Volkswagen?
Volkswagen parte da prezzi più alti e da una storia che non è “di sconti” e offerte come, al contrario, è la storia di Fiat. Volkswagen parte dal fatto che i consumatori riconoscano da tempo una qualità superiore nei sui prodotti. Questo è provato da anni e anni di rapporto fra Volkswagen e clienti. In un momento in cui il mercato soffre, la casa tedesca ha deciso di ridurre i propri prezzi e questo vuol dire che ha prezzi superiori a Fiat. Tuttavia, visto che la gente è già convinta che Volkswagen abbia una qualità superiore, è chiaro che un gran prodotto che viene venduto a un prezzo più basso attiri, a maggior ragione, la clientela.
Ma così facendo Volkswagen ottiene un guadagno?
L’anno scorso ha fatto il record di vetture prodotte in Germania, con 6,3 milioni di unità e le previsioni di quest’anno sono che il gruppo Volkswagen, così come altri gruppi tedeschi, continuerà ad aumentare la produzione sia per l’Europa, sia per l’esportazione fuori dell’Europa. Credo che sia il segno più tangibile della salute di questo gruppo. L’anno scorso, inoltre, Volkswagen ha dichiarato un utile netto di 11 miliardi di euro, record della storia dell’automobile.
Altro che industria in crisi come dice Marchionne…
È incredibile che Marchionne critichi la politica di Volkswagen, mentre la realtà in Europa è che Fiat continua a perdere quote e Volkswagen a guadagnarne.
Marchionne dà spesso colpa al sistema politico e sindacale italiano per le difficoltà di Fiat, lodando invece il sistema americano. È davvero così?
No, anzi. Penso che la decisione del governo italiano di sostenere in maniera fortissima la cassa integrazione abbia permesso a Marchionne di far pagare quasi totalmente lo stipendio dei suoi operai allo Stato, mentre ha preso qualche centinaio di milione di euro dal governo serbo per ristrutturare una vecchia fabbrica e fare lì la produzione della Fiat 500 L.
E l’America?
È vero che il mercato italiano è in difficoltà come lo è quello europeo, anche se in realtà è sceso solo dell1% e non è crollato. Fiat, però, in Europa dovrebbe avere la capacità competere con le concorrenti. In America, invece, ha trovato una situazione molto favorevole grazie a Obama che ha deciso di sostenere l’occupazione nel momento più grigio dell’automobile americana. E lì Marchionne sta facendo un grandissimo lavoro finanziario, che si vede dai risultati che sta ottenendo.
Marchionne ha rivolto un appello alla Commissione Ue per coordinare una razionalizzazione del settore, ha ragione?
Questo è un discorso molto lungo. Diciamo che la cosa più sorprendente è la critica che Marchionne fa a Volkswagen nel momento in cui è presidente dell’Acea, l’associazione delle case automobilistiche europee. Aveva già accennato a inserire i fondi di protezione dell’Europa verso i mercati dei produttori extra europei. Personalmente penso che se uno guarda in Europa vede già casi di successo, come ad esempio Volkswagen, Mercedes-Benz, Jaguar-Land Rover. Mi sembra di capire, pertanto, che Marchionne abbia grandi difficoltà nel Vecchio Continente e dietro le sue parole stia celando un disinteresse verso l’Europa probabilmente perché ha capacità finanziarie molto limitate e, d’altro canto, ci sono invece mercati molto più interessanti per lui: quello del Sud America, ad esempio, dove Fiat è terza in assoluto, o quello degli Stati Uniti, dove pure va molto bene.