Un decreto del ministro Corrado Passera ha stabilito le priorità nei finanziamenti agli aeroporti italiani. Lo Stato continuerà a pagare le spese per 31 su 112 scali, mentre per gli altri spetterà alle Regioni stabilire se sostenerne completamente gli oneri od optare per la chiusura. Come ha sottolineato Passera, “ce ne sono 112, quelli commerciali sono 47, sono già troppi e sono già stati sprecati troppi soldi pubblici. Con il piano che abbiamo proposto alle Regioni l‘Italia sceglie, dopo 26 anni di non scelte”. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Roberto Zucchetti, esperto di trasporti e mobilità, oltre che presidente e amministratore delegato del gruppo Clas.
Come valuta il decreto ministeriale che ridisegna la mappa degli aeroporti italiani?
E’ assolutamente necessario, erano 26 anni che si aspettava un intervento di pianificazione. Troppi aeroporti disperdono la domanda e quindi fanno in modo che i passeggeri non siano sufficienti a riempire gli aerei. Le compagnie, che privilegiano le rotte dove gli aerei si riempiono, non servono gli aeroporti che non sono adatti a questo scopo. C’è quindi un’apparente contraddizione, perché secondo il senso comune più aeroporti dovrebbero portare a un maggiore servizio, mentre finiscono per portarne di meno.
Condivide anche i criteri scelti per attuare il piano?
Sono criteri corretti che condividiamo con l’Ue. Il lavoro fatto è davvero rigoroso e i 31 aeroporti individuati da Passera sono quelli sui quali è effettivamente necessario puntare.
Per quale motivo in Italia c’è stata una moltiplicazione degli aeroporti?
Perché l’aeroporto è stato concepito come un monumento e uno status symbol territoriale. Quella che è stata la stazione ferroviaria nell’Ottocento, è stato l’aeroporto nel Novecento. Ciò a volte ha senso e a volte no, in questo caso c’è stato un esasperato localismo.
Quali altre importanti novità sono contenute nel decreto?
Il decreto prevede una normativa nuova e diversa per gli aeroporti minori. Oggi tutti gli scali sono costretti a “indossare lo stesso vestito”. Quello di Crotone deve cioè funzionare come il Leonardo da Vinci di Fiumicino. Ciò non è ragionevole, perché per esempio ci sono aeroporti che di notte non hanno voli, ma nella normativa attuale devono rimanere pienamente efficienti 24 ore su 24. Una legge che permette agli aeroporti minori una certa flessibilità, per esempio in alcuni periodi dell’anno, per alcuni giorni della settimana o in determinate ore del giorno, potrebbe garantire di mantenere in vita questi scali, pienamente in linea con il servizio che devono rendere e a un costo molto minore. E’ un aspetto molto importante su cui lavorare nella conferenza Stato-Regioni e soprattutto a livello tecnico con Enav-Enac, in modo da ridurre il costo e le rigidità degli aeroporti minori.
Quali sono gli ostacoli che si frapporranno all’attuazione del decreto?
Gli ostacoli si frappongono ogni volta che si deve cambiare qualcosa, perché in Italia siamo terribilmente conservatori. In questo caso è necessario concentrare le risorse dello Stato dove è veramente necessario, proprio perché tutti vogliamo la riduzione della spesa pubblica.
Basta razionalizzare il numero di aeroporti, o va anche ripensato il rapporto tra gli hub di Fiumicino e Malpensa e gli scali regionali?
A questo pensano le compagnie aeree. Gli aeroporti sono delle piste e devono fornire un buon servizio agli aeromobili e ai passeggeri. Sono poi le strategie delle compagnie aeree che collegano gli aeroporti con un network di servizi basato sugli hub che fanno da interscambio. Ognuno deve fare il suo mestiere, gli aeroporti producono un buon servizio a basso costo, rendendo il transito il più possibile veloce ed economico, e sicuramente il mondo delle compagnie aeree dove c’è una forte competizione saprà servire al meglio il nostro mercato.
Che cosa ne pensa in particolare del decreto per quanto riguarda la Lombardia?
Il Pirellone dovrà decidere che cosa fare per l’aeroporto di Brescia Montichiari. Oggi è sicuramente un di più, perché l’assetto che abbiamo risponde alle esigenze di oggi. Bisogna però guardare anche al domani, e l’intero territorio del Nord Italia è molto urbanizzato. Tra 30 o 40 anni la Lombardia avrà sicuramente bisogno di un nuovo grande aeroporto, a condizione che il traffico aereo continui a crescere come sta facendo. Quel giorno avremo sicuramente bisogno dell’aeroporto di Brescia. Si tratta quindi di trovare una modalità poco costosa per mantenere in vita la vasta area di Montichiari nella sua attuale funzione, perché sia pronta il giorno in cui ne avremo bisogno.
(Pietro Vernizzi)