Viaggiare per 100 km in autostrada comporta mediamente una spesa di circa 23 euro ed emissioni di circa 13 Kg di CO2. Il car pooling consente di ridurre il peso di queste due voci, condividendo i posti liberi con altri passeggeri che, di conseguenza, rinunciano all’utilizzo della propria autovettura. I “carpooler”, insomma, sono rispettosi dell’ambiente, attenti alle spese e, come risulta dalle statistiche, perfino amici degli animali.



Se in Italia il car pooling è ancora agli albori, nella Francia vacanziera di quest’ultima estate è stato decisamente il fenomeno del momento. L’auto di gruppo, infatti, ha spopolato Oltralpe, spingendo perfino le autostrade francesi ad adeguarsi: parcheggi appositi per l’incontro di automobilisti e passeggeri sono spuntati sulla rete autostradale di tutto il Paese. È la crisi economica che favorisce il diffondersi della versione 2.0 del vecchio autostop per andare in vacanza? Oppure è un trend che interesserà sempre più nei prossimi anni la mobilità delle persone? In effetti, i francesi sono stati tra i primi a sfruttare la condivisione delle auto e già agli anni ’80 risalgono i primi tentativi di car pooling in Francia, Belgio e Canada. Negli States il car pooling non è scelto solo per la sua convenienza, ma soprattutto per l’accelerazione che comporta negli spostamenti quotidiani. Di mattina i car pooler evitano le code e i ritardi causati dai caselli perchè non pagano i pedaggi.



E in Italia? Come viene percepito oggi il fenomeno dell’”auto di gruppo”? Ilsussidiario.net ha contattato Leonardo Buzzavo, docente di Strategie d’impresa all’Università Ca’ Foscari di Venezia e coordinatore tematico di Automotive Dealer Day.

Il fenomeno del car pooling, che consiste in forme di mobilità in cui diverse persone condividono uno stesso mezzo di trasporto, è noto all’estero da tempo. Una delle sue forme più classiche riguarda la possibilità per diversi “commuter”, ovvero persone che devono percorrere quotidianamente lunghe distanze per recarsi al lavoro, di organizzarsi per sfruttare eventuali sinergie di spostamento. 



Qual è attualmente la tendenza del fenomeno? Ci sono i presupposti per una sua maggiore diffusione? 

Una serie di trend sta creando le basi per una maggiore diffusione del car pooling.

La prima è l’aumento del peso dei costi di possesso ed esercizio dell’auto che, con l’aggravio della crisi economica, spinge più persone a considerare forme alternative al possesso della vettura. La seconda è una maggiore diffusione di stili di vita socialmente responsabili che portano più individui a impegnarsi per ridurre traffico e inquinamento. La terza, infine, è l’esplosione dell’uso di dispositivi mobili che abilitano forme di auto-organizzazione in modo semplice ed efficace e consentono alle persone di gestire in modo autonomo le proprie esigenze. In questo modo si moltiplicano le opportunità per risolvere gli spostamenti di lavoro o, più semplicemente, il trasferimento dei figli a scuola.

E per le vacanze?

Il car pooling offre una modalità di vacanza alternativa, in cui l’esigenza di trasporto economica e rispettosa dell’ambiente si incrocia con il desiderio di scoperta e di fare nuove conoscenze. Ecco, quindi, il trend alla vacanza “social” in car pooling che è emerso in questa ultima estate in Francia.

Cosa possiamo attenderci in Italia?

I trend alla base del fenomeno ci sono tutti e con essi il potenziale. Rimane da vedere quale “intensità” e quale velocità coinvolgano il fenomeno. In Italia ci sono state varie “onde” di pensiero: dalla tipica crociata “anti-SUV”, che ingombravano i centri urbani degli anni ’90, si è passati alla crociata contro le auto a elevate emissioni degli anni 2000, per arrivare, negli ultimi tempi, a un diffuso sentimento ostile alle auto di lusso, quali presunto simbolo di sperpero se non, addirittura, di dubbio comportamento fiscale. Una cosa è certa: in Italia a volte arriviamo tardi, ma poi ci muoviamo con grande rapidità.

L’eventuale diffusione del car pooling come potrà coinvolgere gli operatori del settore?

Le Case automobilistiche, i loro concessionari e tutti gli operatori del settore, più in generale, potranno sviluppare o promuovere delle infrastrutture a supporto di questo trend, che comunque vede i consumatori protagonisti, grazie alla potenza della rete e dei social network.