Alitalia potrebbe entrare a far parte di una holding controllata da Air France, insieme all’olandese Klm. Il 12 gennaio scadrà il termine entro cui la cordata italiana potrà cedere le sue azioni sul mercato. I francesi hanno già il 25% della compagnia italiana, e secondo indiscrezioni apparse sulla stampa avrebbero deciso di accelerare i tempi. Ilsussidiario.net ha intervistato Lanfranco Senn, direttore del Certet Bocconi.



Che cosa cambierà se Alitalia dovesse diventare straniera?

Il fatto di diventare di proprietà di un soggetto straniero, all’interno dell’Europa potrebbe non cambiare nulla, a condizione però che non cambino le politiche. La qualità dei trasporti e i livelli occupazionali dovrebbero quindi restare invariati. Da questo punto di vista quindi non ci sono motivi per difendere un’italianità della proprietà a tutti i costi. La reazione di Berlusconi è inutile, in quanto difendere l’italianità per l’italianità non è un valore.



Quindi non dobbiamo attenderci nessuna novità?

Quello che potrebbe cambiare è quanto Air France farà delle rotte di Alitalia, innanzitutto per quanto riguarda il mercato domestico. Quest’ultimo ha visto ridimensionare la copertura della tratta Milano-Roma con lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria. Cambiando la proprietà, non dovrebbe però cambiare lo shift di domanda, che è avvenuto o che sta avvenendo progressivamente tra il collegamento aereo e quello ferroviario. Potrebbero viceversa ridursi, sempre sul mercato domestico, una serie di collegamenti tra Milano e Roma e le altre città, come Palermo, Bari, Venezia, Torino, Bologna.



Per quale motivo?

Si tratta di destinazioni che potrebbero non essere necessariamente altrettanto importanti per un proprietario straniero quanto per uno italiano. Collegare Palermo e Milano cinque volte al giorno per Alitalia aveva un significato, in quanto il capoluogo siciliano è importante dal punto di vista sociale e turistico. La stessa tratta per Air France potrebbe avere un minor peso, e quindi potrebbe concentrare gli aerei anziché sul servizio Palermo-Milano o Palermo-Roma, su quello Parigi-Bordeaux, oppure cancellare dei voli o ridimensionare le frequenze. Questo potrebbe portare a un ridimensionamento non tanto sulla tratta Milano-Roma e viceversa, ma sui collegamenti con le città minori. Molto dipenderà però dalla domanda. Se quest’ultima continuerà a essere forte, è probabile che Air France non metta in atto politiche diverse da quelle che avrebbe attuato Alitalia.

In che modo un’Alitalia in mano ai francesi modificherà l’accessibilità internazionale dell’Italia?

Dal punto di vista dei collegamenti internazionali, il cambiamento potrebbe riguardare l’interesse di Air France di valorizzare i suoi hub francesi, come Parigi ed eventualmente Lione. Poniamo un viaggiatore che da Roma vuole andare a New York: invece di andare a Milano, con Air France potrebbe passare da Parigi. L’incidenza degli hub italiani potrebbe quindi diminuire, ma potrebbero diminuire anche i collegamenti diretti tra Milano-Roma da un lato, e le destinazioni internazionali dall’altra. Un volo diretto Milano-New York potrebbe così essere sostituito da un Malpensa-Parigi-New York. In questo modo si drenerebbe traffico anche da Milano e Roma, per rafforzare l’hub francese.

 

Da quali variabili dipenderà che ciò avvenga realmente?

 

Si tratta di uno scenario possibile, che dipenderà molto dalla volontà della nuova proprietà di cambiare le attuali strategie di Alitalia. Air France potrebbe aumentare la sua quota finanziaria, ma continuare a far fare alla struttura aziendale preesistente le stesse politiche di prima. In questo senso gli spostamenti di prospettive che ho descritto potrebbero non avvenire. E’ probabile che data la difficile situazione in cui oggi si trova Alitalia, le politiche cambino e quindi le variazioni di cui parlavo possano effettivamente avvenire.

 

La scelta del 2008 di non vendere Alitalia ai francesi si è quindi rivelata un fallimento?

 

Era stato precostituito un contratto in base a cui il 25% era già passato di mano, e ci davano entro quattro anni la possibilità di vendere ulteriori quote, tanto è vero che il 12 gennaio è la nuova scadenza. Già allora si erano quindi poste le premesse perché Alitalia potesse diventare francese.

 

(Pietro Vernizzi)