Il bilancio di Air France-Klm, in rosso profondo, pone una questione che può portare a ricordi o a lontani ripensamenti. Se avessimo venduto Alitalia ad Air France come ci si ritroverebbe in questo periodo? Abbiamo fatto bene, visti i conti in rosso di Air France? Sarebbe migliorata la situazione della nostra compagnia aerea, oppure non sarebbe cambiato sostanzialmente nulla? Facciamo intanto due calcoli. Air France-Klm ha archiviato il secondo semestre dell’anno con perdite salite a 895 milioni di euro dai 197 dello stesso periodo dello scorso anno a causa anche di costi di ristrutturazione per 368 milioni e di un deprezzamento degli strumenti di copertura per il costo del carburante che hanno inciso negativamente per 372 milioni.



Complessivamente c’è stato un miglioramento, un lieve progresso nel traffico passeggeri, mentre c’è stata un flessione marcata per il settore cargo, a causa della crisi e alla conseguente debolezza del commercio mondiale. Infatti, se è in rosso Air France, Alitalia non brilla per i suoi bilanci, in perdita nel 2011 e anche nel 2012. In sostanza, il trasporto aereo è coinvolto in questa crisi mondiale e per certi aspetti questo mercato ricorda quello del settore dell’auto. Si possono fare automobili bellissime, ma siamo in piena sovraproduzione e non si vendono. Nel campo del trasporto aereo, in questo momento, l’offerta di posti di viaggio supera di molto la domanda e quindi la crisi si fa sentire.



Il professor Andrea Boitani, docente di economia all’Università Cattolica di Milano, esperto del settore dei trasporti, non dà alcuna importanza al ripensamento se Alitalia fosse stata venduta a Air France, tranne uno: «In quella circostanza, se avessimo venduto ad Air France avremmo avuto quasi due miliardi di euro di costi in meno. Per il resto non so proprio dirle se saremmo andati un po’ peggio o un po’ meglio. Se Air France è in rosso, guardi che Alitalia ha chiuso in rosso il 2011 e chiuderà con perdite anche il 2012».

Il problema quindi va spostato sulla crisi che coinvolge anche il trasporto aereo, l’aumento del costo del carburante.



Guardi oggi la crisi ha fatto aumentare i costi e una compagnia aerea rispetta i criteri economici quando l’aereo è pieno di passeggeri, non solo di carburante. Questo non avviene perché le compagnie di bandiera sono troppe. Quando l’economia gira, va bene anche il trasporto aereo, sia per quanto riguarda i passeggeri si per il settore cargo, che, alla fine, in una fase di espansione, sistema un po’ tutto. Ma quando l’economia va in crisi, vanno in crisi anche mercati come quello del trasporto aereo. Il numero di passeggeri è sovradimensionato nell’offerta e soffre anche il settore cargo, per la crisi del commercio mondiale.

C’è anche da aggiungere che ci sono compagnie che fanno una concorrenza spietata alle compagnie di bandiera tradizionali. 

E queste sono compagnie che macinano buoni affari, che fanno utili o poche perdite. Sono ben organizzate, funzionano, garantiscono un buon servizio e quindi ovviamente si prendono una fetta importante del mercato. Anche questo tipo di concorrenza ovviamente pesa sulle compagnie di bandiera.

Un passaggio di Alitalia ad Air France non avrebbe quindi cambiato la sostanza di fronte a questa crisi che attraversa anche il mercato del trasporto aereo.

Mi sembra veramente trascurabile e non saprei nemmeno fare una stima approssimativa di quello che ci avrebbe guadagnato o perso Alitalia. Ripeto quello che le ho detto prima. Il mancato passaggio ad Air France ci è costato piuttosto caro e i risultati attuali di Alitalia non sono affatto confortanti.