L’Enac ha attivato un’unità di crisi con Alitalia e altre compagnie aeree per affrontare la situazione che si è creata con il tracollo di WindJet. Il cambio in corsa della società presieduta da Roberto Colaninno, che all’ultimo ha rinunciato all’acquisizione della low cost, rischia di lasciare a terra 300mila passeggeri che proprio la settimana di Ferragosto si stanno dirigendo a trascorrere le vacanze in Sicilia. Ilsussidiario.net ha intervistato Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università Bicocca ed esperto di trasporti aerei.



Professor Arrigo, la situazione sembra ormai giunta a un punto di non ritorno …

L’Enac, l’ente che deve regolare il settore, rischia di ritrovarsi con migliaia di passeggeri che hanno acquistato il biglietto ma sono privi di un volo. In questa vicenda il sistema Paese fa una figura davvero pessima, perché siamo nel punto di massima stagionalità di una stagione turistica che non sta andando per nulla bene, e arriviamo a Ferragosto con la seconda compagnia aerea italiana che chiude. L’effetto sul turismo internazionale è veramente da Paese disorganizzato, cioè che non è in grado di fare funzionare i suoi asset. E’ una tipica storia italiana in cui nessuno degli attori fa la sua parte e risulta all’altezza del copione, e il risultato è sotto gli occhi di tutti.



Qual è il vero motivo di questo tracollo?

Dopo lunghe trattative, Alitalia ha comunicato che non intende più portare avanti l’acquisizione di WindJet. Ufficialmente ha imputato la sua decisione a inadempienze e a informazioni parziali, scaricando la responsabilità sulla stessa low cost. In pochi hanno notato che in realtà Alitalia ha cambiato idea dopo che l’antitrust ha messo una serie di paletti. L’obiettivo dell’ex compagnia di bandiera era comprarsi il monopolio sulle rotte da Catania e dalla Sicilia, e quando è stata messa di fronte al fatto che ciò non era possibile perché avrebbe dovuto cedere slot ha ripensato la sua scelta e si è resa conto che l’acquisizione non le conveniva più di tanto. Il dato di fatto è che inizialmente Alitalia sembrava molto motivata a prendere WindJet, e ultimamente ha invece cambiato opinione.



I vertici di Alitalia si aspettavano che l’antitrust prendesse una decisione differente?

La posizione dell’antitrust, che ha imposto il rilascio di slot sulle rotte principali servite da WindJet, era ampiamente prevedibile. Non sarebbe stato possibile ricorrere a norme approvate appositamente, come quando c’è stata l’acquisizione di Alitalia da parte di AirOne. In quest’ultimo caso l’antitrust non intervenne, a differenza di quando Alitalia acquisì Volare. Anche quest’ultima una low cost che era andata in crisi, e che era stata acquistata da Alitalia soprattutto con l’obiettivo di comprare degli spazi. In quel caso l’antitrust impose il rilascio di slot, e quindi era prevedibile che con Wind Jet avrebbe fatto altrettanto.

Da che cosa nasce il dissesto finanziario di WindJet?

Da un lato dal rincaro del prezzo del petrolio con immediati effetti su quello del carburante, che ovviamente per le compagnie aeree rappresenta una grossa fetta dei costi operativi. Dall’altra dipende dal fatto che ultimamente ci troviamo in una fase di recessione economica, e negli ultimi mesi c’è stato un calo nella domanda di passeggeri sulle rotte italiane. Wind Jet si è ritrovata quindi nell’ultimo anno con aerei più vuoti e con costi di produzione più elevati. Questo ha provocato lo squilibrio economico che ora sta scontando.

 

Eppure Wind Jet serve il mercato siciliano che è di per sé promettente …

 

Per un’azienda di dimensioni relativamente piccole come WindJet, il quadro economico è molto facilmente deteriorabile, e quindi basta poco per provocare un tracollo. Si aggiunga il fatto che è aumentata la concorrenza delle low cost internazionali, come Easy Jet e Ryanair, e il quadro del dissesto è completo.

 

A questo punto che cosa si può fare?

 

L’accordo con Alitalia era praticamente già chiuso, e il tempo perso in cui si è data per scontata l’acquisizione di Wind Jet ha reso più difficile avviare trattative con altre compagnie. I tempi per trovare una via d’uscita ormai mi sono molto ristretti. Il rischio è che WindJet debba interrompere i voli perché non ha più i soldi per fare decollare gli aerei, e questo rende l’acquisizione da parte di altri soggetti ancora più improbabile.

 

(Pietro Vernizzi)