Il volo alla guida di Alitalia di Andrea Ragnetti, come amministratore delegato della compagnia, non è stato lungo. Infatti, ieri il presidente Roberto Colaninno ha preso la cloche anche se temporaneamente dopo un anno dal precedente addio di Rocco Sabelli. La compagnia ha chiuso con una perdita netta di 280 milioni di euro nel 2012, accumulando così delle perdite, dalla rinascita della Fenice in poi, di 844 milioni di euro (a fondo pagina il grafico riassuntivo). L’andamento è preoccupante, perché dopo un parziale recupero nel primo triennio di gestione dell’ex amministratore delegato Rocco Sabelli, le perdite sono esplose nel corso dell’ultimo anno. Come ricordavo già su queste pagine, il fatto di avere avuto un trimestre positivo estivo conta ben poco nel settore aereo.



Il trasporto aereo ha sofferto la crisi economica e l’Italia è stato uno dei mercati nei quali i margini si sono ridotti maggiormente. Nel 2012 il numero dei passeggeri italiani si è ridotto dell’1,3% rispetto all’anno precedente, mentre quelli della compagnia di bandiera sono diminuiti di circa il 3%. È la ragione per cui la quota di mercato di Alitalia è scesa a circa il 21%, dato che nel complesso in Italia hanno viaggiato 116 milioni di passeggeri. A fine del 2012 la disponibilità liquida totale era scesa pericolosamente sotto la soglia degli 80 milioni di euro e per questa ragione un intervento da parte dei soci era necessario.



Le vie per il proseguimento dell’attività operativa di Alitalia poteva essere duplice. Da un lato, era possibile investire direttamente nell’azienda tramite una ricapitalizzazione dei soci, ma questa opzione non è stata effettuata. Si è invece scelta la seconda alternativa, quella del prestito di 150 milioni di euro. Con tale azione, tuttavia, gli azionisti hanno dato un segnale forte, dato che il prestito ha una priorità del rimborso in caso di fallimento. Questi 150 milioni di euro serviranno ad arrivare all’estate, poiché le perdite saranno nell’intorno di questa cifra. Nel corso del primo trimestre dello scorso anno le perdite sono state pari a 131 milioni di euro. E anche il secondo trimestre è storicamente molto complicato per tutte le compagnie aeree.



Alitalia non ha solo debolezze, poiché in parte negli ultimi anni sono stati fatti molti passi in avanti. In particolar modo, è stata rinnovata la flotta, che attualmente è tra le più giovani in circolazione tra i vettori tradizionali. I costi sono stati ridotti, ma difficilmente sono ulteriormente comprimibili. Da cosa deriva allora la debolezza generale del vettore?

In primo luogo, dalla mancanza di offerta a lungo raggio. Per far ciò sarebbe stato importante un grande investimento da parte degli azionisti per ingrandire la flotta degli aeromobili adatti, ma così non è stato. Si ricorda che l’offerta di Air France, arrivata in concomitanza delle scorse elezioni 2008, prevedeva un investimento di circa 6 miliardi di euro in cinque anni, contro il miliardo di euro messo dalla cordata italiana.

È proprio questo il maggior problema della compagnia che soffre ora di sottocapitalizzazione. Un po’ come tutte le aziende italiane. Alitalia è proprio il simbolo di un’Italia in declino, dove gli investitori esteri sono stati respinti per motivi patriottici.