L’uscita dal guado è imminente. Almeno per la Fiat. Almeno per John Elkann. Il presidente del gruppo, intervistato da Panorama, ha manifestato un certo ottimismo. Si è detto convinto del fatto che, benché il mercato automobilistico stia attraversando la crisi peggiore degli ultimi 40 anni, il 2012 sarà un anno migliore del 2011. Grazie, soprattutto – ha specificato – alle scelte dell’amministratore delegato Sergio Marchionne. Come quella di rinviare il lancio di nuovi modelli in Europa: «I nostri concorrenti continuano a proporre nuovi prodotti e stanno soffrendo tantissimo. La Fiat si è sempre trovata in ginocchio quando i consumi sono andati giù. Per la prima volta questo non è accaduto, proprio perché abbiamo una gestione oculata degli investimenti», ha dichiarato. Abbiamo chiesto a Gianni Gambarotta, esperto giornalista economico, se le cose stiano propriamente in questi termini.
Crede che, realmente, nel 2012, le cose, per Fiat, andranno meglio?
Beh, peggio di così, difficilmente potrebbe andare.
In ogni caso, cosa significa che Fiat andrà meglio? Venderà, forse, più auto?
Francamente, mi sembra difficile. Non capisco perché dovrebbe aumentare la vendita delle proprie vetture, dato che si tratta di modelli vecchi che il mercato sta dimostrando di non apprezzare più. Credo, invece, che si tratti, al limite, di un auspicio. Per creare un clima più favorevole. Diciamo che la sua strategia e quella di Marchionne consiste, riassumendo, nel giocare al “poliziotto buono/poliziotto cattivo”. Ovviamente, Marchionne è quello cattivo.
Cosa intende?
Mentre l’amministratore delegato lascia intendere che, se le cose continueranno ad andare come stanno andando, non esclude che, prima o poi, la produzione sarà spostata sempre più altrove, il Presidente lascia intendere che, tutto sommato, c’è una speranza.
Secondo Elkann, fermare la produzione, non arrischiarsi in un mercato ostile, e non creare nuovi modelli, è stata una mossa vincente. Secondo lui, infatti, i concorrenti europei, stanno soffrendo perché continuano a realizzare nuovi prodotti.
Non direi. Anzi. Il caso della Volkswagen dimostra il contrario.
Elkann, pur affermando che, dal prossimo anno, qualcosa cambierà, non ha mostrato particolare entusiasmo o aspettative per l’Italia.
Infatti si è limitato a dire che Pomigliano è un buon modello produttivo. D’altro canto, è impossibile che in Italia le cose possano andare meglio. Come si può pensare che il mercato automobilistico si riprenda con il Pil che cala tra il 2 e il 3 per cento e con minacce di nuove tasse in arrivo e l’incertezza del quadro politico? In un tale scenario, mi pare evidente che in molti abbiano deciso di ritardare l’acquisto di un bene durevole come l’automobile.
Pomigliano, effettivamente, è esportabile?
Il riferimento, ovviamente, è agli altri stabilimenti Fiat in Italia. Nel resto del mondo, le relazioni industriali, sono decisamente un passo più avanti. A Marchionne, indubbiamente piacciono decisamente di più il modello polacco o quello americano.
(Paolo Nessi)