È già da diverse settimane che alcuni degli aeroporti più organizzati al mondo conoscono giornate di rabbia e stress. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina e come se non bastasse anche il problema legato ai servizi aeroportuali che in queste ultime settimane sta decimando i voli di numerose compagnie aeree, KLM, Lufthansa ed Easyjet in primis.



Per quasi due anni i turisti, preoccupati dalla pandemia, si erano tenuti lontano dagli scali aeroportuali, ma adesso hanno ripreso a volare. Gli aeroporti si ritrovavano a dover fare fronte a un problema che ha visto migliaia di licenziamenti a causa degli eventi legati alla pandemia da Covid.-19. Ma cos’è effettivamente successo e perché sui nostri aeroporti invece non ci sono queste difficoltà?



Chi prevedeva un aumento graduale dei viaggiatori è stato seccamente smentito e negli aeroporti si accusa la mancanza di addetti alla sicurezza e personale insufficiente a fronteggiare un simile afflusso di passeggeri. La questione è molto semplice, il nostro Governo, che molto spesso noi critichiamo, per contrastare la pandemia ha introdotto delle misure di contenimento per sostenere la forza lavoro offrendo quindi alle imprese la possibilità di ricorrere alla casa integrazione a zero ore. 

Questo è stato per le nostre imprese, e quindi anche per i nostri aeroporti, un toccasana perché se da un lato hanno potuto ridurre il personale in base alle effettive esigenze dei carichi di lavoro, dall’altro hanno fatto in modo di tenere i dipendenti legati all’azienda reintegrandoli al momento in cui il lavoro fosse ripreso evitando i disservizi che oggi stanno caratterizzando i più grandi aeroporti del Nord Europa.



Queste tutele in Italia sono state mantenute fino ai primi mesi di quest’anno, mentre altri Paesi, come la Germania o l’Olanda o anche la Gran Bretagna, ad esempio, hanno limitato questo supporto economico solo fino alla fine del 2020. Ecco quindi che venendo a mancare il sostegno della cassa integrazione, molti dipendenti aeroportuali si sono dovuti licenziare o sono stati licenziati e si sono dovuti cercare una valida alternativa. Ritornare oggi sui propri passi dopo essersi ricostruiti una vita post-pandemia risulta essere molto difficile, sia psicologicamente che umanamente. Oggi coloro che sono stati licenziati da un aeroporto e hanno trovato un altro lavoro (quindi la stragrande maggioranza) si chiedono: “perché dovrei tradire il mio attuale datore di lavoro che in un momento di forte difficoltà ha voluto credere in me dandomi un lavoro, per colui che invece ha deciso di lasciarmi a casa? Non importa il perché, ma se lo ha fatto una volta lo potrà fare anche la prossima!” 

Ed è questo il pensiero più forte che oggi passa per la mente di migliaia di ex lavoratori del comparto aeroportuale i quali nonostante le difficoltà che il settore sta incontrando nella fase di ripartenza hanno deciso di non tornare indietro, anche perché per una fatica raddoppiata comunque non sarebbe stato corrisposto uno stipendio adeguato. 

E così aeroporti come quelli di Amsterdam e Londra, ma anche Francoforte e Monaco, da sempre rinomati per l’efficienza, hanno conosciuto problematiche come file infinite, risse e voli cancellati a ripetizione nonostante gli incentivi che vengono proposti agli attuali dipendenti per sopperire alle carenze di personale. I dipendenti dell’aeroporto di Schiphol, ad esempio, riceveranno 840 euro in più al mese a partire da quest’estate e fino a settembre. Questo è solo uno degli accordi raggiunti tra i sindacati e l’aeroporto per incentivare i lavoratori attualmente in agitazione. Il bonus estivo si applica alle categorie degli addetti alla sicurezza, addetti alle pulizie, assistenti di terra, assistenti al check-in bagagli e piattaforma, assistenti al trasporto privato con autobus e dipendenti che aiutano i passeggeri a mobilità ridotta. Tutto questo servirà a risolvere il problema della mancanza di personale?

Come se non bastasse arriva proprio oggi l’annuncio di Lufthansa che provvederà a cancellare solo nel mese di luglio più di 900 voli per la mancanza di assistenza aeroportuale. Ma anche Easyjet non se la passa meglio: infatti, il prossimo venerdì cancellerà più di 70 voli.

