Caro direttore,
sono un esperto di trasporto pubblico, perché da 54 anni sono pendolare (ferrovia e trasporto urbano); mi è poi accaduto anche di insegnare economia dei trasporti.
Tre giorni fa ho letto che in Germania il governo ritiene percorribile l’ipotesi di offrire temporaneamente il trasporto pubblico locale gratis contro l’inquinamento dell’aria. Una sperimentazione che dovrebbe interessare cinque città tedesche: Bonn, Essen, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen.
Quando ha cominciato a circolare questa strana notizia, molti mi hanno chiesto: “Ma noi ce lo possiamo permettere?”. Io credo, invece, che la prima domanda che dobbiamo farci sia un’altra: è davvero questo di cui abbiamo bisogno?
Siamo certi che il trasporto pubblico (ma sarebbe meglio dire “collettivo”, perché anche il taxi è un trasporto pubblico), a parità di persone trasportate, inquini meno delle autovetture private e che sia quindi opportuno incentivarne l’utilizzo. Ora: chi continua a viaggiare in auto, lo fa perché non ha i soldi per pagarsi il bus? No, di sicuro, visto che viaggiare in auto costa circa dieci volte più del trasporto pubblico. Ciò che fa preferire l’autovettura è l’elevato affollamento dei mezzi pubblici che, anche per questo motivo, sono spesso in ritardo.
Prima conclusione: non serve diminuire il prezzo dei biglietti, si dovrebbe invece aumentare il numero dei mezzi e la qualità del servizio.
Qui arriva il difficile: tutte le volte che il trasporto pubblico migliora la sua offerta, com’è avvenuto per esempio in Lombardia, cresce il numero delle persone che lo vogliono usare e di conseguenza, nonostante l’aumento dell’offerta, l’affollamento torna ai livelli di prima. Che cosa fare allora? La teoria economica spiega che quando un bene o un servizio sono offerti al di sotto del loro costo, la loro domanda tende a crescere in modo abnorme e si ha spreco: per esempio, aver tenuto basso per scelta politica il prezzo del trasporto ha favorito la dispersione delle residenze e incentivato, quindi, la domanda di mobilità, con tutti i suoi effetti negativi sulla congestione e sull’ambiente.
Si dice poi che finanziare il trasporto pubblico sia socialmente giusto: non è del tutto vero. Il trasporto pubblico, per sua natura, non può essere offerto ovunque, ma solo dove la domanda è concentrata, come nei centri delle grandi città. Succede così che l’operaio, che lavora in periferia, debba andare in auto, perché il servizio non c’è o è inefficiente, e paghi con le sue imposte una parte del costo di trasporto per gli impiegati che lavorano in centro (e che guadagnano più di lui).
Biglietti gratis, dunque, prima di essere una ricetta insostenibile (e lo è), è una ricetta sbagliata. Al contrario, occorre favorire lo sviluppo del settore premiando con aumenti tariffari il miglioramento del servizio: per le fasce deboli occorre, come ha fatto il governo nell’ultima Finanziaria, prevedere agevolazioni mirate.