Si riaccende un barlume di speranza per le sorti di Windjet che, forse, è molto più di un barlume. Stando, almeno, a prendere per buone le dichiarazioni del suo presidente, Antonino Pulvirenti. Secondo il quale, la compagna low cost potrà volare nuovamente a breve. Il rilancio dell’azienda potrebbe avvenire seguendo due strade, secondo Pulvirenti, valide entrambe e che saranno presentate in un piano la prossima settimana. Frattanto, le opzioni più verosimili restano quella di un’acquisizione da parte di una compagnia straniera (Livingston, anzitutto; poi, Transavia, Easyjet e Ryanair) – ipotesi tutt’altro che prive di criticità -, e quella del commissariamento da parte del governo. Marco Ponti, professore di Economia applicata presso il Politecnico di Milano ed esperto di Economia dei trasporti, ci illustra lo stato dell’arte della compagnia e le sue prospettive.



Anzitutto, come valuta l’ipotesi di acquisizione?

Ho i miei dubbi che compagnie che non siano dotate di un’elevata potenza di fuoco finanziaria e di cospicua liquidità possano accollarsi l’onere di una tale acquisizione. In sostanza, non mi pare che un operatore come Livingston possa comprare Windjet. Di sicuro, Ryanair si trova nelle condizioni migliori per procedere in tal senso.



Lei pensa che, effettivamente, sia in procinto di ripartire?

Alitalia ha deciso di compiere un passo indietro perché la situazione della compagnia è estremamente incerta e nebulosa. Addirittura, è ignoto l’ammontare preciso del suo debito. Dubito, sinceramente, che la ripartenza sia vicina.

Eppure, secondo Pulvirenti sì

Mi sembra ovvio. Il presidente non può essere neutrale, essendo parte in causa, e ha tutto l’interesse a dimostrare che la sua gestione è stata tutt’altro che forsennata. D’altro canto, non è detto che la vendita a un gruppo straniero si riveli necessariamente benefica.



Perché?

Per valutare un’operazione del genere sarebbe necessario conoscerne le condizioni: a quale prezzo sarebbe venduta? Cosa ne sarebbe dei dipendenti?, tanto per intenderci. La semplice informazione secondo cui ci sarebbe qualcuno intenzionato a comprarla, attualmente, è di scarso significato.

In ogni caso, per Alitalia, lasciare la compagnia in mano a un gruppo straniero, magari suo diretto concorrente, potrebbe rivelarsi dannoso?

Ragnetti ha dato prova di essere una persona ragionevole. Se ha deciso, quindi, di non comprare la compagnia è perché non c’era alcuna convenienza. Di conseguenza, l’acquisto da parte di un altro gruppo non vedo quali effetti potrebbe sortire per Alitalia.

E per i cittadini?

Se Windjet producesse gli aeroplani su cui vola si determinerebbe, a livello di sistema, una perdita, per lo meno, di Know How. In questo caso, invece, il “rischio”, al limite, è quello di avere servizi migliori a costi inferiori.

Il commissariamento da parte dello Stato potrebbe trasformarsi in un salvataggio e, quindi, in un’acquisizione?

Con Alitalia abbiamo già pagato abbastanza e, benché l’ipotesi non si possa del tutto escludere, mi sembra abbastanza improbabile. Più verosimilmente, si cercherà, eventualmente, di salvare il salvabile.

Pulvirenti  ha parlato anche di «poteri forti che vogliono “scippare” ai siciliani la loro compagnia aerea».

Scippare? Ma se è così appetibile, perché non la vuole nessuno e sta per chiudere?

Non crede che i siciliani, effettivamente, rischino di restare ancor più isolati dal resto d’Italia?

Nel settore, ciò che conta realmente non è tanto l’offerta, quanto la domanda; e, quella siciliana, in ragione dell’elevato numero di cittadini della Regione, è tale per cui non vedo perché non dovrebbero subentrare nuovi attori per rispondervi.   

Che caratteristiche dovrebbe avere per sopravvivere sul mercato?

La Sicilia non è un’area così vasta da aver bisogno di una compagnia grandissima. Di sicuro, tuttavia, difficilmente una compagnia low cost con le tariffe simili a Windjet potrebbe sopravvivere; tra i motivi del suo dissesto finanziario, infatti, pare che ci fossero tariffe troppo basse.  

 

(Paolo Nessi)