Oggi in Italia potremmo essere secondi o massimo terzi in Europa come volume di cargo aereo totale, considerando i svariati tipi di attività presenti e la nostra posizione geografica. Normalmente il cargo aereo è adatto per merci di valore alto e con un volume limitato o merci fresche o con un deterioramento rapido. Ultimamente, da dopo il Covid, i dati indicano una grande crescita del cargo aereo a scapito di quello marittimo, quindi bisogna investire per non rimanere indietro.



In Europa i vettori aerei cargo sono tutti del centro e nord Europa e siamo meta dei grandi vettori nordamericani, asiatici e africani, ma nessuno di dimensioni internazionali è italiano. La nostra famosa ITA non ha nel suo business plan una vera strategia cargo e con la possibile vendita a Lufthansa addirittura si prevede che il cargo internazionale passerà tutto a Malpensa che lo porterà a Francoforte e/o Lipsia e da lì per il mondo. Quindi, se ITA entra in Lufthansa si sancirà la chiusura di ogni speranza di avere un network cargo italiano per il mondo. Oggi i principali cargo hub europei sono a Francoforte, Lipsia, Londra, Parigi, Liegi, Amsterdam, Lussemburgo, mentre in Italia abbiamo solo Malpensa con numeri molto minori.



Negli articoli sugli aeroporti italiani in 4 puntate che invito a leggere per maggiori dettagli su ogni aeroporto e comprendere meglio questo stesso articolo, ho fatto un’analisi e formulato proposte, inclusa l’apertura di nuovi scali, per essere meglio sfruttati, avere un miglior sviluppo ed evitare il cannibalismo tra linee aeree tradizionali, low cost e leisure, segnalando anche gli aeroporti che dovrebbero diventare degli hub cargo.

In Italia, innanzitutto, ci vorrebbe un’entità statale autorevole che si occupi dei trasporti di merci per il commercio esterno insieme a quello interno che va in transito per l’estero via terra, mare o aerea, per coordinare con le regioni e il settore privato tutti i movimenti di merci in modo tale di creare dei poli di invio merci tra porti e aeroporti con il supporto dei camion e treni, un po’ come avviene in Germania in modo armonico senza campanilismi.



Tutti gli aeroporti hub cargo vicino ai porti potrebbero avere una funzione prevalentemente di smistamento delle merci, con ampliamento delle attività, essendo l’Italia una piattaforma centrale nel mezzo dei continenti e dove passano le principali direttrici aeree e marittime, che però attualmente vanno negli aeroporti in Belgio, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. Data la vastità e l’insularità del nostro territorio si dovrebbero armonizzare i porti di Genova, Napoli, Catania, Taranto, Bari, Ancona e Trieste con i loro aeroporti e i porti di Livorno, Gioia Tauro e Ravenna con gli aeroporti di Pisa, Lamezia Terme e Forlì rispettivamente, creando degli hub di smistamento e di feederaggio per destinazioni nazionali ed europee.

L’aeroporto di Brescia, come accaduto per Saragozza in Spagna, data la sua posizione al centro della zona più industrializzata d’Italia dovrebbe diventare l’aeroporto di riferimento a livello intercontinentale per l’export italiano, con una nuova compagnia con voli feeder sia nazionali ed europei al posto di Malpensa che si trova in una posizione decentrata. Gli aeroporti di Alghero o Cagliari e Catania e/o Trapani potrebbero diventare sede di cargo hub per la Sardegna e Sicilia rispettivamente. Cagliari e Catania avrebbero bisogno prima di allungare la pista, ma potrebbero, vista la loro posizione, essere sede di vettori che li sfruttino come cargo hub globali come Cargo Lux in Lussemburgo, che non è un Paese che esporti chissacché.

Comunque la causa principale del silenzio sul tema è la mancanza di vettori nazionali focalizzati sul cargo ed è un peccato che a un’attività cosi importante non sia stata data priorità nel piano industriale di ITA, lasciandola solo agli stranieri. Oggi abbiamo un cargo aereo che penalizza tutta Italia non avendo molti voli diretti per il mondo e tutte le attività del Sud e delle Isole oggi sono doppiamente penalizzate se vogliono esportare, rendendo i loro prodotti forse più cari e difficili da esportare rispetto a quelli del Nord.

Se si guarda la mappa del mondo oggi il Sud Italia potrebbe ospitare 2 o 3 hub di cargo globali essendo più vicini agli altri continenti eccetto il Nord America, quindi con costi di carburante minori e se ci fossero compagnie aeree disponibili si rovescerebbe la bilancia essendo il Sud uno dei più grandi produttori di cibi freschi al mondo. Ci vuole una o più compagnie italiane solo cargo o che includano cargo nei voli passeggeri senza alcun dubbio e chi volesse investire avrebbe un mercato molto aperto in quanto così com’è ora, secondo le mie stime, copre solo il 20% al massimo del potenziale o addirittura meno. Quindi, buona fortuna a chi inizia.

antilleanatlantic@outlook.com

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