Leggendo l’articolo del Tempo del 4 settembre e quelli di altri quotidiani sul nuovo piano dell’Enac per i nostri aeroporti, sono subito saltato sulla sedia. Spero che in realtà gli interventi importanti non siano solo quelli anticipati dai media e che a decidere sia il prossimo Governo vista l’importanza del tema. Sulla base di quanto ho letto, mancano a mio avviso interventi efficaci a Milano, Palermo, Catania, Calabria, isole minori e nuovi aeroporti a Napoli, in Salento, in Basilicata, sulle Eolie.



Considerati i tempi attuali e l’obiettivo di arrivare a emissioni zero, in Italia servono aeroporti che abbiano buoni collegamenti con le principali città tramite treni anche di lunga e media percorrenza, e non solo locali, che entrino direttamente negli aeroporti, come a Francoforte, specialmente negli hub intercontinentali. Voli corti sono giustificabili solo per le isole o per distanze che via terra richiederebbero diverso tempo, come nel caso di Croazia, Albania e nord della Grecia.



L’incapacità dei nostri vettori nazionali e la mancanza di regole di suddivisione tra linee aeree tradizionali e low cost nel passato ha dato potere non solo alle low cost, ma anche alle compagnie tradizionali straniere. Infatti, anche ai tempi di Alitalia nei nostri aeroporti il maggior traffico andava su linee straniere. La politica famosa di un solo hub su Fiumicino, un “mezzo hub” intercontinentale a Malpensa e un altro “mezzo hub” internazionale europeo a Linate con pregiudizi verso il Sud ha fatto il resto. Non si capisce da anni che il vero potenziale che abbiamo è il nostro Meridione, con la posizione centrale e di vicinanza con il continente africano, quello asiatico e il Sudamerica. Questo ha portato gli italiani, specialmente quelli che non vivono a Roma e Milano, a optare per linee straniere visto che tanto uno scalo dovevano farlo lo stesso. Se Alitalia e altre linee italiane avessero avuto un tessuto fitto di destinazioni internazionali e soprattutto intercontinentali oggi il nostro traffico aereo non sarebbe dominato da linee straniere, ma purtroppo è mancata la visione giusta. Oggi il mercato di Magreb, Africa, Medio Oriente, sud-est asiatico, Australia sarebbe in gran parte nostro, mentre quello del Sudamerica condiviso con Spagna e Portogallo, invece puntiamo ancora sul Nordamerica dove c’è tanta concorrenza.



Credo che oltre a un piano di riassetto degli aeroporti sarebbe importante avere un vettore nazionale almeno grosso, quindi bisognerebbe lavorare in questa direzione e uscire dalla fissazione con Roma e Milano. Se l’Italia fosse un Paese come la Germania e la Francia, con dei vettori nazionali forti, allora andrebbe bene pensare con un solo o due hub, ma l’Italia è stata divorata dai vettori stranieri, quindi ci vuole una spinta dall’alto che metta insieme l’Enac e un vettore italiano forte e altri medi e piccoli per disegnare il nostro sistema aeroportuale nazionale con una strategia aggressiva: cioè utilizzare più aeroporti italiani con vettori italiani che abbiano voli diretti intercontinentali e internazionali. L’unico aeroporto in Italia che è stato creato con una concezione nuova dal dopoguerra è Olbia, mentre gli altri come Fiumicino e Malpensa sono stati creati per costrizione, visti i pochi spazi per espandersi di Ciampino e Linate.

Oggi non ci sono regole fisse per aeroporti tra low cost e linee aeree tradizionali, invece bisognerebbe stabilire in quali scali possono andare le linee low cost e in quali quelle tradizionali e la divisione dovrebbe essere netta e rigida: chi vuole volare low cost va in un aeroporto secondario, mentre chi usa quelle tradizionali può andare negli scali principali. Si dovrebbero mettere le low cost e le leisure a corto e medio raggio magari insieme in determinati aeroporti secondari e le compagnie di linea tradizionali e leisure a lungo raggio negli aeroporti principali. Escludo le linee low cost verso zone turistiche o paesaggistiche protette in cui il turismo di massa secondo me va regolarizzato per la preservazione dei nostri monumenti e dell’ecosistema.

Trovo importante suddividere meglio le caratteristiche tra low cost e leisure perché gli scopi sono diversi. I voli leisure, cioè i charter o linee tipo TUI che sono venduti in genere con pacchetti turistici, credo sia importante che vadano negli aeroporti principali insieme alle linee aeree tradizionali, zone turistiche o porti di partenza o arrivo di crociere. Le low cost devono svolgere una funzione più regolamentata a mio avviso anche nel loro interesse e non entrare in conflitto con linee tradizionali e leisure. Sarebbe logico mettere le low cost in zone meno visitate per bilanciare un po’ i flussi, mentre le linee leisure in genere sono più stagionali e potrebbero andare prevalentemente in aeroporti principali che sono vicino le città e zone turistiche più importanti e delle volte combaciare con aeroporti adatti alle low cost.

In due prossimi articoli esporrò le proposte per il Nord e il Sud, mentre di seguito vi sono quelle per il Centro Italia.

Toscana. Pisa: voli di linea tradizionali, leisure, incrementando l’intercontinentale estivo charter, hub cargo regionale per Liguria e Toscana. Firenze: voli di linea tradizionali, leisure. Grosseto: low cost e leisure. Elba: voli regionali tradizionali o leisure verso gli aeroporti più importanti tra Milano e Roma.

Umbria. Perugia: linee aeree tradizionali e leisure.

Marche. Ancona: low cost e leisure e un hub regionale cargo se a Forlì e Pescara non si fa.

Lazio. Fiumicino: vanno tolte tutte le low cost subito, aumentando il leisure e i collegamenti ferroviari diretti verso Civitavecchia porto, nuovo aeroporto secondario in caso, Pisa, Firenze, Perugia, Ancona, L’Aquila, Pescara, Napoli e tutte le città del Lazio. Andrebbe sviluppato maggiormente il cargo. Inoltre, vista la vicinanza al mare, potrebbe essere adibito un idroscalo con collegamenti verso isole minori, luoghi costieri in Sardegna e Corsica. Ciampino: se lo si vuole chiuder va aperto un aeroporto vicino Roma solo per le low cost e un po’ di leisure. In teoria si potrebbe usare anche dello spazio a Fiumicino per altri terminal su altri punti dell’aeroporto per creare una divisione netta in un solo scalo come Berlino che ha chiuso gli altri e si è concentrata su uno solo. Se si vuole, però, realizzare un altro aeroporto che sia un alternativa a Fiumicino deve essere in una zona più vicina, Frosinone in caso è un assurdità. Un aeroporto alternativo per Roma con molto traffico deve avere caratteristiche di sicurezza sia di avvicinamento e decollo migliori e con tanta zona pianeggiante verso Latina non capisco perché considerare una zona montagnosa e lontana. Per il sud del Lazio e il nord Campania va previsto invece un nuovo aeroporto a nord di Napoli.

Abruzzo. Pescara: low cost, leisure e un hub cargo regionale per Abruzzo, sud Marche e Molise.

Aeroporti Centro Italia: 1 hub intercontinentale, 4 linee tradizionali, 9 linee leisure, 4 linee low cost, 3 hub cargo regionale.

antilleanatlantic@outlook.com

(1 – continua)

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