Eurocontrol, l’ente intergovernativo che controlla il traffico aereo nel Vecchio continente, attraverso un report ha indicato che il traffico in Europa nel mese di gennaio era ancora fermo al 70% rispetto allo stesso mese del 2019, ultimo anno prima dello scoppio del coronavirus.

Tre mesi dopo, quando ormai il Covid è sembrato sotto controllo, la voglia di ritornare a viaggiare era tanta ed è esplosa (bolla di ripartenza) e questo ha condotto il livello del traffico passeggeri oltre l’80% nel mese di aprile. E questo rialzo non si fermerà. 

Si prevede che la corsa alla carta d’imbarco causerà un’ulteriore impennata della domanda di volo che condurrà il dato almeno all’85% (sempre rispetto al 2019, ndr) già durante i mesi di giugno e luglio. È un momento di ripartenza del settore aeronautico che vede ancora una flessione nel settore del lungo raggio in special modo verso i Paesi orientali, mentre invece la situazione pressoché sui voli europei si sta normalizzando su numeri da pre-pandemia.

E per capire quanto sia intenso il traffico aereo verso il nostro Paese le stime indicano che nella settimana che va dall’8 al 14 luglio saranno circa 200 i voli provenienti da paesi come Olanda, Gran Bretagna e Germania verso il nostro Paese, meta turistica preferita per moltissimi cittadini del nord Europa.

Parlando di problemi delle compagnie aeree, KLM è stata oggetto di un piano di sostegno del Governo di Amsterdam e ha ricevuto circa 3,4 miliardi di aiuti per sopravvivere alla pandemia di Covid-19: 2,4 miliardi sono stati erogati come prestiti con garanzie bancarie e 1 miliardo invece quale prestito diretto. La Francia ha erogato invece un aiuto da 7 miliardi per la propria compagnia di bandiera Air France. I piloti di KLM hanno subito un taglio degli stipendi del 20%, mentre l’azienda intera ha dovuto fare riscorso a un taglio dei costi di almeno il 15%, ha dovuto imporre la diminuzione dei voli notturni e programmato una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2030. 

I licenziamenti, per quanto già attesi, non sono ancora stati resi noti nei numeri ma si parla di circa 35.000 dipendenti KLM che avrebbero perso il posto di lavoro. I Governi di Francia e Paesi Bassi sono ancora ai ferri corti sulla gestione del gruppo Air France-KLM, nato dalla fusione delle due compagnie nel 2004. Lo Stato olandese ha acquistato nel marzo 2019 il 14% delle quote dell’azienda, per pareggiare quelle in possesso di Parigi e poter quindi avere lo stesso peso politico interno. 

Ma oltre ai passeggeri a pagare il costo dell’impennata dei voli sono anche i piloti e il personale di bordo. Tra marzo e aprile moltissimi equipaggi hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti di un trend che vede aumentare sempre di più il proprio monte ore di lavoro. “Più stanchi noi e meno sicuri voi” è lo slogan scelto dagli addetti ai lavori per tutelare i propri diritti e l’Italia almeno per il momento sembra essere fuori da questa emergenza. Anche se la nostra compagnia aera di bandiera ITA Airways ha avuto un problema di “sonno” con un pilota che si sarebbe addormentato ai comandi del volo AZ 609 del 30 aprile scorso di ritorno da New York. L’aereo non avrebbe risposto al controllo traffico aereo francese e infatti è stato intercettato da due Mirage che erano in pattugliamento Nato al largo delle coste francesi vicino a Brest. 

Successivamente l’aereo, un Airbus A 330, è stato scortato fino alle coste della Corsica dove poi i nostri caccia italiani, due Eurofighter, come da procedura lo hanno preso in carico e lo hanno scortato fino a Fiumicino dove è poi atterrato in totale sicurezza.

Insomma, tutti sperano che questi problemi che si stanno verificando nei vari aeroporti si risolvano presto, anche perché dopo essere stati travolti dallo tsunami del Covid e successivamente dalla guerra in Ucraina, anche gli albergatori e i ristoratori sperano che questo tipo di problemi si risolvano al più presto e definitivamente e che l’industria turistica, vero grande volano economico di questo Paese, ritorni finalmente al suo antico splendore. 

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